Il boss nella limousine, le faide fra i clan, gli omicidi nelle Vele, il mercato della droga: il trailer della fiction “Gomorra”, in onda su Sky Atlantic dal 6 maggio, ha già scatenato un putiferio. Al centro della questione, c’è ancora una volta l’immagine di Napoli: è giusto trasmettere una serie che presenta la camorra, il male di questa città, in modo (seppur realistico) così brutale? A difendere “Gomorra” si è subito schierato colui che l’ha ideata, ovvero Roberto Saviano, autore dell’omonimo bestseller: “Centinaia di morti ammazzati. Un’organizzazione violentissima. Voti comprati. La più grande piazza di spaccio del mondo occidentale. E il problema sarebbe il racconto? Questi boss sono visti nelle miserie quotidiane del loro inferno, non come modelli da imitare: guardare alle serie televisive come a un ufficio stampa del male è uno sguardo un po’ superficiale. Capisco la parte per bene di Scampia che soffre nel vedere raccontare il proprio territorio solo con le pistole, ma a loro dico che queste storie, in realtà portano attenzione e risorse“. I registi della serie, Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini, lo hanno definito “un confronto spietato con la realtà. Abbiamo dovuto superare un’enorme diffidenza ma questa è stata un’ottima occasione per molti attori campani di mettersi in evidenza. Questa regione è una fucina di talenti”.
Ma le parole di Saviano e dei registi non sono certo bastate a placare le tante polemiche che si sono scatenate subito dopo l’annuncio della messa in onda di “Gomorra”. Sui social e per strada (in alto i manifesti affissi dall’ imprenditore Giacometti in questi giorni nel quartiere Fuorigrotta: “Gomorra su Sky per l’interesse di pochi… altra “MERDA” sul popolo napoletano… e la politica se ne frega! Vergognatevi tutti!” è scritto) è quasi un coro unanime contro la serie e, tra questi, c’è anche un personaggio molto illustre: Diego Armando Maradona. Il “Pibe de Oro”, in visita a Milano, ha mostrato tutta la sua insofferenza alla vista dei cartelloni che pubblicizzano la fiction: “Incredulo e disgustato per questa orribile pubblicità per Napoli: nessuno difende l’immagine della città”. Il giocatore argentino già si era scagliato contro la produzione per la scelta di chiamare uno dei killer della fiction con il soprannome “Diego Armando Maradona” e minacciò una richiesta di risarcimento dei danni di milioni di euro (idea, però, subito scartata). Anche il prete anti camorra Don Aniello Manganiello, nel programma radiofonico “La Radiazza”, ha spiegato il suo dissenso: “Se l’impianto narrativo è quello dello spot in circolazione questa corre il rischio di fare più danni del colera. Hanno infangato un quartiere comportandosi e comprando la gente a mio avviso proprio come fa la camorra e facendo gli stessi danni. Avevo proposto alla produzione anche personaggi positivi ma loro volevano mettere in evidenza solo il male ed il brutto”.