Nella nuova puntata di Art news, settimanale di cultura e arte di Rai Educazional in onda il sabato pomeriggio su Rai3, la conduttrice Maria Paola Orlandini, inizia il suo intrattenimento con una punta di rammarico: “Viene da sospirare a vedere il Ponte dei sospiri conciato così”! In una Venezia, unica al mondo, il famoso ponte in stile barocco, pensile, completamente chiuso che porta direttamente dal Palazzo Ducale al vicino Palazzo delle Prigioni oggi, è tutto di colore azzurro, con la plastificata immagine di una mega pubblicità che di storico non ha nulla ma, ha tanto di trash e di strategia dei grandi sponsor per uscire dalle forme di comunicazione tradizionale. É un segnale di crisi delle scarse entrate che il “sistema città” sta vivendo e che lo induce a trasformare i suoi storici monumenti in contenitori pubblicitari.
“Melozzo da Forlì. L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello” , Musei di san Domenico dal 29 gennaio al 12 giugno, con
tutte le 12 opere “mobili” di Melozzo da Forlì, più circa 70 opere dal Beato Angelico a Botticelli, dal Ghirlandaio al Bramante, da Paolo Uccello al Perugino, da Piero della Francesca a Raffaello. E’ innegabile la potenza drammaturgica del Dio che si fa uomo e che viene crocifisso nel cristianesimo; è la sua vicenda umana che viene riprodotta in dipinti, statue, mosaici. Quasi un manifesto dell’alleanza tra arte e religione è l’opera di un sommo pittore Melozzo da Forlì. Con questa esposizione, la città di Forlì intende celebrare il suo artista più famoso. Per documentare lo straordinario percorso compiuto dall’artista forlivese, la mostra affianca alle sue opere capolavori degli artisti con cui venne in contatto nel corso della sua formazione. Cuore della mostra, il grande affresco staccato di Melozzo raffigurante papa Sisto IV della Rovere, in atto di nominare l’umanista Bartolomeo Platina Prefetto della Biblioteca Apostolica. Per la prima volta questo capolavoro supremo uscirà dai Musei Vaticani. Si tratta di un evento del tutto eccezionale. E poi angeli biondi che suonano, strumenti diversi, in un’’idea della bellezza incarnata nella gloria e nello splendore delle umane sembianze.E come non parla
re della Madonna da Senigallia, offerta alla vista senza il contenitore che la protegge. Vederla da vicino sopra a un semplice cavalletto, come se fosse stata appena dipinta, suscita emozione e ammirazione, per la delicatezza e l’equilibrio con cui è definita la composizione, con quello spiraglio di luce che filtra dalla finestra e che tocca tutti gli oggetti, e la figura così poetica, nella quale Piero della Francesca riesce ad umanizzare il divino e a divinizzare l’umano. Queste opere significative offrono la testimonianza, della stagione artistica più felice che abbia mai conosciuto la storia del nostro Paese. Una stagione destinata a fruttificare nel tempo.
E parlando di tempo. In tempo di ricorrenze tragiche e festeggiamenti per l’Unità d’Italia viene spontaneo paragonare i tanti aquilani che hanno lavorato e lavorano al dopo sisma ai garibaldini di un secolo e mezzo fa. Ad accomunare gli attuali abitanti di una parte di Penisola e i volontari patrioti di un tempo c’è infatti la stessa voglia di recupero di identità basata sulla forza dei valori, sulla determinazione e sul coraggio.
Una chiave di lettura che piace anche al sindaco di L’Aquila Massimo Cialente, ritornato alla guida del capoluogo abruzzese dopo le dimissioni di inizio mese: “Se con il termine Risorgimento intendiamo il momento in cui una comunità decide di ricostruirsi, mi sembra più che appropriato alla nostra realtà – dice il primo cittadino ospite nello studio di Art News – Solo che dobbiamo rimetterci in corsa, visto che nel 2010 non si è fatto nulla e il tessuto sociale della città inizia a scricchiolare”.
Una voglia di riconoscersi come comunità che non può prescindere dal recupero dell’identità quotidiana, quella che in pratica manca a L’Aquila ormai da ventiquattro mesi: “Ci mancano i riti di tutti i giorni: il bar, la passeggiata, il confronto con gli amici per la strada – conferma Cialente – Me ne sono accorto sulla mia pelle, ed è motivo per cui devo chiedere scusa ai cittadini, proprio il pomeriggio dell’8 marzo quando dopo aver dato le dimissioni ebbi un pomeriggio libero dopo moltissimo tempo. E’ stato lì che ho preso coscienza del fatto che non avevo assolutamente nulla da fare proprio perché non c’era la città attorno”. Bisogna ricostruire insieme, voglio la mia città”.In sostanza i moderni garibaldini, rivendicano il diritto di ricostruire la propria città, un nuovo Risorgimento aquilano è possibile attraverso i soldi e le modalità di finanziamento per le case danneggiate, ma soprattutto grazie alla loro fermezza, alla forza e all’energia di chi ha già affrontato la catastrofe, ed ora con coesione e consapevolezza affronta un nuovo domani.