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Arenaways e altri esempi di italica idiozia

Creato il 07 agosto 2011 da Swelkor

ARENAWAYS E ALTRI ESEMPI DI ITALICA IDIOZIA

Arenaways nacque nel 2006, grazie alla legge sulla liberalizzazione ferroviaria, che almeno sulla carta decretò la fine del monopolio di Trenitalia sul trasporto ferroviario, regalando a intraprendenti imprenditori, quali Giuseppe Arena, la possibilità di offrire ai viaggiatori servizi e prestazioni in alternativa all’unica scelta fino ad allora disponibile. Il sogno è durato qualche anno, difatti ad oggi ArenaWays è in stato di fallimento, poichè una delle tratte principali, la fondamentale Torino-Milano, non ha ricevuto il benestare di Ferrovie dello Stato ad effettuare fermate intermedie tra i due capoluoghi. Suona strano, è vero: fare concorrenza a chi decide come devo lavorare, è possibile? Evidentemente no, ma siamo in Italia, il Paese delle contraddizioni, delle false leggi popolari, delle coltellate alle spalle e dei veleni gratuiti. L’Italia è il Paese dove l’ipocrisia regna sovrana, dove una classe politica privilegiata chiede sacrifici alla popolazione e si aumenta lo stipendio. Una Nazione che non trova un’alternativa credibile ad un Silvio Berlusconi, capace in poco più di un decennio di entrare nella Storia come l’uomo più amato ed odiato dallo stesso popolo, un uomo che ha donato speranze e realizzato leggi ad personam imbarazzanti. Un uomo il cui Governo ha comabattuto la Mafia con arresti spettacolari, pur essendone in stretto contatto da decenni. Un uomo capace a galla tutti i limiti di un’opposizione ridicola, una Sinistra attaccata solo a poltrone e privilegi, incapace di combattere colui che in pratica sta relaizzando i sogni di qualsiasi politico italiano: governare, comandare, guadagnare e fregarsene totalmente di ciò che viene detto e fatto contro di lui. Un Paese civile non ammetterebbe nulla di ciò che sta accadendo in questi mesi, ma l’Italia, il popolo italiano, ha ciò che si merita: treni zozzi, governo inaffidabile, tassazione indecente e classe dirigente da quinto mondo. Flavio Coraglia

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