La settimana scorsa ho avuto l’opportunità di visionare “Alle Case Bianche”, il primo documentario del giovane regista Pierluca Ditano. Di fronte alla semplicità delle cose ci si commuove facilmente, lo stesso è successo ascoltando le storie dei protagonisti.
“Alle Case Bianche” è un lavoro che cerca di non dimenticare la gente che vive ancora per la propria terra, la stessa che dovrà fare i conti con quella che secondo la OMT è la quinta industria al mondo prima ancora di quella automobilistica e tessile: l’industria del turismo.

“Se vai sul terrazzo prendi il cielo con le mani, il mare e i monti; tutto. una cosa grande”; le parole della signora Francesca bastano a spiegare quanto sia importanteper lei la sua vecchia casa di fronte al mare.
C’è da fare una cernita, fra i molteplici significati della parola “importante”; ora che il turismo in Puglia è uno degliinvestimenti più quotati, questo tratto di costa occupa uno spazio che ha attirato gli sguardi di molti.
Il problema è tutto fuorchè locale; da tempo le associazioni come “Italia Nostra” sensibilizzano la cittadinanza, concentrano l’attenzione su quel patrimonio paesaggistico e storico-artistico sempre più spesso deturpato, lasciato a sè stesso, per impreparazione e scarsa sensibilità dei politici ma anche più banalmente per connivenza e diseducazione civica dei cittadini.
il cortometraggio, proiettato proprio nella terra dove Pierluca è cresciuto, dove l’intera storia è ambientata, ha dato i frutti sperati.
“La presentazione è andata bene. Il pubblico ha apprezzato il film che ha avuto un grande impatto emotivo. Spero possa rappresentare un sentire comune, esteso ad altre realtà: le Case Bianche come simbolo di tante altre situazioni simili; “alle case bianche” l’occasione per raccontarle e discuterne.” mi scrive Pierluca.
E se è stato recentemente dichiarato che il turismo è “un motore fondamentale per il progresso socioeconomico”, chi vuole investirci su dovrebbe avere chiare in testa quelle caratteristiche che fanno la differenza fra un’opera di pura ingegneria civile ed una di ingegneria sociale.

Esso deve invece essere fonte di guadagno per chi lavora sul territorio; secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio, le grandi multinazionali (come Accor, TuiTravel ma anche Valtur) gestiscono la più cospicua fetta della torta, lasciando all’economia indigena guadagni frazionati.
Come potrei non guardare con apprensione anche alla mia terra? Il boom della penisola salentina ricorda tanto quello della riviera romagnola e della riviera ligure.
Il Piano Regionale delle Coste sarà sufficiente ad evitare che il privato occupi consistenti porzioni di terreno e cominci a decostruire quel principio tanto importante per Ernst Bloch, che con semplicità dichiarava tempo libero = spazi liberi ?