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Al Cinema: recensione "Django Unchained"

Creato il 23 gennaio 2013 da Giuseppe Armellini
Tarantino è probabilmente il miglior regista verticale in circolazione.
Come riesce a scrivere personaggi e a costruire sequenze lui pochissimi altri al mondo.
Il suo "problema", o almeno una delle poche cose che riesco ad imputargli è il non essere un gran maestro di orizzontalità di sceneggiatura, di racconto.
Cosa ci ricordiamo dei suoi film?
Personaggi magnifici, uno meglio caratterizzato dell'altro. Inutile elencare i vari Marcellus, Vega, Butch, i Mr colorati de Le Iene o tutti quelli che si frappongono tra Beatrix e Bill. E qui non siamo da meno, anzi. Credo ad esempio che il Dot. Schultz e il negro-bianco Stephen siano probabilmente i personaggi tarantiniani più grandi di sempre. Certo aiutano loro le interpretazioni impressionanti, in questo caso, di due mostri come Waltz e Jackson (per me l' M.V.P del film) ma si sa, se sei un bravo attore nessuno come il panciuto regista italo-americano può regalarti ruoli così belli. E nessuno ti mette in bocca battute così fulminanti e brillanti. Magari ti dà uno spessore psicologico prossimo allo zero, magari ti disegna in maniera un pò didascalica, magari nel corso della pellicola le evoluzioni si contano sulle dita di una mano, magari tutto, ma i personaggi sono davvero una bomba. Che poi qua Django in realtà evolve (pure troppo nei modi e nel linguaggio a pare mio ma vabbeh) e il personaggio di Waltz è molto più complesso di quello che pare, molto più sfaccettato. E, incredibile per il cinema del Nostro, il medico tedesco mi ha regalato anche una stilla d'emozione in 2,3 sequenze.
E poi che ci ricordiamo?
Delle sequenze di cinema puro, scritte, costruite e girate da una divinità in materia. Io finchè morte non sopraggiunga ritengo che la best scene del cinema tarantinano rimanga Butch e Marcellus sullo scantinato di Zed ma se ne potrebbero scegliere a decine. Un uso della telecamera e della fotografia grandioso (la prima piantagione dove arrivano ha una profondità di campo pazzesca, non riuscivo a staccare gli occhi da quei braccianti lì in fondo), i già sopracitati dialoghi, una direzione degli attori di eccellenza, un'atmosfera di divertimento, incanto cinematografico ed estetico raro. Qui in Django poi c'è un uso degli sguardi da far paura,il film è un susseguirsi di sguardi meravigliosi,sguardi di sfida, sguardi d'amore, sguardi di complicità, sguardi di sospetto, sguardi di dolore,sguardi di odio, sguardi di indifferenza. Jackson in questo ha fatto un lavoro da pelle d'oca ad esempio.
Ma Tarantino non è un regista orizzontale, non sa o non gli interessa raccontare.
Le sue sceneggiature se ne fregano del plot progressivo, della passione per la storia e per l'evoluzione dei proprio personaggi. Sono una galleria d'arte di quadri con soggetti a volte nemmeno simili uno all'altro. Forse proprio in Django abbiamo la scrittura più complessa ma il tutto alla fine è gonfiato all'inverosimile, una trama da un'ora e mezza allungata di oltre un'ora grazie alla maestria cinematografica di Quentin. Che poi mica deve essere un  difetto per forza eh, se Tarantino prediligesse storia e racconto a tutto il resto non avremmo avuto Pulp Fiction, e non dico così solo per il montaggio.
E poi Tarantino è cinico, troppo cinico. L'incontro tra i Mandingo, l'uomo sbranato dai cani o alcune carneficine mi sembra superino leggermente un certo senso di pietà per l'essere umano. Attenzione, anche in Bastardi in nome di una sorta di "pareggio storico" Tarantino aveva troppo esagerato in violenza e disumanità verso i tedeschi. E questo cinismo a volte è eccessivo se non compensato da una capacità, e Tarantino non ce l'ha, di tirare anche fuori il meglio dai suoi personaggi, far vivere a loro e a noi delle emozioni vere, intense, scusatemi la retorica, positive. Io ad esempio non mi sono mai emozionato per la vicenda di Django e della Brumilde ma magari son problemi miei. Però le frustrate e le umiliazioni le ho sentite sulla schiena. E non facciamo finta che Tarantino non avrebbe voluto coinvolgerci un pò nella storia d'amore, tutta la seconda parte del film si basa solo su questo.
In definitiva il solito grande film spettacolo di un regista da preservare.
Ma che di orizzontale ha solo un pancione sempre più enorme.
( voto 8 )

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