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Almeno due papi, se non tre. La burocrazia vaticana si complicherà a nostre spese

Creato il 11 febbraio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Avremo due papi, e non sarà l’unico problema. Sinora l’uomo chiamato nel contempo per elezione del conclave e per ispirazione divina (bizzarra congiunzione, come sia possibile la sintesi fa un po’ sorridere e lo humour risolve in effetti molte vexatae quaestiones) era sia uomo che papa, senza distinguere funzione e persona, come invece palesemente accade per qualunque carica dalle origini meno mistiche.
Presto i papi saranno due. L’uno emerito, in pensione, dorata pensione, in grado di scrivere e pubblicare, l’altro effettivo. Vi potranno essere due teologie, due pensieri sottilmente diversi, entrambi non ex cathedra e firmati da un papa.
Se per sciaguratissima ipotesi il papa effettivo dovesse a propria volta rinunciare all’incarico dopo pochi mesi per ragioni di forza maggiore, il paradosso sarà la contemporaneità di tre papi.
E perché allora non quattro?
Per dirimere le questioni teologiche derivate da un eccesso di papi potrebbe essere necessaria una superiore autorità che garantisca la chiarezza del magistero della Chiesa: un’autorità di verifica, un collegio ultrapapale, o dei papi viventi, una corte suprema di papi dalla mente tempestosa di idee.
La burocrazia vaticana può complicarsi a dismisura, farsi cinese.
Di certo c’è solo una cosa: che tutto avverrà a nostre spese. Per ora il conto a carico dello Stato è di circa 10 miliardi l’anno. In futuro, chissà.

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