Magazine Basket

Al Horford: un All-Star silenzioso

Creato il 16 marzo 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

Al HorfordQuale sia ruolo di Al Horford all’interno degli Atlanta Hawks, quinti ad Est (38-28), non è facile da definire. Gioca da centro, pur essendo più piccolo della maggior parte dei pari ruolo. Anche all’Università di Florida, giocava centro all’interno del duo che con Joakim Noah (e possiamo immaginare chi fosse il più loquace dei due) ha vinto per due anni consecutivi il titolo NCAA. Al di là del ruolo tattico, quello emotivo è più definito: leader silenzioso che attraverso il lavoro si propone come esempio all’interno di una squadra di talento ma poco disciplinata. Probabilmente è vero che, come sostiene suo padre Tito (ex giocatore NBA), se giocasse da ala grande, sarebbe la migliore ala grande della Lega (cuore di papà) e ne beneficerebbe in termini statistici, ma una delle sue qualità indubbie è non lamentarsi e fare del suo meglio; tanto da essere stato chiamato per due anni consecutivi come riserva all’All-Star Game. Le sue cifre confermano la validità della sua chiamata: 15.9 punti, 9.8 rimbalzi e 3.6 assist a partita con il 56% dal campo (5° nell’NBA).

Il problema, secondo molti blogger e tifosi degli Hawks, che spiega in parte il momento negativo della squadra (quattro vinte delle ultime 10) è la tendenza a fermare la palla nelle mani dei soliti sospetti: Jamal Crawford, Joe Johnson (detto anche Iso-Joe, ‘isolamento Joe’) e Josh Smith.

horford
Il risultato è che Horford tira poco, solo 12 volte a partita. Secondo i suoi sostenitori, Al dovrebbe avere la palla in mano più spesso e, se non accade, chiamarla a gran voce. Ma come già detto, il ‘soldatino Al’ non si lamenta né si vanta di aver raggiunto lo status di All-Star, come se questo fosse un punto di arrivo. Anzi rispetto ai suoi compagni titolari, è quello più continuo e disposto a faticare e a giocare per la squadra: i rimbalzi e gli assist e la difesa ne sono una prova. Anche la sua vita al di fuori del campo, la decisione di voler finire l’università e il non dimenticarsi le sue origini dominicane, organizzando attività per coinvolgere giovani meno fortunati, è testimonianza di un ragazzo di 24 anni più maturo della sua età.

Il problema di Horford è di trovarsi in squadra con compagni troppo preoccupati a ‘fare canestro’, per rendersi conto di ciò serve per vincere e di avere in squadra un ‘All-Star silenzioso’.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :