Quali sono i motivi per guardare “The Last Ship”?
1) Per aver predetto la storia.
Questa serie è ambientata su una nave della marina americana che ospita i sopravvissuti a una pandemia, 217 membri impegnati nella ricerca del vaccino, utile a salvare la specie umana. L’equipaggio, costretto a un lungo silenzio radio, scopre improvvisamente che l’80% del mondo è stato decimato e che su quella nave esiste forse l’unica persona in grado di salvare l’umanità. La causa? Pandemia. È questa la parola chiave della nuova serie tv post-apocalittica The Last Ship, che purtroppo ha un triste rimando d’attualità. Il dramma si districa nell’eterna lotta tra fedeltà alla bandiera e istinto di sopravvivenza. In un certo senso ha predetto la paura per il virus Ebola, che viviamo in questo momento, si iscrive dunque di diritto nella lista dei telefilm che in qualche modo hanno anticipato la realtà, come “Person Of Interest” sul Datagate.
2) Per essere in bilico tra letteratura e cinema.
La serie è basata sul romanzo The Last Ship di William Brinkley del 1988. Hank Steinberg e Steven Kane l’hanno adattata per la tv. Prodotta da Michael Bay, regista di Pearl Harbor. Uno dei maestri del cinema d’azione internazionale come dimostra la carriera costellata di successi come «Con air», «Bad boys» e il recente «Transformers 4» con cui ha superato il miliardo di dollari d’incasso nel mondo. Un Re Mida del cinema e della tv: la rivista Forbes lo ha inserito tra le 50 celebrity più potenti del mondo.
3) Per i numeri.
The Last Ship ha debuttato oltreoceano con ottimi risultati. Più di 7 milioni hanno visto la prima puntata della serie negli Usa: cifra record per un canale via cavo (TNT). Ed è subito diventata la serie più popolare tra il pubblico tra i 18-49 anni. Dieci gli episodi su cui si dipana la serie, il primo reca la firma dello specialista in action movie Jonathan Mostow («U-571», «Il mondo dei replicanti»). L’influenza di Bay si manifesta esattamente al minuto 12 del primo episodio, quando il primo elicottero esplode in volo. Il secondo salta in aria al minuto 13. Il ritmo si mantiene altissimo per tutta la durata del pilot, 44 minuti in cui non si tira mai il fiato e si viene coinvolti senza possibilità di sottrarsi.
4) Per i rimandi alla realtà.
La Marina americana ha gentilmente concesso il permesso alla troupe di effettuare le riprese a bordo delle sue navi, dando vita a un viaggio claustrofobico e quasi disperato, a bordo dell’ ultima nave. L’USS Nathan James (DDG-151), il cacciatorpediniere della marina statunitense ritratto nella serie, corrisponde nella realtà a tre differenti navi: la USS Halsey (DDG-97) e la USS Dewey (DDG-105), situate al Porto Navale di San Diego, in California, e la nave museo USS Iowa (BB-61), ferma al Porto di Los Angeles.
5) Per soddisfare la curiosità.
La prima stagione si concluderà con un colpo di scena che rovescerò tutto. La seconda serie virerà in una direzione completamente nuova. Se questa anticipazione sta stuzzicando la vostra curiosità, non potete non guardare la prima serie, già in onda, e aspettare la seconda, che sarà diffusa l’estate prossima negli Usa.
Il volto del capitano Tom è quello di Eric Dane, il dottor “Bollore” di Grey’s Anatomy. La dottoressa Scott ha invece le fattezze di Rhona Mitra, la grintosa attrice di «Doomsday» e «Underworld», intravista in varie serie tv come Nip/Tuck e Stargate. Ex modella britannica, la prima a dare le sembianze alla celebre Lara Croft dei videogiochi nonché la Tara Wilson della serie tv Boston Legal. L’ufficiale in seconda è Adam Baldwin (nessuna parentela coi fratelli Baldwin).
7) Per il ritmo esplosivo.
Una misteriosa malattia, l’ultimo appiglio alla speranza di salvezza, una missione disperata, la crisi di coscienza, lo sconforto, l’indecifrabile causa della malattia: l’ispirazione ai film di apocalisse, panico e terrore è chiara. La vicenda si districa tra rivelazioni, agenti infiltrati e la minaccia russa che, venuta a conoscenza di una possibile cura, attacca “i buoni” americani per sottrargliela. Ma a differenza dei tradizionali film catastrofici, in cui l’esordio prevede lunga parte iniziale in cui tutti sono felici e contenti, mentre la tragedia è dilazionata nel corso della narrazione, in The Last Ship il dramma scoppia come una bomba nei primi dieci minuti. Freneticamente, lo spettatore viene calato non solo in un mondo devastato da una pandemia, ma in un orizzonte costellato di missioni segrete, combattimenti tra i ghiacci e battaglie, vissute a bordo della nave o sugli elicotteri. C’è l’azione, c’è la paranoia, c’è il dramma più totale. E poi sullo sfondo c’è la storia d’amore, la possibile ribellione della crew, fino all’immancabile tradimento. Vi pare poco?
Di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net