Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 5, 2012
da qui
- Ci credo, non posso farci niente.
- Com’è andata l’altro giorno?
- Lo sai.
- Quello che so non conta nulla.
Rigiri il boccale tra le mani: la birra è un campo di grano dove leggi la tua vita; ti vedi correre felice, tra le spighe. C’è il sole, il vento: esiste il paradiso.
- Ci credo, ma è inutile sperare che cambi.
- Dalia.
Lo guardi negli occhi: non può essere che un angelo. Come hai fatto a pensare di portarlo a letto? Quanto avevi bevuto?
- Non mi hai mai detto il nome.
- Non lo dico nemmeno nei concerti.
- Nessuno: eppure sei tutto, per qualcuno.
Bevi un altro sorso: se ti ubriacassi un’altra volta? L’uomo che potrebbe amarti è troppo preso da se stesso; l’altro, è preso dagli altri.
- Hai mai visto la luna? Dico: l’hai vista per davvero?
Ti sembra spesso di vivere qualcosa che ti è già accaduto. Dove hai sentito questa frase?
- Sono innamorata della luna.
- Ti sei mai chiesta perché amiamo cose per noi così lontane?
Cerchi di carpire il suo segreto: sprofondi nei suoi occhi e bevi un altro sorso. Vorresti perdere coscienza, che lui ti prendesse tra le braccia, passasse una mano sulle guance e ti baciasse in fronte.
- Le amo e basta.
Penserà che sei stupida, ma non t’importa: aspetti la parola che schiuda un orizzonte, che dica perché la felicità sia sempre un’utopia, cosa manchi per collegare i desideri e la realtà.
- Una volta era tutto in un punto: nessuna separazione tra cellule, molecole, particelle subatomiche; per questo l’universo è fratello e sorella, amico, amante, sposo e sposa. Le stelle ci baciano le labbra e la luna è la compagna della notte.
- Vorrei tanto conoscere il tuo nome.
- Ti ho insegnato quelli delle stelle. Ce n’è uno che ti ha colpito più degli altri?
- Aldebaran
- Ora sai perché ti seguo.