Bella la vita di chi costruisce abusivamente: tiri su una veranda fuorilegge, un garage oltre le norme, aspetti il condono, paghi un po’ e tutto apposto.
Impossibile non approfittarne, basta essere un attimo furbi. Una pratica che nella Capitale è diventata ormai prassi.
Repubblica è venuta in possesso del libro nero degli abusivi romani per un totale di 12.315 casi fuori legge.
Nomi e cognomi certi, perché sono gli stessi proprietari ad autodenunciarsi, in attesa di sganciare una somma risibile per sanare il tutto. Il Comune, di fronte all’abuso edilizio, ha due vie: acquistare o demolire. Inutile dire che le ruspe sono rimaste comode nei depositi. Ma anche le acquisizioni sono al palo: gli abusi rimangono lì, sospesi, come se fossero la normalità.
Box auto, verande, terrazze, villette e addirittura condomini interi sbucati nel centro storico, nei parchi protetti e nelle altre zone con stressi vincoli paesaggistici. Tipo un appartamento con tanto di terrazza e tendoni a ridosso di Piazza Navona, un balcone modello vacanze vicino alla fontana di Trevi o una villa con piscina stile Scarface nel parco Veio. Non sono stata risparmiante neanche le zone verdi di Decima Malafede, Marcigliana, Appia Antica, Bracciano Martignano e Tenuta di Acquafredda, quelle che in teoria sarebbero protette con una legge regionale del 2004 in cui si sancisce che gli abusi in queste aree non sono sanabili.
La lista è in mano al primo cittadino dal marzo dello scorso anno ma nessuna azione è stata intrapresa da allora: né abbattere né sanare. Erano state ben 85 mila le richieste di condono edilizio all’ultimo varato dal governo Berlusconi nel 2003. La Gemma Spa, azienda privata incaricata di verificare i requisiti delle domande, aveva proceduto con i sopralluoghi e nel giugno scorso aveva emesso la sua sentenza: 12 mila violano la legge, e non era neppure arrivata a metà.
Ma tutto è ancora in piedi, guai a buttare giù qualcosa. Perché in quella lista c’è tutta la Roma bene, ci sono migliaia di voti, il favore dei grandi elettori, la benedizioni degli ambienti che contano. Qualche esempio?
Luigi Cremonini, imprenditore modenese con tre catene di ristoranti; Federica Bonifaci, figlia del costruttore editore del Tempo; Luciana Rita Angeletti, moglie del rettore della Sapienza; gli Angelucci, Caltagirone e anche qualche vip tipo Barbara d’Urso o Dejan Stankovic.
Anche la Chiesa, a quanto pare, ci sa fare con il mattone. Richieste di condono sono arrivate dalle Suore Ospedaliere della Misericordia, dalla Procura Generalizia delle Suore del Sacro Cuore, dalle missionarie di Madre Teresa di Calcutta e dalla Famiglia dei Discepoli della diocesi romana.
Ma anche i salotti più chic sono presenti: il Parco de’ Medici sporting club, il country club Gianicolo, il Tennis Club Castel di Decima, la discoteca Chalet Europa a Montemario.
Non potevano non approfittarne anche decine di società immobiliari, alcuni distributori della Esso, il colosso Acea e la sede centrale della Fonte Capannelle Acque Minerale.
Ma il parossismo si raggiunge quando si scopre che pure alcune aziende comunali tipo l’Ama, l’Ace, Risorse per Roma (che si occupa delle pratiche da quando sono state tolte alla Gemma) e addirittura lo stesso Comune hanno costruito abusivamente e poi hanno chiesto il condono. Il Campidoglio ha tentato di sanare una costruzione in via del Fontanile di Mezzalune, nel parco del Litorale romano.
Il business del condono facile è redditizio. Dal 1994 al 2000, sotto Rutelli, il Comune si è intascato 383 milioni di euro grazie a 251 mila concessioni rilasciate. Dal 2001 al 2005 il sindaco Veltroni ha superato la soglie del mezzo miliardo di euro, con 84 mila sanatorie.
L’importante è non demolire mai, si sprecherebbe un’occasione di guadagno, presente o ventura.
E la legge? E il paesaggio? Pff a chi vuoi che interessino.