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Amabile Giusti – Non c’è niente che fa male così

Creato il 11 agosto 2011 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

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Non ricordo perchè lo possiedo. Probabilmente lo comprai tempo fa per via del titolo. Ed è proprio grazie al titolo che l’ho letto in questo periodo molto buio e miserevole.

Sì, ho guardato la libreria e l’ho visto, e ho subito pensato che in quel momento non ci fosse niente che mi potesse fare male così come quello che stavo vivendo, così l’ho preso e l’ho iniziato. Non ricordavo di cosa parlasse. Ma dovevo leggerlo, con quel titolo, in quel giorno, dovevo farlo.

Mi sono riscoperta ad odiarlo per un motivo che però non c’entrava niente con quello che stavo passando. Santo cielo questa recensione è peggio di Dynasty. Il motivo è presto detto, Marco. Il protagonista maschile. Io ho un problema con i Marco, in generale. Specialmente con i Marco di Bologna. Quindi ho sperato che, insomma, Marco potesse morire schiacciato da una pressa per carta da imballaggi. So che forse è un po’ eccessivo, ma se tu mi dici “Marco da Bologna” io bam, mi ritrovo con pericolosissimi istinti omicidi da gestire.

Quindi ricapitoliamo. Giornata orribile, titolo azzeccato, sofferenza a strafottere, istinti omicidi, vita dura per questo romanzo che mi è piaciuto. La recensione inizia qua eh. Mi è piaciuto sì. E’ il classico romanzo con una trama di cui si intuisce qualcosa, scritto in modo da far rinsaldare progressivamente le proprie intuizioni, e alla fine, anche se più o meno capisci che avevi già capito, ti ritrovi sorpreso, perchè ti senti nel libro, ti senti proprio calato nella storia, nella vita dei protagonisti, ti sembra di stare lì con loro, in macchina, sul terrazzo, sull’autobus, ti prende proprio. Ecco sì è un romanzo che ti prende. Ed era da un po’ che non mi capitava.

La fine, non la dirò ovviamente, però l’ho trovata un po’ brusca e sbrigativa. Ma forse non è importante. Ho apprezzato in generale il tema della colpa, che è un argomento che mi sta sempre molto a cuore. Colpa e volontarietà, due cose così legate ma anche così profondamente diverse. E’ difficile convivere con certe colpe, tanto più quando ciò che è accaduto non è successo per volontà nostra; il problema è che più passa il tempo più la volontà ha la meglio sulla colpa, per cui sì non solo è colpa nostra ma l’abbiamo voluto, non abbiamo fatto niente per evitarlo, abbiamo fatto apposta. Argomento spinoso che sento molto mio, mannaggia.

Adoro il nome dell’autrice, non so se sia un nome d’arte o se sia proprio il suo, ma Amabile è un gran bel nome. Dai una che si chiama Amabile la inviti volentieri dappertutto, “Ciao, sono Amabile, posso sedermi?”, trova tu il coraggio di dirle di no, io non ce la farei.



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