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David O. Russell sarà anche noto per le proprie intemperanza sul set (che lo hanno spesso portato a furiose liti con importanti nomi dello star system), ma se il risultato continua a mantenersi sui livelli che ha raggiunto ultimamente, possiamo anche dire: ecchissenefrega!
Il regista più in voga del momento ha raccolto intorno a sè una collaudata squadra di interpreti: da The Fighter sceglie Christian Bale (là ridotto ai minimi termini, qui invece ingrassatissimo) e una sempre grande Amy Adams; da Il lato positivo si porta dietro Bradley Cooper, la donna dell'anno Jennifer Lawrence e il lusso di una comparsata di Robert De Niro.
La storia è ambientata - con costumi e scenografie molto convincenti - nei tardi anni 70, si racconta di Irving e Sidney (Bale e Adams), una coppia di truffatori di piccolo cabotaggio incastrati dall'agente dell'FBI Richie DiMaso (Cooper) al fine di farsi aiutare nella cattura di alcuni politici corrotti, primo fra tutti il sindaco di una depressa cittadina del New Jersey, Carmine Polito (Jeremy Renner) che vorrebbe far rinascere i fasti della città di Atlantic City (storicamente una mecca per giocatori, mafiosi e contrabbandieri grazie ai suoi casinò e alle bische più o meno clandestine) per creare nuovi posti di lavoro.
Per attrarre il politico, l'FBI si inventa un fantomatico sceicco interessato a finanziare l'operazione. Quando la mafia viene (inevitabilmente) coinvolta nella truffa, Irving si sente ormai perso. Ma in un mondo dove l'apparenza inganna (come recita il controtitolo italiano) chi è truffato e chi è truffatore si capirà solo alla fine.
Fantastiche le scenografie di Judy Becker, collaboratrice abituale di Russell ma autrice anche di quelle - superlative - di Hitchcock; spettacolari i costumi di Michael Wilkinson (300, Watchmen, Tron Legacy, L'uomo d'acciaio, i due Breaking Dawn). Amy Adams dopo diversi ruoli da brava ragazza può finalmente far uscire un lato sexy (che scollature!) sopito quanto efficace, Christian Bale con ventrazza e riporto è semplicemente impressionante; Jennifer Lawrence a ventitre anni dimostra una maturità artistica ormai compiuta.
Alcune scene davvero geniali, fra tutte scelgo quella dove Carmine e Irving al ristorante cantano Delilah con trasporto molto popolare.
L'ottima sceneggiatura è scritta originariamente da Eric Warren Singer con il titolo di American Bullshit e successivamente riveduta insieme al regista. Se gli aspetti estetici legati al periodo di ambientazione e alle trasformazioni fisiche degli attori colpiscono immediatamente l'immaginario dello spettatore, man mano che la trama si dipana fra colpi di scena e sorprese continue, quello che emerge è l'aspetto culturale: i personaggi di American Hustle ingannano e truffano perchè non si aspettano più nulla dal prossimo: nè dallo Stato, nè dai politici, nè dai propri amici. I federali e i magistrati non ricercano la giustizia, ma un posto in prima pagina che li aiuti a far carriera, arrestando politici affaristi che fanno più o meno la stessa cosa. Ognuno pensa solo per sè cercando di emergere come può: un sottobosco culturale dal quale è facile immaginare di vedere spuntare un modello culturale alla Gordon Gekko, avido ed amorale ma a suo modo sincero. Ne riparleremo forse quando uscirà il prossimo The wolf of Wall Street.
Altamente consigliato, due ore e un quarto che riconciliano con il grande schermo. Fortunatamente in periodo vacanziero trovare il tempo non vi sarà difficile.
2013 - American Hustle L'apparenza inganna (American Hustle)
Regia: David O. Russell
Sceneggiatura: Eric Warren Singer, David O. Russell
Musica: Danny Elfman
Costumi: Michael Wilkinson
Scenografia: Judy Becker
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