Intendiamoci, son soddisfazioni.
Credevano di vincere al primo turno, e vanno al ballottaggio.
Credevano, al massimo, di essere in testa al ballottaggio, e invece sono sotto di 7 punti percentuali.
Volevano il referendum personale sul Berlusca, e hanno preso una sberla.
Resta da capire perché.
Cioè, io vorrei poter dire che sono sicura che una mattina i milanesi si son svegliati e han cacciato l'invasor. Però, tra l'averci studiato e il resto, i milanesi un po' mi pare di conoscerli, e mi risulta che in maggioranza siano solidamente e tenacemente di destra. Non lo fanno apposta, ma faccio fatica a credere che il milanese medio, borghese e di mezza età voti volentieri Pisapia.
Chiaramente Pisapia per loro era come il babau, cioè non faceva paura a nessuno, né lui né il suo passato. Come mai? Ma perché anche lui, come i suoi concittadini, ormai è un distinto signore medio, borghese e di mezza età.
L'alternativa è maligna e molto peggiore: è il pensiero che la Lega, coscientemente, abbia fatto come alle Comunali di Venezia 2010, quando votò in massa per il candidato di sinistra facendo perdere il ministroBrunetta che credeva di avere la poltrona già sotto il culetto.
In effetti, a Milano, è solo un'ipotesi: la dimostrerebbe l'incazzatura di Berlusconi, o le desolate ammissioni di Verdini che proprio non se l'aspettava questo risultato (segno che i sondaggi hanno toppato di brutto), o appunto precedenti inquietanti come il caso Venezia.
A smentirla restano i pessimi risultati della Lega dove correva da sola, in roccheforti lombarde come Gallarate, Rho etc.
E tutto sommato sarebbe bello poter pensare che i milanesi, in proprio, hanno dato la spallata al berlusconismo.
Adesso la sinistra ha due settimane per non mandare in vacca il risultato. Forse basterebbe un po' di pragmatismo, di decisionismo, di sano realismo lombardo per vincere.
E, tra parentesi, alla faccia di Casini e di quei giornalisti che ieri, da Mentana, scuotevano la testa dicendo che col radicalismo si vince ma non si governa e non si fanno alleanze, le Primarie finora, quando sono state fatte seriamente (Napoli esclusa, quindi), hanno selezionato:
1) candidati in grado di vincere
2) candidati veramente di sinistra
3) candidati che alla base piacciono, cioè che la base è disposta a votare (allargandosi anche al centro).
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