A’isha: l’amata del Profeta
Pubblicato da Francesca Rossi A’isha, personaggio venerato nel mondo islamico, ma semisconosciuto da noi, fu la moglie preferita del profeta Maometto. La sua figura storica e l’influsso che ha avuto nella letteratura islamica e occidentale meritano di essere approfondite per una serie di motivi: in primo luogo la vita di A’isha è emblema di molti dei limiti e delle imposizioni che le donne musulmane rispettano ancora oggi; in secondo luogo la sua personalità di distinse per forza e coraggio, riuscendo ad ottenere una buona influenza sul profeta; infine A’isha è stata una delle figure cardine della tradizione orale islamica, un punto di riferimento necessario per le generazioni successive che si accostarono agli insegnamenti di Maometto, proprio perché lo conobbe personalmente.
Questa grande differenza d’età rappresenta per moltissimi non musulmani un fatto decisamente deprecabile. Va, però, considerato che rapporti di questo genere non erano affatto eccezioni a quell’epoca, al contrario, e molte ricerche lo hanno ampiamente dimostrato. A tutt’oggi nei Paesi arabi e islamici ci si sposa molto presto, con età minime variabili a seconda della legislazione vigente in questi luoghi.
Con questo non si sta discutendo sulla liceità o meno di contrarre matrimonio in giovane età e/o con uomini molto più anziani, ma si sta semplicemente mettendo in evidenza una tradizione diversa dalle nostre che ha origini lontane e si sta presentando la questione come fatto, tenendo conto del contesto sociale in cui si sviluppò ed evitando di guardare al passato applicando categorie e stili di vita moderni o metri di giudizio personale. Dunque A’isha divenne la terza moglie di Maometto e anche la sua favorita. L’unione non portò figli.

Il rapporto tra A’isha e Maometto si basava sull’affetto e la dipendenza reciproche, ma anche sull’uguaglianza: la giovane moglie, infatti, non si fece mai intimorire dal ruolo politico e dal carisma del Profeta. Lui, d’altro canto, ebbe sempre grande pazienza e un amore viscerale nei confronti di A’isha. Un episodio su tutti, il più famoso, ci restituisce totalmente l’essenza del loro legame: un giorno A’isha, impegnata a raccogliere le perline che si erano sfilate dalla sua collana, non si accorse che la carovana era ripartita senza di lei. Tornò a casa il giorno dopo, scortata da un giovane beduino, senza l’aiuto del quale di sicuro sarebbe morta. Le voci sulla sua infedeltà esplosero immediatamente, correndo di bocca in bocca. Se ne convinse perfino Maometto che, addolorato, si allontanò da lei e smise di avere rivelazioni. Quando l’equivoco venne chiarito, la prima rivelazione che ebbe riguardò proprio l’innocenza della moglie. A’isha era una donna molto intelligente e scaltra, perfettamente in grado di affrontare suo marito a viso aperto; prova ne è la battuta con cui lo rimbeccò quando seppe ch’egli aveva avuto una rivelazione che lo autorizzava a contrarre nuovi matrimoni: “Vedo che il tuo Signore si prodiga per soddisfare i tuoi desideri!” (Ibn Sa’d 8:112).


A’isha fu l’unica moglie ad avere un ruolo politico dopo la morte del marito e venne costantemente consultata come fonte più importante della tradizione islamica. Nessun’altra consorte fu tanto prolifica e precisa come lo fu lei nel ricordare e tramandare gli insegnamenti del Profeta. Questo personaggio femminile cosi fiero e determinato fu anche protagonista della famosissima “Battaglia del Cammello” (656) contro Ali, genero di Maometto, che portò alla sconfitta definitiva di A’isha. La battaglia viene chiamata cosi in ricordo del cammello che A’isha montava mentre spronava i soldati a combattere. La figura fin qui tratteggiata mostra una donna tutt’altro che sottomessa. Ovviamente questa considerazione deve tenere conto del contesto sociale in cui A’isha visse; ella, dunque, fu sicuramente figlia del suo tempo, ma dotata di una spiccata intelligenza che le consentiva di affrontare ogni ostacolo con lucidità e fierezza da guerriera

Gli studi dedicati a questa figura, comunque, sono molti. Tra questi si può citare il saggio di Nabia Abbott “A’isha: The Beloved of Muhammad”, che affronta con rigore e originalità la vita della favorita del Profeta, mettendo l’accento sul contesto politico, culturale e sociale dell’epoca, indissolubilmente legato all’ascesa dell’Islam. Un libro bellissimo, una sorta di affresco corale di voci femminili, è “Lontano da Medina” della scrittrice femminista Assia Djebar. In quest’opera la storia musulmana, dalla morte del Profeta alla riorganizzazione del potere, viene narrata dal punto di vista femminile, con lo sguardo ribelle verso gli uomini ma sottomesso a Dio delle donne, A’isha compresa. E’ un romanzo originale e insolito, nello stile e nella struttura, che avvicina il lettore ad un mondo ormai lontano nel tempo e a donne che quasi mai hanno avuto voce.

A’isha non è stata una donna debole, ma nemmeno una ribelle assoluta e sola contro il mondo. Ha usato sapientemente la propria astuzia per capire quando era il caso di lottare e quando, invece, era necessario deporre le armi. Non si tratta di opportunismo, ma di semplice lungimiranza e capacità politica. Certo le sue scelte non si sono sempre rivelate felici, la Battaglia del Cammello ne è la prova, ma A’isha ebbe comunque il coraggio di rischiare e per questa sua forza e ribellione è un personaggio molto attuale, che potrebbe, se cercassimo di conoscerlo di più, insegnare moltissimo agli uomini e alle donne di oggi.