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55 Antefatti - Una ragazza preziosa 1689

Da Blanquita @Blanquita

Casa del Cacao, Isla Tortuga, settembre 1689 Dalla violenza per conquistare la sua verginità erano trascorsi ormai due anni, eppure il tempo era stato più che clemente con lei: a diciassette anni Luz Almirante era ancora bella e, sebbene non potesse più recitar la parte della vergine impaurita, la signora Porter la citava come esempio, alle nuove arrivate. Estella era una di esse e Luz le stava insegnando tutto ciò che aveva imparato nella casa di tolleranza. Non che la ragazza avesse bisogno di grandi insegnamenti, nel giro di qualche mese sarebbe stata in grado di soddisfare ogni cliente, ma a Luz era molto simpatica e le piaceva tenersela vicino, nelle mattinate di sonno, quando gli ultimi avventori tornavano a casa. A dire il vero, Luz si sentiva bene, da quando aveva deciso di intraprendere la carriera di prostituta. Il sesso le piaceva e lo faceva bene, in pochi si erano lamentati delle sue prestazioni e lei aveva sempre la pancia piena e begli abiti da indossare, e anche se la mamma si ostinava a non rivolgerle parola, la ragazza non sarebbe mai tornata indietro. Certo, spesso capitavano nel suo letto pirati ubriachi o contrabbandieri dai gusti osceni, ma a tutto si faceva abitudine e, a compensare lo squallore di certe pratiche, c’erano anche degli uomini piacevoli, che le facevano visita ogni volta che facevano scalo a Tortuga. Ormai Luz Almirante aveva una certa fama, il fatto di essere la nipote della Niña le permetteva la prima scelta, perché la signora Porter non avrebbe mai rinunciato a lei. Glielo aveva detto spesso: -Luz, ti darò una percentuale più alta del tuo ricavato, se ti manterrai sana e amabile a lungo. Il tuo nome sarà per sempre legato alla Casa del Cacao, se un uomo ti volesse tutta per sé, dovrebbe riempire bauli di oro, argento, sete e spezie…e non basterebbero!-, consapevole di questo, la ragazza si accattivava le simpatie di tutti, uomini e donne, per non incorrere in invidie e gelosie. Quella domenica pomeriggio, tornando dalla visita domenicale alle sorelle, Luz aveva notato Estella fra la folla davanti al molo, che le faceva segno di affrettarsi. Incurante dei richiami dei soliti ragazzi, l'aveva raggiunta davanti alla taverna di Bart O'Malley, il Grillo Alegre, l’ultima mescita prima del molo. Districandosi dalle braccia di Smith, già ubriaco fradicio, l’amica la trascinò verso la strada del bordello: -Che cosa è successo?-, le domandò Luz. Evitando con le gonne alzate il rigagnolo di urina che scendeva verso il mare, Estella la condusse sotto la tettoia del forno, poi la ragazza coprì la bocca con la mano, sussurrandole all’orecchio: -Il capitano Hudson, è sbarcato!- Uno sconvolgimento nel petto fece sobbalzare Luz, che istintivamente sorrise. Alzandosi in punta di piedi, alzò gli occhi verso il molo e l’Ibisco d’Oro era lì, dopo la lunga assenza! Per un attimo ricordò ciò che le aveva confidato Connors riguardo a Hudson e sentì una fastidiosa fitta di gelosia. Anche dopo tanti anni le chiacchiere non si erano spente: si diceva che la Gatta avesse viaggiato sull’Ibisco, negli ultimi mesi prima dell'arresto, e che nonostante fosse trascorso tanto tempo, Hudson la stesse ancora cercando. Eppure Luz era sicura che nemmeno O'Malley, che era cugino di Blanca Mackenzie, sapesse dove fosse nascosta. Spesso Luz aveva ipotizzato che fosse morta ma Gabriela, la fattucchiera del porto, lo aveva fortemente escluso, scuotendo un sacchetto di conchiglie magiche. La giovane non sapeva cosa pensare ma ora, agitata dalla notizia del suo arrivo, afferrò la mano di Estella, trascinandola nella Casa del Cacao dall'entrata secondaria: -Andiamo! Devi districarmi i capelli, lo sai che lui li vuole sciolti, prendi la boccetta di olio di gelsomino che mi ha comprato Parrot!-, ordinò levandosi le forcine e passando le dita sui riccioli fitti. La signora Porter le raggiunse nella stanzetta rosa: -Sbrigati Luz, il capitano ha già chiesto di te! L’ho fatto accomodare nella sala da pranzo. Il profumo, presto!-, disse tirando personalmente le tende. Hudson pagava in oro, non era certo uno da fare aspettare! Dopo aver pettinato i bei capelli scuri, Luz Almirante indossò l’abito a quadretti e benedette in segreto l’avarizia di sua madre, che l’aveva tenuta alla fame quel giorno, permettendole ora di stringere di un altro centimetro il corsetto, così da far apparire più invitante il suo seno. Poiché il bordello non era aperto agli avventori, Conchita e Violet erano  nella sala da pranzo al pianterreno, e facevano compagnia a Jerry. Sentendole ridere, Estella imprecò: -Quelle zoccole! Sbrighiamoci o ti porteranno via il tuo bel capitano!- Luz lisciò le pieghe dell’abito, perfettamente tranquilla: Jeremy Hudson non scappava mai dal suo letto! Era il tramonto, il sole gettava qualche raggio morente sul ballatoio, ma il resto della casa era in penombra e, passando dal corridoio, Luz raggiunse l’ingresso della sala, dove si udiva il chiocciare delle ragazze. Scostò piano il tendaggio di velluto. Vide il cucuzzolo di Violet ornato di piume che annuiva come un burattino, mentre Conchita già sedeva accanto ad Hudson, adorante come un cagnolino.Il capitano si accorse immediatamente di lei, e i suoi occhi incupirono, riconoscendola. Luz sorrise con malizia, invitandolo a seguirla in camera. Senza soffermarsi ad attenderlo, sicura che l’avrebbe raggiunta al piano superiore, la bella giovane tornò sui propri passi, dimenticando tutti i suoi timori, assaporando già la dolcezza delle ore che la attendevano. 15 maggio 2011 Amelia.Kalbi-LuzAlmirante   copyright Amelia Kalbi

Pubblicato da blanca.mackenzie | Commenti (1) Tag: un conto da saldare
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