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Adottare un bambino: un’esperienza coraggiosa quanto difficile. 2 parte

Da Psychomer
by Paola Sacchettino on luglio 11, 2012

Come anticipato nella prima parte il vissuto istituzionale influisce in misura più o meno importante sul bambino adottivo, come pure la frequenza degli spostamenti e gli eventuali maltrattamenti subiti.

Non meno rilevante è l’esigenza del bambino di cercare i genitori biologici, spesso nel periodo adolescenziale (sempre per questioni legate all’identità), in caso di morte dei genitori adottivi, per le ragazze in corrispondenza di una gravidanza o nel caso di una relazione problematica con la famiglia adottiva.

Vanno tenuti in considerazione sia il punto di vista dei genitori aspiranti, sia quello dei bambini adottivi e favorire, ove possibile, gli incontri tra genitori biologici, adottivi e bambini.

La valutazione della coppia deve prevedere sia un profilo delle sue caratteristiche, come nucleo famigliare, sia dei genitori visti come singole unità, i loro vissuti, la loro storia personale, i rispettivi stili di attaccamento, ecc. (Bal, 2011; Crisma, 2004; Bowlby, 2000 e 1989).

Grande importanza ha l’organizzazione dei servizi: in alcuni consultori ruotano tutti gli operatori, indipendentemente dalla loro formazione specifica, mentre in altri vi sono equipes specializzate ed appositamente formate (sono quelle che funzionano meglio).

Infine non sempre c’è collaborazione tra psicologo ed assistente sociale della stessa struttura e non sempre le due figure professionali condividono le modalità di analisi.

Molti psicologi prediligono l’uso dei test, altri i colloqui individuali o di coppia. In alcuni consultori vengono organizzate riunioni di gruppo, in altri mai.

Compito degli operatori è di seguire la coppia degli aspiranti genitori prima, durante e dopo l’adozione, con un rapporto stabile, basato sulla reciproca fiducia e collaborazione, non sulla diffidenza legata al ruolo che gli attori sociali, coinvolti nell’adozione, ricoprono; anch’essi possono incontrare difficoltà, soprattutto nel caso debbano dare un parere di non idoneità alla coppia: dovrebbero cercare di essere in ogni caso fattore di protezione per gli aspiranti genitori e non ulteriore motivo di ansia e preoccupazione (Bal, 2011; Crisma, 2004).

Nel sistema italiano le problematiche legate all’adozione sono ancora presenti, ma quelle che vengono percepite dalle coppie come “lungaggini burocratiche” vanno a favore della tutela dei bambini adottivi, soprattutto nel caso delle adozioni internazionali evitando un disonesto mercato.

Nonostante la legislazione attuale sia molto attenta a riguardo, è neccessario porre grande attenzione ad alcuni aspetti, che possono essere problematici e contribuire al fallimento adozionale:

  1. una maggior collaborazione  tra coppie che fanno domanda di adozione e operatori (psicologi ed assistenti sociali), instaurando un clima di fiducia reciproca e di comprensione delle difficoltà da ambo le parti;
  2. una formazione più specifica degli operatori, con grande attenzione alla selezione di soggetti veramente motivati, con capacità empatiche, che siano in grado di sostenere le coppie durante tutto l’iter, emozionalmente maturi ed esenti da pregiudizi nei confronti degli adottanti, capaci di attuare strategie protettive per la coppia che non ottiene l’idoneità;
  3. maggior disponibilità degli impiegati dei Tribunali dei minori a dare informazioni rispetto l’iter da seguire, evitando atteggiamenti scoraggianti nei confronti delle coppie che intendono presentare domanda di adozione;
  4. riduzione dei tempi di attesa tra la dichiarazione di idoneità ed il periodo di affidamento preadottivo;
  5. un sostegno delle coppie e dei bambini adottati, anche dopo che l’adozione è avvenuta ed il bambino è stato assegnato alla famiglia, con percorsi di sostegno psicologico, medico, legale e quant’altro possa offrire aiuto alle nuove famiglie adottive.

Nonostante ciò, il tema delle adozioni porta con sé un risvolto positivo molto importante: non tutte le adozioni sono a rischio, non tutti i bambini adottati sono bambini a rischio, difficili e che porteranno con sé per tutta la vita problemi e disagio.

I bambini sono i principali protagonisti dell’adozione e a loro va data l’attenzione maggiore, senza falsi pietismi e con il giusto grado di realismo.

Come affermava David Brodzinskiy (1990):

“E’ chiaro che i bambini adottivi presentano un’ampia gamma di problemi di adattamento, ma soltanto una minoranza manifesta sintomi clinicamente significativi. Certamente la maggior parte dei bambini sembra affrontare piuttosto bene le sfide, i conflitti e le richieste della vita in una famiglia adottiva”.

 

Bibliografia

Bal Filoramo, L. (2011). L’adozione difficile. Il bambino restituito. Milano: Borla

- Bowlby J., (2000). Attaccamento e perdita 1. Torino: Bollati Boringhieri –

- Bowlby J., (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina Editore

- Crisma M., (2004). Affrontare l’adozione. Strumenti per operatori e genitori.  Milano: McGrow-Hill

- Zurlo M. C., (2002). La filiazione problematica. Napoli: Liguori


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