Anche questa volta la fasulla bufera delle liberalizzazioni ha avuto un solo vincitore
ALLA FINE I TASSISTI VINCONO SEMPRE
Alla base del potere delle “auto bianche” c’è la straordinaria coesione corporativa e l’inesistenza di una legge che ne regolamenti realmente lo scioperoGli emendamenti al Decreto Liberalizzazioni, proposti congiuntamente da PD e PDL, relativi all’attività dei tassisti, hanno ricevuto in queste ore anche l’approvazione di massima del Governo. In sostanza, saranno i Comuni a decidere sull’eventuale necessità di nuove licenze dei taxi nei propri territori, dopo aver sentito il parere non vincolante dell’Autorità per i Trasporti. Così rimodulato, l’art. 36 del Decreto inverte i termini della questione rispetto al testo originario che affidava, infatti, quella valutazione all’Autorità stessa, con l’unica prescrizione “sentiti i sindaci”. Con il nuovo assetto, i Comuni non saranno obbligati ad adeguarsi al parere dell’Autorità la quale, però, potrà fare ricorso al Tar, nel caso in cui ritenga che tale scelta non sia adeguatamente motivata. Figurarsi come saranno preoccupati i sindaci di questa possibilità. I sindaci manterranno una prerogativa importante, molto utile ai fini del consenso elettorale locale. È stata anche cancellata la possibilità di licenze a tempo parziale, mentre viene mantenuta la possibilità di sperimentare nuove forme di trasporto come il taxi collettivo. Unico elemento positivo, in tanto ridicolo sbracamento, è che l’Autorità per i trasporti prende probabilmente una forma compiuta. Infatti, viene precisato che il collegio della nuova struttura indipendente dovrà essere costituito entro il 31 maggio di quest’anno. Inoltre, in caso di inosservanza dei suoi provvedimenti, avrà il potere di irrogare sanzioni che saranno destinate ad un apposito fondo per i consumatori. Nonostante questa apparente accelerazione, è ipotizzabile, però, che per alcuni mesi non accada nulla di nuovo. L’Autorità, una volta costituita, avrà sicuramente bisogno di tempo per iniziare concretamente la sua attività di valutazione della situazione nelle varie città riguardo alla necessità di incrementare le licenze. Insomma, campa cavallo che i taxi non crescono, si potrebbe parafrasare…In conclusione,una vittoria su tutti i fronti della lobby dei tassisti. Una liberalizzazione dei taxi, come quella che si va profilando, annulla ogni qualsiasi beneficio in favore degli utenti. Ma perché i tassisti finiscono sempre per conservare i privilegi acquisiti? Innanzitutto, ovviamente, sono una categoria molto coesa, con forte spirito corporativo, rinvigorito da una provenienza socioeconomica, spesso, poco raccomandabile (molti a Napoli sono ex detenuti). Inoltre, la regolamentazione dello sciopero per loro è un optional, a differenza di quanto accade nel Trasporto Pubblico Locale. Le proteste degli autoferrotranvieri sono state praticamente azzerate dalla regolamentazione dello sciopero, così stringente per tempi e modalità, che è assolutamente ininfluente come strumento di lotta rivendicativa. Basti pensare che anche oggi, con una vacanza contrattuale che supera i sei anni, mentre la controparte datoriale (ASTRA/ANAV) fa orecchie da mercante, i sindacati di categoria sono tenuti a programmare scioperi, che definire simbolici è un puro atto di verità. Sarebbe bastato aver previsto nella legge di regolamentazione che, dopo un certo numero di anni (3/4?) di mancata firma di un nuovo contratto, potesse scattare la “liberatoria” da ogni forma di disciplinamento, per pura applicazione del “sinallagma contrattuale”. Invece, no. Noi autoferrotranvieri a rispettare le leggi di questo Stato e i tassisti a far valere le loro ragioni - in maniera prevaricante ed illegale - bloccando le strade delle principali città. Accade, così, che un nugolo di commandos tassinari tengano in ostaggio intere comunità e che, anche grazie a questi metodi sbrigativi, finiscano sempre per scappottarsela, vincendo la guerra del mantenimento dei loro privilegi di casta. Privilegi che stanno difendendo bene anche i farmacisti che, alla fine, vedranno intatte la loro fetta di clienti (niente abbassamento a 3.000 cittadini/farmacia, bloccato il limite a 3.800).C’è, però, un’altra possibile ragione – definiamola complottista - per cui i tassisti sono assurti al rango di “untouchable” nell’asfittica società italiana. Se perfino il rigore asettico di un Monti deve abbassare le proprie pretese liberalizzatrici, vorrà dire che i tassisti posseggono un atout segreto. Una sorta di arma mortale, utile strumento di esorcismo per il demone delle liberalizzazioni. Facendo un rapido ed empirico conto della massaia, si può affermare che circa il 70% dei taxi italiani scorrazza per le strade delle due capitali: Roma e Milano. Il tassista ha, in quelle città, come cliente-tipo politici, affaristi, rappresentanti del sottobosco politico/affaristico ed escort: clientela che non ha limitazioni economiche nello scegliere il taxi per i propri spostamenti cittadini. Durante i trasbordi tali clienti hanno la consuetudine di parlare liberamente al telefono di qualsiasi loro affare, inconsapevoli che il tassista ascolta tutto. Essendo animati da forte spirito di corpo, i tassisti ciarlieri agli stazionamenti finiscono per raccontarsi vicendevolmente gli episodi più salaci a cui hanno assistito, finendo per accumulare un know how di categoriache li rende pericolosi possibili delatori di fatti e misfatti di quel mondo corrotto che, però, li ripaga ampiamente difendendoli nei luoghi decisionali. I tassisti, spesso, finiscono per conoscere una serie di informazioni riservate come, per esempio, luogo di abitazione dei VIP, loro abitudini e loro frequentazioni (a volte inconfessabili). Insomma, altro che protezione della privacy. I tassisti (riuniti in oscure cooperative) hanno un accesso libero ed incontrastato a miriadi di informazioni, il che li mette in una posizione protetta che pare averli tutelati da ogni attacco ai loro privilegi. Insomma, vale anche per i tassisti il sistema dei ricatti incrociati su cui paurosamente si regge la nostra Italia, sempre più Repubblica delle Banane?Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli