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Ambrosia : prevenzione primaria ( 3°)

Creato il 01 settembre 2011 da Andrea21948

 

Come abbiamo ricordato   nel 1999 la Regione Lombardia aveva emanato un provvedimento volto a prevenire la  diffusione della pianta mediante un metodo che prevedeva tre sfalci consecutivi entro al terza

decade di giugno e di luglio e la seconda di agosto.  Constatato l’inefficacia del decreto  nel 2004 riaffrontava il problema  con la pubblicazione di  Linee Guida, che ribadivano sostanzialmente la validità del

metodo previsto dal primo provvedimento , individuando tra l’altro la maggiore infestazione  nelle province di Varese , Milano nord e Pavia  .

Accanto  agli sfalci  ,le linee guida prevedevano l’elaborazione di  manifesti e pieghevoli illustrativi  da parte di ASL ,Comuni ,nonché incontri informativi per aumentare l’attenzione della popolazione al problema .

Dopo  12 anni  la situazione è peggiorata a vista d’occhio !

In realtà abbiamo assistito ad un approccio meramente burocratico al problema ambrosia da parte di Regione ,Asl , Comuni : ognuno ritiene di aver fatto quel tanto che gli competeva !

Ma se l’ambrosia dilaga ed aumentano  persone che si ammalano ,l’assessore regionale alla sanità, i direttori generali delle ASL, i sindaci  non possono dormire sonni tranquilli.

Innanzitutto i sindaci se ne sono lavate le mani ,limitandosi ad ordinanze farlocche ,visto che non sono servite  a limitare la diffusione del polline .

Personalmente ritengo che lo sradicamento della pianta sia meglio dei tre sfalci .

Essendo un problema sanitario che sta dilagando ,ritengo che vada aggredito mediante una seria programmazione che coinvolga Regione  Asl e Comuni .

Innanzitutto occorre una   mappatura delle aree infestate che si costruisce attraverso il costante e puntuale controllo del territorio da parte delle Amministrazioni Comunali i, con l’eventuale supporto delle ASL  e di un agronomo   Tale mappatura deve essere costantemente aggiornata .

Per ottenere un buon risultato occorre coinvolgere i possessori di aree agricole, stradali , singoli cittadini .

A tal fine è indispensabile   cha a livello di ASL vengano promossi momenti di collaborazione e consulenza ai Comuni e interventi di informazione e di educazione sanitaria alla popolazione. 

Devono essere organizzati incontri con le Amministrazioni Comunali e la cittadinanza, così

come corsi di aggiornamento per il personale comunale deputato al controllo del territorio ( polizia municipale ….)   , in modo  che acquisisca nozioni fondamentali per il corretto riconoscimento della pianta

Deve   essere  approntato   del materiale divulgativo sottoforma di manifesti, locandine ed

opuscoli, da diffondere non solo tramite i Comuni, ma anche attraverso gli Ambulatori di

Allergologia, i  Medici di Medicina Generale ed i Pediatri di Libera Scelta e da rendere disponibile

sui siti internet. Il tutto previo incontri con i medici presenti in tali ambulatori .   Questo materiale   ,oltre a   contenere  le modalità di riconoscimento nelle  diverse fasi fenologiche e di differenziazione   rispetto a piante simili, deve prevedere i metodi di contenimento, i sintomi dell’allergia e i consigli comportamentali per soggetti allergici, le figure istituzionali a cui rivolgersi per curarsi o segnalare la presenza della pianta.

Importante è anche il monitoraggio aerobiologico, con la divulgazione dei bollettini come strumento di controllo del territorio, in quanto la concentrazione di polline è un indicatore della diffusione della pianta.

Da ultimo è fondamentale prevedere un momento di sintesi finale con l’analisi dei risultati e

degli eventuali problemi incontrati e la riprogrammazione degli interventi per l’anno successivo.

Siamo coscienti che alcune delle cose elencate siano state realizzate , ma la loro frammentazione e disomogeneità ha portato agli odierni risultati drammatici .

 

Come abbiamo ricordato   nel 1999 la Regione Lombardia aveva emanato un provvedimento volto a prevenire la  diffusione della pianta mediante un metodo che prevedeva tre sfalci consecutivi entro al terza

decade di giugno e di luglio e la seconda di agosto.  Constatato l’inefficacia del decreto  nel 2004 riaffrontava il problema  con la pubblicazione di  Linee Guida, che ribadivano sostanzialmente la validità del

metodo previsto dal primo provvedimento , individuando tra l’altro la maggiore infestazione  nelle province di Varese , Milano nord e Pavia  .

Accanto  agli sfalci  ,le linee guida prevedevano l’elaborazione di  manifesti e pieghevoli illustrativi  da parte di ASL ,Comuni ,nonché incontri informativi per aumentare l’attenzione della popolazione al problema .

Dopo  12 anni  la situazione è peggiorata a vista d’occhio !

In realtà abbiamo assistito ad un approccio meramente burocratico al problema ambrosia da parte di Regione ,Asl , Comuni : ognuno ritiene di aver fatto quel tanto che gli competeva !

Ma se l’ambrosia dilaga ed aumentano  persone che si ammalano ,l’assessore regionale alla sanità, i direttori generali delle ASL, i sindaci  non possono dormire sonni tranquilli.

Innanzitutto i sindaci se ne sono lavate le mani ,limitandosi ad ordinanze farlocche ,visto che non sono servite  a limitare la diffusione del polline .

Personalmente ritengo che lo sradicamento della pianta sia meglio dei tre sfalci .

Essendo un problema sanitario che sta dilagando ,ritengo che vada aggredito mediante una seria programmazione che coinvolga Regione  Asl e Comuni .

Innanzitutto occorre una   mappatura delle aree infestate che si costruisce attraverso il costante e puntuale controllo del territorio da parte delle Amministrazioni Comunali i, con l’eventuale supporto delle ASL  e di un agronomo   Tale mappatura deve essere costantemente aggiornata .

Per ottenere un buon risultato occorre coinvolgere i possessori di aree agricole, stradali , singoli cittadini .

A tal fine è indispensabile   cha a livello di ASL vengano promossi momenti di collaborazione e consulenza ai Comuni e interventi di informazione e di educazione sanitaria alla popolazione. 

Devono essere organizzati incontri con le Amministrazioni Comunali e la cittadinanza, così

come corsi di aggiornamento per il personale comunale deputato al controllo del territorio ( polizia municipale ….)   , in modo  che acquisisca nozioni fondamentali per il corretto riconoscimento della pianta

Deve   essere  approntato   del materiale divulgativo sottoforma di manifesti, locandine ed

opuscoli, da diffondere non solo tramite i Comuni, ma anche attraverso gli Ambulatori di

Allergologia, i  Medici di Medicina Generale ed i Pediatri di Libera Scelta e da rendere disponibile

sui siti internet. Il tutto previo incontri con i medici presenti in tali ambulatori .   Questo materiale   ,oltre a   contenere  le modalità di riconoscimento nelle  diverse fasi fenologiche e di differenziazione   rispetto a piante simili, deve prevedere i metodi di contenimento, i sintomi dell’allergia e i consigli comportamentali per soggetti allergici, le figure istituzionali a cui rivolgersi per curarsi o segnalare la presenza della pianta.

Importante è anche il monitoraggio aerobiologico, con la divulgazione dei bollettini come strumento di controllo del territorio, in quanto la concentrazione di polline è un indicatore della diffusione della pianta.

Da ultimo è fondamentale prevedere un momento di sintesi finale con l’analisi dei risultati e

degli eventuali problemi incontrati e la riprogrammazione degli interventi per l’anno successivo.

Siamo coscienti che alcune delle cose elencate siano state realizzate , ma la loro frammentazione e disomogeneità ha portato agli odierni risultati drammatici .


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