Una storia d'amore nella città più romantica del mondo (Parigi?! ma mi faccia il piacere!) è il sogno di ogni sceneggiatore, di ogni regista e di ogni attore. E di ogni comune mortale, come nonna Maria e nonno Ferdinando, gelosissimo fidanzato che pretendeva di vedere l'amata mattina, mezzogiorno e sera e di ricevere da lei almeno una lettera al giorno (temeva disturbi della memoria, temo). Salvo poi risposarsi ad 80 anni - dopo aver osservato i 24 mesi regolamentari di vedovanza - con la donna che aveva veramente amato, in segreto, per 50 anni.
Ma non è della storia d'amore dei miei nonni che vi voglio parlare ma di quella di una strana coppia, Adelaide (Osteria Antica) e Alvise.In “Osterie Veneziane” Elio Zorzi fa risalire l’inizio dell’attività al lontano 1700: veniva frequentata dalle donne che da Campalto (allora proprio campagna, altro che “teraferma”) portavano il latte nel centro storico e, coincidenza curiosa, all’ora di pranzo - e di consegna del latte - erano sempre presenti i “reverendi signori preti”, che avevano una sala a loro riservata.
Finisce stancamente l'effimera ebbrezza del Carnevale che durava tutto l'anno con l'arrivo dei francesi prima e degli austriaci poi e Adelaide continua a servire i propri clienti, distrattamente.La sua cucina si spegne nell'oblio del tempo che passa e la polvere ricopre vetrate sottili e pavimenti di marmo.
Ma in ogni storia d'amore che si rispetti il lieto fine è dietro l'angolo quando, nel 2004, Alvise si ritrova in mano le chiavi dell'Osteria: due anni di lavori, duelli in punta di diritto con sovraintendenze e uffici di varia natura (perchè la burocrazia non si ferma davanti a nulla, neppure dinnanzi all'amore vero), un paio di acque alte che vanificano mesi di lavoro e finalmente i fuochi della cucina si accendono, i coltelli riprendono a sfiettare il pesce, i bicchieri si riempiono di vino e tintinnano insieme alle posate.
Fedele alla regola di Slowfood Alvise offre ai suoi ospiti solo piatti preparati con prodotti di stagione che i mercati di Rialto e di Sant'Erasmo offrono ogni giorno dall'alba.I vini sono di produzione biodinamica e il prosecco è quasi esclusivamente "colfondo".Nel menù, stampato due volte al giorno, si possono trovare i piatti tipici oltre ai caratteristici cicheti della tradizione veneziana (polpette di carne, folpetti lessati, crostini con il baccalà mantecato, il mezzo tuorlo d'uovo con l'acciughina, le cappesante al forno) serviti con l'ombra (bicchierino di vino) al banco.
Antipasti crudi e marinati con aceti di agrumi prodotti da Alvise, folpetti e sepioine, schie (piccoli gamberi) con la polenta biancoperla, bigoi in salsa, spaghetti gustosissimi con vongoe, peoci (vongole e cozze) e scampi, risotto al nero, fritti leggeri, seppie alla veneziana.
Credo sia l'ultimo posto rimasto a Venezia dove si paga "l’ombra" 0,80 cent ed è ancora frequentata dalle “batterie” ovvero gruppi di clienti storici che girano di bacaro in bacaro. Le “batterie” sono composte da "fioi" (ragazzi, anche di un tempo) che si suddividono in ombristi, professionisti, semiprofessionisti e amatori, in base alla capacità di reggere l'alcool. Alvise racconta che le batterie sono formate anche da ex-ombristi, ovvero professionisti dell’ombra ai quali il medico ha assolutamente impedito di bere (sul filo del coma etilico) e quindi si accontentano di "ombre" d’acqua pur di stare in compagnia dei “veci amissi”.Bigoi..
..raccontati da Alvise
L'inconfondibile entrata Liberty..
e la cucina "a vista"...anche da fora :)
Se vinco il superenalotto compro tutto il palazzo..dago 'na man de bianco e cambio 'e tende.
Visto che vista?
Mercà nea Strada Nova
Visto il giallino sulla dx dello schermo? Ombra a 0,80 cent!
Seppie alla venexiana
Ingredienti8 seppie, 1/2 cipolla, 1 spicchio d'aglio, 2 cucchiai di prezzemolo tritato, 1 bicchiere di vino bianco secco, 4 cucchiai di passata di pomodoro, 4 cucchiai di brodo di pesce o vegetale, olio evo, sale, pepe nero macinato al momento.ProcedimentoPulire le seppie eliminando la pellicina esterna, l'osso, occhi e becco e mettendo da parte i sacchetti con l'inchiostro. Lavare bene tutto, asciugare e tagliare le seppie a listarelle.Far rosolare la cipolla tritata con lo spicchio d'aglio intero, unire le seppie e il prezzemolo, far dorare, unire il vino e farlo sfumare.Aggiungere i sacchetti con l'inchiostro (schiacciandoli in pentola con il mestolo) e la passata di pomodoro diluita con un po' di brodo, coprire, abbassare il fuoco e cucinare dolcemente per circa 30', eventualmente aggiungendo brodo. Togliere dal fuoco e regolare di sale.Servire le seppie con la polenta, naturalmente :)E così, giorno dopo giorno, continua questa storia d'amore tutta veneziana.Si fa ultima telefonata al fornitore del pesce, si spegne la luce..
"Buonanotte Adelaide"
"Buonanotte Alvise"