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Alma, come in un battito di vita solitudine e morte. Giorgio Rossi a Inequilibrio 2010

Creato il 19 novembre 2010 da Robertoerre

 

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Animare ovvero ridare vita. Chi ama vive e la felicità lo ripaga per ogni fatica. Come un battito di ali di quel “passero che dorme sulla tua anima” spiega Giorgio Rossi  portavoce di una poetica esistenziale nel dare senso alla vita. Anche a costo di interrogarsi sul mistero stesso di nascita creazione e morte. Sull'ineluttabilità di un'esistenza terrena destinata a soccombere, precaria condizione di sopravvivenza in perenne lotta tra uomo e la sua anima. Tra il noi e l'esatto contrario siamo sempre gli stessi: vogliamo essere o divenire. Ma è proprio cosi? È per caso una sorta di vita che ci costringe a recitare un ruolo come una corazza indossata in cui ti senti prigioniero? E allora come possiamo tentare di uscire da quel bozzolo di prigionia dove sei stato rinchiuso? Ognuno deve trovare il suo bandolo della matassa e scioglierlo, sembra dire l'uomo in scena nel suo leggiadro movimento, in cui fa roteare nell'aria le braccia e gambe, mani e piedi nudi. Tocca a noi scoprire le chiavi d'accesso universali per entrare nel mondo sconosciuto ai più che poi è il nostro inconscio. Lui ci fa vedere come fare ma poi tocca ad ognuno di noi ricrearlo fuori/dentro la nostra anima poco propensa a “urlare” a tutta forza “io esisto” e in quanto tale sono vivo. Giorgio Rossi ti prende di mano e gioca con abile e suadente ironia nel travestirsi e travestirti in una girandola luccicante di paillette e lustrini dorati Parrucca scompigliata e scarponi da sci alati. Un mix variopinto Diventa Mercurio messaggero degli dei e canta al microfono quasi volendolo fagocitare. Ti dice anche “verrà la morte e avrà i tuoi occhi – questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda,” dai versi di Cesare Pavese. Forse un modo per dirti: guarda che la vita ha sempre una fine. Ma poi riprende il sopravvento la gioia e la festosità di giocare sulla scena nell'intento di sdrammatizzare, non una realtà sotterranea a cui tutti siamo legati da un cordone ombelicale. C'è, esiste e il perfomer non si sottrae quando appare anche nella sua vena malinconica. Ma va oltre. La sua abilità straordinaria di clown-men sta anche nel disegnare poetiche di struggente dolcezza, un lasciarsi andare a suggestioni metaforiche, mutuate attraverso un abile lavoro di intessitura drammaturgica tra parola recitata, danza calibrata e millesimata, suono e musica. Usa in prestito la sapienza, oltre al poeta Pavese, quella di Pablo Neruda che in “Ode alla speranza” parla di un “Crepuscolo marino in mezzo alla mia vita, le onde come uve, la solitudine del cielo, mi colmi e mi trabocchi, tutto il mare...” in una sorte di contrappeso tra dolcezza di sogno e desiderio in cui lasciarsi andare in un abbandono infinito, e la rassegnata e dolente “voce” di Alda Merini così vera, cristallina e crudele nel suo minimalismo esistenziale: “Io amo perché il mio corpo è sempre in evoluzione”....”Chi muore in silenzio si vendica delle curiosità altrui”, per raggiungere sarcasticamente in tutta la sua cinica quanto sprezzante verità: “Confondere la merda con la cioccolata è un privilegio delle persone estremamente colte”. Un omaggio alla compianta poetessa dell'animo umano desunto dai suoi “Aforismi e magie”. La colonna sonora o meglio i partner musicali virtualmente presenti sulla scena creano il valore aggiunto al lavoro di Giorgio Rossi. Dalla Ballata dei suicidi di Fabrizio de André a “Islands” di John Sinfield e King Krimson. La sensazione finale è quella di un progetto composito dove il protagonista si offre generosamente con l'ardire di guardare in faccia alla vita e trovare un barlume di speranza.

Roberto Rinaldi

Alma (2004)
coreografia e interpretazione Giorgio Rossi

Costumi Giorgio Rossi

luci Michelangelo Campanale

musiche Fabrizio de Andrè‚ Death in Vegas‚ John Oswald‚ King Krimson

testi Cesare Pavese‚ Pablo Neruda‚ Alda Merini‚ Giorgio Rossi

produzione Sosta Palmizi

visto il 17 novembre 2010 al Festival Inequilibrio Amunia Castello Pasquini di Castiglioncello


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