E così, mentre è ancora fresco il “caso” Cancellieri, ecco venir fuori il “caso” Vendola.
Quello che c’è da notare a questo proposito è che se diverso è il mondo al quale appartengono i due personaggi, se diverso è il modo di esprimersi, comune è invece la mancanza di consapevolezza, ravvisabile nei comportamenti, di quelle che sono le responsabilità che sono proprie di chi ricopre il ruolo di funzionario pubblico, con particolare riguardo alla distanza che deve essere sempre mantenuta tra chi agisce a tutela di interessi generali (come quelli di una comunità) e chi agisce a tutela di specifici interessi privati.
Troppo spesso invece la distanza tra controllore e controllato non appare così netta come dovrebbe.
Il comportamento di certi responsabili politici di questo Paese mi ricorda tanto quello di altri responsabili, che ho conosciuto nelle società nelle quali ho lavorato, comportamento, tanto nel caso dei primi quanto in quello dei secondi, assolutamente lontano da quello richiesto dal loro ruolo.
Molto spesso ci si trova di fronte a dei banali attori (in tanti casi anche mediocri), che si trovano a interpretare parti delle quali non possiedono minimamente le physique du rôle.
Il “bello” di questo Paese è che, se si agisce in modo da rendere evidente (nei fatti, e non solo sulla carta) quella distanza che è giusto che ci sia tra chi ricopre ruoli di controllo e chi invece deve rendere conto del proprio operato, si mette in crisi un sistema (basato fondamentalmente sulla connivenza) e il sistema non tarda a reagire.
Viene in mente ciò che ha scritto, tanti anni fa, Giorgio Manganelli, “L’Italia non pare interessata all’idea di una società giusta; essendo una società di moltissimi deboli e pochi potenti, è una società di complici.”
La gravità delle conseguenze derivanti da una connivenza tra controllori e controllati è ancora più grande in un Paese come il nostro, con un’economia così dipendente dalla spesa pubblica (circa 800 miliardi di euro).
Ma che credibilità di controllore delle imprese (che dal settore pubblico dipendono) può mai vantare quel funzionario pubblico che tenga certi comportamenti con quelli che, in teoria, dovrebbe controllare?
Ed è privo di senso disquisire sul contenuto di certi comportamenti, per stabilire se in essi vi sia o meno qualcosa di penalmente rilevante!
Ma è mai possibile che il comportamento di chi riveste una carica pubblica debba essere considerato inaccettabile solo se penalmente rilevante?
Povero quel Paese che rimette nelle mani dei giudici il giudizio su certi comportamenti!
Qui non è in discussione il vero motivo della risata di Vendola, qui si tratta di capire quanto è credibile, nel ruolo di controllore, uno che fa quella telefonata al controllato.