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6. 3 aprile 2013 – qualcosa che si ricorda o non si ricorda

Creato il 04 aprile 2013 da Vivianascarinci

Si va ad abitare un’altra parte e anni dopo, l’indirizzo che era tanto indirizzo che era un nome come il proprio nome e lo si diceva come se fosse non un indirizzo ma qualcosa di vivo e poi anni dopo non si sa che indirizzo fosse e a dirlo non è più un nome ma qualcosa che non si riesce a ricordare. E’ questo che rende l’identità non una cosa che esiste ma qualcosa che si ricorda o non si ricorda. Gertrude Stein

Supponiamo che Gertrude Stein avesse ragione. Supponiamo che l’identità fosse qualcosa di effimero. Una cosa come un’altra di noi, che più o meno si ricordi. E che soprattutto ricopra un ruolo nettamente sopravvalutato. Supponiamo che noi fossimo nient’altro che qualcosa di generico, spiantato. E vivere, quando tutto più o meno funziona, fosse semplicemente un che di contrastivo l’ammalare. Supponiamo che il nome fosse una coazione a ripetere, anzi ripetersi, a mente o computando un linguaggio qualsiasi, qualsiasi cosa si pensi, si faccia, si scriva. Gli atti carsici decelererebbero, se credessimo veramente a questa ipotesi, radicherebbero i nostri movimenti e ramificheremmo il tempo. Finirebbe l’esilio. Cesserebbero le pretese dell’identità ma non il luogo.


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