Alzi la mano chi, dopo il sanguinoso connubio d’addio Sloan-Williams nel
febbraio 2011, avrebbe pronosticato una tale rinascita degli Utah Jazz nella stagione attuale. Dal New Jersey arrivarono Devin Harris, una buona point guard (non propriamente all’altezza del Derone nazionale) e il lungo Derrick Favors da Georgia Tech (molto futuribile ma tutt’oggi ancora molto grezzo e con lacune difensive non indifferenti), di sicuro due da non considerare come controfigure della rimpianta coppia Williams-Boozer. Completavano il quintetto l’ottimo Al Jefferson (go-to-guy?? Not yet…), il solido Paul Millsap e i fedelissimi
Kirilenko e Bell.
Uno starting five di rilievo, ma nella giungla della Western sarebbe servito anche un cast di supporto all’altezza, specie dopo aver perso in breve tempo un predicatore (cestisticamente parlando) come Sloan e la coppia che molto si avvicinava al’incarnazione di quello Stockton-to-Malone che aveva deliziato per anni i tifosi della comunità mormone. Risultato? 47% di vittorie, undicesima(!) piazza ad Ovest condita da 20 sconfitte a domicilio (un pò troppe per chi alloggia in un’arena difficile da espugnare come la Energy Solutions).
Quest’anno sembra che lo spartito sia sensibilmente cambiato. Dopo la partenza 1-3 (sconfitte fuoricasa contro Lakers, Nuggets, Spurs…giustificabili) sono arrivate cinque vittorie consecutive, una sconfitta in casa contro i Lakers al supplementare e con un Kobe da 40, e una vittoria contro l’ex Deron Williams e i Nets. Per un record che al momento dice 7 vinte e 4 perse.
Qualcuno dirà che è facile fare i bulli contro squadre come Cavs, Hornets o Warriors; non bisogna dimenticare però la facilità dimostrata nell’amalgamarsi e nell’assimilare il gioco di coach Corbin. Da tenere d’occhio Gordon Hayward, una pallida e dinoccolata guardia dalla versatilità ginobiliana, affiancato dai soliti noti CJ Miles, Watson e dall’ottimo veterano Josh Howard. Aggiungiamoci ancora l’entusiasmo di inizio stagione post-lockout, un “Big Al” con un rendimento solido e costante (18.7 e 8.6 ad allacciata di scarpe) e una front line che si sta dimostrando una delle più intimidatrici della Lega (al secondo posto per stoppate a partita) e avremo un mix davvero esplosivo.Naturalmente l’entusiasmo non deve bastare in quel di Salt Lake City, la squadra dovrà confermare quanto di buono mostrato fino ad ora, perchè prima o poi i texani di Dallas risaliranno in classifica, i Clips sono destinati a grandi cose e i Grizzlies non possono essersi persi in maniera così repentina dal meraviglioso upset della scorsa stagione contro San Antonio. Un ottimo banco di prova saranno le prossime 3-4 partite, nelle quali avremo le prime risposte di Millsap e soci contro Nuggets (a Denver), Clippers e Mavs.
Sarà solo un fuoco di paglia? E’ ancora troppo presto per i pronostici, dopo la pausa dell’All-Star Game cominceranno a delinearsi gli equilibri e sapremo cosa aspettarci da questa squadra. Quel che è certo è che quest’anno i Jazz possono seriamente ambire ad un posto nei Playoffs, in una Conference sempre ricca di colpi di scena fino all’utima partita di regular season. Se mantengono questo trend possono essere una vera e propria mina vagante e mettere in difficoltà anche le corazzate più esperte.