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Probabilmente è la prima volta che gli succede, ad Adriano Celentano, e non era probabilmente neanche previsto dal mega contratto che aveva stipulato con la Rai e col quale aveva analiticamente previsto ogni cosa doveva accadere durante i suoi interventi sanremesi, che il pubblico potesse contestarlo e addirittura gridargli basta.
Che non fosse previsto lo si legge dall'espressione stupita del suo volto e dalla lunga pausa, più lunga del solito, che ha dovuto fare per trovare le parole per reagire all'inaspettato evento, oltre che alla reazione scomposta di Claudia Mori, la moglie manager che ha accusato il consigliere della Rai Verro di aver organizzato la clack avversa (manco Adriano fosse un Rossini) . Parole che non erano state preparate e che non poteva leggere dal gobbo, anche se non si può escludere che qualcuno gliele abbia suggerite attraverso l'auricolare che l'ex molleggiato ha sempre portato addosso nelle sue performance festivaliere.
Per il resto nessuna novità nei contenuti del sermone celentanesco, che altro non ha fatto che ribadire le affermazioni già fatte nel precedente, come se non si fosse capito quello che Joan Lui aveva predicato il Martedì passato.
Ma quello che di Celentano dovrebbe interessare non è tanto quello che dice e quello che fa. Ci si dovrebbe invece interrogare sulla ragione del suo successo ultradecennale del cantante (prima che egli raggiunga il posto che gli è già stato riservato in Paradiso: quello al centro tra il Figlio e lo Spirito Santo), unico della sua categoria a non aver mai sofferto di cali della popolarità e sempre capace di motivare un esercito fans fedelissimi, rimanendo sempre uguale e pure sempre diverso attraversando e affrontando i cambiamenti di mode e costumi.
La ragione è al tempo stesso semplice e complessa. Celentano sicuramente incarna in se la cultura di un mondo contadino ormai quasi scomparso, ma ancora rilevante nella sensibilità popolare, e i valori semplici di un popolino dimenticato dagli intellettuali "alti, ma ancora vivente, e questo basterebbe a dare spiegazioni sulla sua incredibile popolarità, ma la ragione vera del suo inossidabile successo è un'altra: lui è simpatico!
Lo cantava lui stesso già nel 1965 di questa sua indiscutibile dote che gli ha consentito di essere il vero dominatore di più di mezzo secolo della scena musicale italiana. Lui è il vero Re della canzone, altro che reucci auto incoronati.
La Simpatia è l'elemento principale che ha fatto il successo di Celentano, ma non solo il suo, perché secondo me è anche quello del successo della prezzemolina televisiva Maria Belen Rodriguez Cozzani, che prima capisce che non son la farfallina e il lato b a mandolino i suoi punti di forza, quanto la simpatia naturale che esprimono il suo viso e il suo sorriso, e meglio sarà per lei, perché capirà che può impostare una carriera di lungo respiro senza fare piazzate eccessive.
Quasi dimenticavo: il Festival l'ha vinto Emma Marrone, con una delle più brutte canzoni in concorso. Per la verità il livello generale delle canzoni presentate era comunque bassissimo, ma quella di Emma era sicuramente una delle peggiori, ma si sa che al Festival il risultato non è direttamente collegato alla bellezza del brano cantato. Molto più importanti sono gli accordi tra le case discografiche, Sono quelli a decidere i piazzamenti e i personaggi da imporre al mercato.
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