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alessia e michela orlando: IL MISTERO IN 7 LETTERE-GURDJIEFF E LE UBRIACATURE NOZIONISTICHE

Creato il 05 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: IL MISTERO IN 7 LETTERE-GURDJIEFF E LE UBRIACATURE NOZIONISTICHE

alessia e michela orlando: IL MISTERO IN 7 LETTERE-GURDJIEFF E LE UBRIACATURE NOZIONISTICHE

IL MISTERO IN 7 LETTERE: S C H N A P S

Tra letture esoteriche, codici ballerini e suggestioni da alcool non meglio identificato

Da GURDJIEFF A BRECHT E, A RITROSO, FINO A TULLIO DE MARCO

 

 

Abbiamo in mano la XII edizione, giugno 2003, di GUIDA ALL'USO DELLE PAROLE PARLARE E SCRIVERE SEMPLICE E PRECISO PER CAPIRE E FARSI CAPIRE, di Tullio De Mauro. Non volevamo dirlo giacché non è edito da una piccola casa editrice, ma non è colpa dell'Autore se a pubblicarlo è Editori Riuniti e neppure nostra se è vero, lo è, che davvero ci serve per la quadratura del cerchio, quello che si agita vorticosamente sulla nostra testa, senza essere sante. Volevamo anche limitarci a riportare solo il fumetto della copertina: RAMME O SALE e volevamo aggiungere che l'avremmo scritto diverSamente: RAMME O SSALE. Ma come si potrebbe non sottolineare almeno in titoli di alcuni capitoli? Eccoli: PARLARE NON È NECESSARIO, dove si dice che scrivere lo è ancor di meno; LE PAROLE NON SONO TUTTO, come dimostrato da ordini monastici e non occorre dire di LE VOCI DI DENTRO  di eduardiana memoria, che provava schifo a parlare con gli esseri umani, e parlava solo con il nipote; LE PAROLE E ALTRI SEGNI dove scopriamo che già nella culla gli esseri umani comunicano, come peraltro fanno le altre specie animali, come sorprendentemente fanno le macchine tra loro. Vicenda bella e sintomatica di retroscena inimmaginabili anni fa: una macchina che insegna i programmi alle altre: estatica dimensione umana, in cui gli occhi si possono chiudere e sognare senza alcuna preoccupazione. E senza avere speso una sola goccia di sudore. Acquisite le nozione essenziali per porci le domande giuste, ci congediamo da Tullio De Mauro lanciando uno sguardo alla copertina: il fumetto, lo sguardo abbassato, che deduciamo da un solo occhio chiuso, mentre la bionda alle spalle del maschio pensieroso, che ci pare essere Dylan Dog, li ha bene aperti entrambi, tutto ci dice qualcosa che suona in maniera contrastante con le tre parole. Chi chiede il sale? Ci pare il Dylan Dog; come lo fa? Pur non essendoci il punto esclamativo, l'ordine espresso da un segno di interpunzione, lo fa senza ammettere repliche: RAMME O SALE. Basta il RAMME per vedere l'ordine in controluce. E forse tra loro non corre buon sangue: lui non la degna neppure di uno sguardo; lei non sorride, ha gli angoli della bocca piegati verso il basso, ed ha la fronte leggermente aggrottata, almeno a quel che si deve dedurre dalla forma delle sopracciglia. Questa analisi ci sta portando verso una deriva di tipo psicologico che non potremmo reggere: ci pare di scrivere con il piglio di Freud in Il Mosè di Michelangelo (Bollati Boringhieri, 1975). Quindi, mestamente, chiarito come si possa evitare di palare, e di scrivere,  facciamo un passo indietro e poniamoci la vera domanda:  MA SI POTREBBE ANCHE EVITARE DI LEGGERE?

A questo proposito abbiamo uno scatto deciso, ci alziamo in piedi e lo diciamo con forza: NO, caz…Chiediamo scusa, NO e basta.

Anzi, in mille occasioni abbiamo avuto la prova della nostra ignoranza. Il non conoscere tutte le lingue, tutti i dialetti, ci pone seri problemi: sappiamo di perdere moltissimo, ad esempio, quando leggiamo le traduzioni delle poesie di Bertold Brecht. E ciò accade per quanto siano bravi i nostri traduttori. È difficile in se trovare non tanto i termini, le parole, ma la giusta composizione per rendere fino in fondo la poetica di certi Autori. Tutto è molto più semplice quando si tratta di tradurre altri codici, seppure poetici: la musica ad esempio. Esistono tantissime altre forme di LINGUAGGIO e per capire questa loro connotazione si è certe volte dovuto attendere la discesa in terra di menti illuminate. O presunte tali. Un esempio lo ritroviamo nei parigini che, per comprendere come anche la danza fosse un linguaggio, dovettero attendere la venuta di GERGES I. GURDJIEFF. Dovettero attendere l'ottobre 1923, quando lo stesso Gurdjieff allestì e presentò con i suoi allievi, presso il Theátre des Champs-Èlisées, i movimenti di danze sacre. Quaranta di quegli allievi emigrarono anche in America, il 4 gennaio 1924, per ripetere le stesse partiture, gli stessi discorsi al Neight-bourhood Playhouse e<al Carneige Hall.

Poi, però, Gurdjieff fece nuovamente ricorso alla parola scritta incontrando non poche difficoltà: voleva scrivere in RUSSO. Lui conosceva le lingue materne: il GRECO, l'ARMENO, il TURCO. Si afferma che pensasse in PERSIANO  e scherzasse in RUSSO. Era anche un ottimo raccontatore di storie in INGLESE. Era giunto alla idea che le regole grammaticali dovessero essere avversate. Sarcasticamente le definiva: LE BON TON.

Ritornando a B. Brecht: siamo certi che alcuni suoi versi siano capaci, nelle traduzioni, di dire e dare i sensi che aveva in mente? Facciamo un esempio e concentriamoci solo su una parola. Prima strofa di LIEBESLIED:

Man muβ shon Schnaps getrunken haben

Eh man vor deinem Leibe stand

Sonst schwankt man ob der trunknen Gaben

Von schwachen Knien übermannt.

 

TRADUZIONE: CANTO D'AMORE

D liquori bisogna averne bevuto già tanti

prima di poter star davanti a te nuda diritti

ché altrimenti si barcolla sconfitti

dalle promesse dei tuoi ginocchi languidi.

 

Tralasciamo la traduzione e concentriamoci, come detto, solo su una parola, e oltretutto non una centrale, relativa ai sentimenti o alle sensazioni, ovvero gli aspetti sempre più duri da trasferire in altre lingue. Limitiamoci a SCHNAPS. Cerchiamo la traduzione in Google o su qualsiasi dizionario per scoprire che la più accredita traduzione sia con GRAPPA. Potrebbe essere utile cercare i sinonimi in tedesco: FEUERWASSER, SPRIT, FUSEL. Fermiamoci al primo: è un nome composto, ci arriviamo anche noi, che l'allemanno non abbiamo studiato: FEUER e WASSER, FUOCO e ACQUA. Ciò ci narra che questo benedetto SCHNAPS deve essere chiaro e trasparente, come l'acqua. Crediamo che nel portale di BRAVIAUTORI, questa piccola considerazione, trascinerebbe qualcuno di loro verso il sorriso; forse i più arguti e pronti (siamo certe ce ne siamo a bizzeffe) magari si ricorderebbero anche di LUCIO BATTISTI, non fosse altro che per l'assonanza qui emersa e l'associazione canzonettistica, cosa che in estate, attorno ai falò sulla spiaggia, al chiaro di luna, pare ancora tiri: …o mare nero mare nero mare ne…tu eri chiara e trasparente come me… o qualcosa del genere. No, liquori non ci convince. Pur essendo astemie, e non volendo regalare ubriacature nozionistiche, conosciamo molti liquori colorati. Arancio, giallo, rosso, nero, verde…ne abbiamo visti di colori, primari e non, uscire da bottiglie dalle svariate forme, per finire in bicchieri più o meno grandi, e poi nelle bocche, per transitare a velocità supersonica nei cervelli di bevitori accaniti, infreddoliti o accaldati, salvo poi scoprire che ti viene ancor più freddo, e sudi ancora più copiosamente. Conclusione: conviene leggere, conviene conoscere le lingue, conviene farlo in molti: aumentano le possibilità di capire bene ciò che l'Autore intendeva dire, anche a chi avrà caso mai deciso di non parlare più e tanto meno di scrivere. Quindi a nessuno tra quelli che bazzicano il portale di BraviAutori dove, ne siamo certe come e più di prima, ci saranno ottocento Autori capaci di trovare una traduzione più pertinente, capace di trasferire il valore di SCHNAPS nella cultura tedesca a noi italiani, ancora ferme al buon mangiare nonché ai tannini dei vini rossi, al bellissimo color rosso e alla schiuma del Gragnano, o, tutt'al più, al profumo delle tante grappe: al miele, ai mirtilli, alla ruta e così via. Che disgrazia!

Nella foto si ritrae una nostra specialità: la ciambotta.

L'altra: la copertina di GUIDA ALL'USO DELLE PAROLE.



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