E’ arrivato anche il momento della rivalutazione degli asini, da sempre considerati solo come portatori di peso, testardi e anche un po’ stupidi.
Ora, cominciamo a vederli da un’altra angolazione: simpatici, lavoratori indefessi, mansueti, di poche pretese e anche come cura per l’handicap e non solo.
E’ l’elogio all’asino, umile e sincero. A rischio di estinzione in un passato recente, oggi gode di ottima rivalutazione, anche per il suo uso nelle terapie assistite con gli animali.
Quando ha paura si blocca. Rimane immobile finché il timore non passa e poi riprende instancabile il cammino. Mai brusco o violento, cerca il contatto con la donna o con l’uomo, tendendo il muso verso la mano. L’asino, a differenza del cavallo, più focoso e fiero, è quieto e affidabile. Tali caratteristiche l’hanno reso un “medico”, in grado di guarire le persone da ansie, attacchi di panico, problemi relazionali e affettivi…
Se la pet therapy e le altre cure basate sugli animali sono praticate da tempo, grazie all’animale, infatti, il paziente ha maggiori possibilità di proiettare le proprie sensazioni interiori e di vivere un’occasione di scambio affettivo, l’onoterapia (dal greco onos, asino) rappresenta una nuova frontiera.L’asino è adatto a persone di ogni età, grazie all’indole non reattiva. In particolare per bambini iperattivi o autistici, ma anche anziani depressi lievi, per persone con scarsa autostima, stressate dall’ansia del giudizio altrui. L’onoterapia, se associata alle cure psicologiche, funziona anche nei casi di disturbi alimentari o di tossicodipendenza.
Ma è adatto anche a chi vuole semplicemente staccare la spina, dalla pressione della vita in città, una fuga rilassante da stress e lavoro, in un ambiente piacevole in campagna.
Non dobbiamo dimenticare che l’asino è al fianco dell’uomo da oltre quattromila anni ed è stato “abbandonato” con l’avvento delle macchine che l’hanno sostituito nei lavori soprattutto agricoli.Possiamo dire che, se non la generazione dei nostri genitori, sicuramente quella precedente alla loro ha vissuto in compagnia dell’Asino.
Insomma dopo il cane, l’asino è sicuramente uno dei primi animali domesticati dall’uomo ed è come se fosse parte integrante del nostro DNA.
La figura dell’asino idealizzato sino ad oggi solo come bestia da lavoro si è dimostrato col tempo invece un animale docile e sensibile.
Come sempre basta ricordare che non è la prestazione o l’uso dell’asino, ma la capacità dell’animale di darci contenuti, l’asino non parla, ma comunica con tutto il suo essere, attraverso la relazione con lui, possiamo trarre vantaggi, basta aprire gli occhi e il cuore per cambiare e migliorare e questo vale anche per tutti gli animali.