Come prima raccomandazione devo ricordare che non dobbiamo bere vini secchi con i dolciumi in genere. Purtroppo è consuetudine stappare spumanti brut con il dolce, è un “bisticcio” gustativo che deve essere evitato perché rovina i sapori! Ricordiamo sempre che con i prodotti di pasticceria vige il principio della concordanza per cui sono i vini amabili o dolci che devono accompagnare il nostro dolce. Dovremo orientarci verso vini che abbiano come qualità gustativa fondamentale la dolcezza più o meno evidente ( un residuo zuccherino minimo 25/30 grammi/litro) tenendo conto in seconda battuta dell’aromaticità e dell’alcolicità. Ovviamente, anche in questo caso il corpo di un vino deve essere conforme alla struttura della pietanza.
Normalmente si preferisce escludere l'abbinamento di un vino al cioccolato , con i dolci a base di cioccolato può andare bene un vino liquoroso di grande complessità aromatica o un vino chinato con un buon livello zuccherino. Infatti dato che il caratteristico aroma, il sapore amarognolo ed il burro di cacao, altererebbero irrimediabilmente il sapore del vino (il particolare aroma-amaro, viene conferito dalla trasformazione degli zuccheri in caramello, dagli alcaloidi e dal tannino, uniti a composti aromatici dovuti alla precedente fermentazione delle fave di cacao in cassoni di legno; mentre il burro di cacao crea una patina untuosa sulle papille gustative. Con il cioccolato puro o mousse di cioccolato la scelta obbligata è per un vino molto complesso (si consigliano grandi Porto, marsala, passiti o vini chinati).
Secondo i sacri crismi della sommellerie e i testi canonici non è previsto un abbinamento del genere e sommelier ed enologi preferiscono consigliare il mariage del cioccolato con un distillato dal gusto caldo, morbido e corposo, come un Rum o un Cognac o un brandy spagnolo.
In realtà, però, negli ultimi anni, nella sommellerie, e soprattutto tra gli appassionati, si è fatta strada una diversa opinione e una maggiore disponibilità ad andare oltre i canoni, e al cioccolato sono stati via via accostati, con maggiore o minore successo, una serie di vini che alla prova dei fatti hanno dimostrato di funzionare bene con le preparazioni golose dove il cioccolato è protagonista. Parlo di vini tipicamente italiani come il Marsala, L'Anghelu Ruju a base di Cannonau prodotto in Sardegna da Sella & Mosca, un Recioto della Valpolicella, e poi, spostandoci all’estero, tra Portogallo e Spagna, Porto, Pedro Ximenez e Sherry.
Bagnoli passito, Vernaccia di Serrapetrona, Cannonau di Sardegna liquoroso dolce naturale
Quando ci si appresta a parlare di vini rilevanti realizzati all'interno della regione Veneto si è costretti a menzionare il vino Bagnoli Passito, vino rosso di grande fattura e tradizione.
E' tramite l'utilzzo di uve Raboso del Piave o Veronese sottoposte ad appassimento che nasce il Bagnoli Passito, viti allevate nei territori di Bagnoli di Sopra, Padova, Battaglia Terme, Candiana, Monselice, Terrassa, San Pietro Viminario, Pernumia, Tribano che danno origine ad un vino unico e inimitabile.
Vino Bagnoli Passito: caratteristiche organolettiche:
E' con vista, olfatto e il gusto che vengono alla luce tutte quante le qualità naturali di un vino di qualità; è per questo che l'atto di degustare un vino DOC si concretizza l'esame dei 5 sensi.
Deriva dalla qualità degli uvaggi utilizzati il vino Bagnoli Passito il colore rosso rubino tendente al granato da invecchiato della DOC che appaga gli occhi. Assaporandolo ciò che emerge è un gusto amabile e vellutato, mentre all'olfatto il vino Bagnoli Passito appare gradevole.
Pomino Vin Santo.
Il Pomino Vin Santo è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Firenze.
Il Pomino Vinsanto è cremoso e dolce ma non stucchevole al palato, questo vino può essere servito col paté de fois gras come aperitivo e si abbina bene alla pasticceria secca con nocciole e mandorle.
Come in molte altre zone della Toscana, anche a Pomino la storia inizia da molto lontano, con l'opera e le idee di un precursore ottocentesco, il signor Alessandro degli Albizi, che negli anni 40 dell'Ottocento entrò in possesso delle proprietà di Pomino, poi confluite nel patrimonio Frescobaldi in seguito al matrimonio della sorella di Vittorio, Leonia, con un membro di quella famiglia.
Vittorio si inserì proprio in quegli anni nel dibattito che aveva come oggetto l’ammodernamento della vitivinicoltura.
In una "memoria" illustrò il suo progetto in campo vitivinicolo: di fronte alla congiuntura favorevole e alla necessità di ricostituire il patrimonio viticolo depauperato dall’oidio, sviluppò l'idea della vite in coltura esclusiva, all'interno di una fascia altimetrica sottratta ai condizionamenti dell'alberata toscana, attraverso una scelta razionale di vitigni sottoposti alla sperimentazione agronomica.
Vittorio così importò in Italia la tecnologia vitivinicola dei francesi. Decise quindi di sostituire o integrare con altri tipi di uve i vitigni, allora in uso a Pomino (Sangioveto, Canaiolo e Trebbiano), tutti a maturazione tardiva, abbandonando al tempo stesso la coltura promiscua in favore della coltura viticola specializzata submontana, tra i 500 e i 650-700 metri di altezza, che ben si prestava a produrre "vini fini e più squisiti", capaci di un raffinato bouquet.
Fin dal 1855 aveva introdotto a Pomino vitigni francesi dalla borgogna quali Pinot Noir, Pinot Gris e Blanc, oltre a Chardonnay e Sauvignon, nell’intento di ottenere lo "chablis di Pomino". E’ quindi su queste basi storiche che questo vino, migliorato con nuovi vitigni selezionati clonalmente in loco, ha infatti ottenuto la DOC nel 1983.
La DOC “Pomino” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal presente disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
Bianco, Rosso, Bianco riserva, Rosso riserva, Bianco Vendemmia tardiva, Rosso Vendemmia tardiva, Vin Santo, Vin Santo Occhio di Pernice, Pinot Nero, Merlot, Chardonnay, Sauvignon, Spumante Bianco e Rosato, Spumante Bianco e Rosato riserva.
L’Aleatico di Puglia Doc è un vino dolce naturale che si produce in Puglia da secoli, presenta una gradazione minima di 15 gradi ed è proposto sia nelle tipologie Dolce naturale e Liquoroso dolce naturale, versione in cui il leggero appassimento delle uve innalza il tasso minimo di alcolicità fino ai 18,5 gradi. Ottimo sulle preparazioni dolci a base di pasta di mandorle va molto bene anche su dolci caldi (tortini e sformati) a base di cioccolato.
L’altro grande vino italiano da cioccolato è prodotto in Piemonte dalla fine del 1800, ed è il il Barolo Chinato, un vino speciale prodotto con Barolo a denominazione d'origine controllata e garantita, aromatizzato con corteccia di china calissaia, radice di rabarbaro e di genziana i cui principi attivi vengono estratti mediante macerazione a temperatura ambiente con aggiunta finale di spezie aromatizzanti, tra cui il prezioso seme di cardamomo. Aiutato dalla fama di vino medicinale e nella tradizione piemontese l'antidoto principale a tanti malanni e raffreddori, consumato come vin brulé, caldo e corroborante, il Barolo Chinato, oltre che squisito digestivo naturale è visto come il vino ideale per reggere e completare il gusto persistente anche dei cioccolati più ricchi di cacao.
Raccontare il Banyuls ed il Maury, soprattutto a coloro che non hanno avuto ancora l’occasione di assaggiarli, richiederebbe molto tempo. Basta dire che il Banyuls è un vino dolce naturale, ottenuto a partire da Grenache al 75% per il Banyuls Grand Cru e al 50% per il Banyuls. Gli altri vitigni impiegati sono il Grenache grigio (tra 15 e 40%), il Carignan, il Cinsault, il Syrah e il Mourvèdre (10%). Il Banyuls è generalmente rosso, ma si vinifica anche, ben più raramente, in bianco o in rosé.
La tecnica di produzione è particolare: dopo pigiatura e diraspatura, la fermentazione a contatto con le bucce dura da tre a sei settimane. A questo punto la fermentazione viene interrotta aggiungendo alcol a 96° in una proporzione fra il 5 e il 10% del mosto. Quest'aggiunta è precoce per produrre un Banyuls dolce, più tardiva per un Banyuls secco. Il vino ottenuto titolerà fra i 15 e i 18 gradi. I Banyuls si conservano nella cantina fino al settembre successivo alla loro elaborazione. I "Grand cru" restano in botte per almeno due anni e mezzo, ma vengono invecchiati in genere molto di più, fra i sette e i dieci anni, perché acquistino la complessità e la pienezza del bouquet. L'invecchiamento avviene in botti di quercia esposte all'aria aperta o in damigiane di vetro, in cosiddetti bon bons.
All’assaggio mostrano un bouquet aromatico intenso, complesso e finissimo, con aromi di frutta sotto spirito, pepe nero, caffè tostato, cioccolato, spezie, prugne cotte, mandorle tostate, tabacco, e ciliegie e in bocca un gusto intenso, grasso, succulento, di frutta matura, una grande ricchezza di sapore e una densità che si sposano meravigliosamente ai dolci a base di cioccolato.
Ultima raccomandazione lo spumante dolce viene servito in genere nei bicchieri a forma di coppa, mentre quello secco nei bicchieri a forma di calice (flute), i vini dolci in bicchieri a forma di tulipano,per i vini passiti e liquorosi si preferisce la forma renana (piccoli a bocca stretta.
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