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Allen Iverson in Turchia. Ma perchè?

Creato il 30 ottobre 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

iverson-besiktasAlla fine, il Besiktas, una delle squadre della città di Istanbul, è riuscita a far mettere la firma sul contratto a “The Answer”, per giocare questa e la prossima stagione in riva al Bosforo. Accordo biennale per Iverson a circa 4 milioni di dollari, con la possibilità di lasciare tutto dopo la prima annata. Per la prima volta dopo tanti anni, probabilmente da Dominique Wilkins, una grande stella Nba decide di varcare l’Oceano e di giocare in Europa. Allen ha detto no alla Cina ma vista la mancanza di offerte dalla Nba, ha detto sì ai soldi del Besiktas, club molto ricco, che anche nel calcio ha investito tantissimo su grandi nomi come l’ex bandiera del Real Madrid Guti.
Paragoni calcistici a parte, non è la sede adatta, c’è un solo grande interrogativo che mi perseguita. Ma perchè a 35 anni un probabile futuro hall of famer decide di andare a giocare in Turchia? La mia è la domanda di un tifoso genuino di Allen Iverson, che lo segue fin dal suo primo anno nella Lega, col crossover a Jordan, il duello con Bryant al Rookie Game di Cleveland e il titolo di matricola dell’anno.

Quello che mi chiedo è perchè un giocatore di quel carisma e con quella popolarità non preferisca ritirarsi, forse avrebbe già dovuto farlo, senza rovinare ancor di più un’immagine che dal primo addio a Philadelphia è andata tremendamente a sud? Dopo i fasti di Philadelphia, perchè tale è la questione anche se non ha vinto l’anello (per me è come se lo avesse fatto dopo tutto l’ambaradam messo in piedi nel 2001) con slogan come “salvate il soldato Allen“, o “Me against the world“, Iverson non è più stato quell’Iverson. A Denver ha fallito pur mantenendo discrete cifre, dimostrando in ogni caso di non riuscire a convivere con un’altra stella come Carmelo Anthony. A Detroit è stata una toccata e fuga, a Memphis una pagliacciata e il ritorno a Phila è stato il classico “volume 2” che come da pronostico non regge il confronto con l’originale. Parlando chiaro, le ultime stagioni sono state una progressiva discesa agli inferi e la Turchia, non me ne vogliano gli abitanti del paese della Mezzaluna e ancor di più i tifosi del Besiktas, sembra il punto più basso dell’Inferno.

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Lasciando Phila la prima volta Allen ha deciso di buttarsi dal Boeing senza paracadute e purtroppo la fortuna gli ha voltato le spalle. Da quel momento sembra che tutti si siano dimenticati del suo talento unico e irripetibile ma si siano subito ricordati del ragazzo che fece la rissa al bowling in Virginia, che litigò con coach Larry Brown, che fece il rap contro donne e omosessuali, e del giocatore egoista, condizionante, cattivo esempio e dalla personalità troppo spiccata per essere gestita da un allenatore ed essere inserita in un gruppo. Dopo averlo visto dal vivo qui nella mia Brianza per il tour della Reebok pensavo, e in cuor mio speravo, che a queste latitudini non l’avremmo più rivisto, nonostante la classica frase di circostanza “mi piacerebbe un giorno giocare in Europa…“.

Invece, eccolo in Turchia: l’8 novembre è in programma lo sbarco. La paura più grande (cestistica si intende…) è che un giocatore di questo spessore venga soltanto criticato, deriso e fallisca miseramente. Perchè il rischio è questo, ed è più che probabile. Mi dispiacerebbe anche per i tanti appassionati che non vedono l’ora di vederlo all’opera in un’arena vicina a casa, mai stata più vicina, e che questo desiderio saltasse perchè “The Answer” si svegliasse una mattina e capisse che la Turchia è molto più diversa dagli States di quello pensava. Tanti auguri Allen I. Il mio quesito comunque resta: “Ma perchè?“.


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