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Creato il 09 maggio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su maggio 9, 2012

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Vuoi uscire di qui, non ne puoi più dell’albergo tutto blu coi letti volanti e le luci da locale di lusso, vuoi correre in un prato lontano da ogni cosa, avvolto in un cielo azzurro come gli occhi del Risorto che brillano nella chiesa del don: che starà pensando, avrà preso le pillole, gli avranno fatto l’insulina? Che nostalgia delle parole calme, dell’immancabile sorriso, come hai fatto finora senza lui, ti senti solo e vuoto, sei tentato di tornare, stai meglio solo se lo vedi in sogno, come l’altra notte, che eravate sdraiati con aria pensierosa e rilassata nello stesso tempo e tu pensavi come ho fatto a lasciarlo, cosa mi aspetto dalla vita, cosa ci faccio con la donna nuda accanto a me, che aspetta un movimento, un gesto qualsiasi, un bacio, una carezza, una parola che la rassicuri, che la convinca  che non pensi più a Mattea, al berretto di lana e alla sciarpa color latte evaporati quella volta e riapparsi nella mansarda dalle brocche stile Modigliani e il copriletto arancione. E’ accogliente come nessuna lo è stata fino a ora: senti il desiderio di avvicinarti all’orecchio e sussurrarle qualcosa, la tenerezza che ti sale dentro e annebbia la vista, perché è vero che l’amore è cieco, compare solo quando dimentichi te stesso e vorresti dirle grazie di averti accompagnato, di averti confidato la sua vita e ascoltato con pazienza le tue peripezie. Le dici andiamo via, non mi piace questo albergo, sembra di stare in astronave, ma non si vede il cielo, mi manca il faccione bianco della luna. Quanto tempo è passato da quando partiste alla ricerca di quell’uomo e tu ascoltavi la canzone, sempre la stessa, e il don, paziente, ti lasciava fare; che starà pensando? Te lo immagini nella solita cappella col rosario in mano, intuisci le sue labbra che si muovono, la mano che si tende verso te, Filippo, non avere paura, vivi la tua vita, hai diritto di essere te stesso, ti ho dato quello che potevo, ti resterà per sempre, qui non c’è la luna, mi manca, non ce la faccio più senza di lui, ti stringe la mano con la sua mano secca, bruciata dal fuoco e dai ricordi, Filippo, non fermarti, altrimenti sarà tutto inutile, la vita è un viaggio, ascolta la canzone, puoi sentirla quanto vuoi, lo sai che non mi stanco, la luna, Marika, qui non c’è la luna, ma stavolta è lei che ti prende la mano e te la stringe, ti attira a sé, senti il suo ventre che aderisce al tuo, le labbra che ti cercano la lingua, la pelle liscia come una mela di Montmartre, non avere paura, non pensare, vieni, ci sono appuntamenti che non tornano, pagine che una volta girate non si aprono mai più.


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