Insomma, questa manifestazione l’ho letta come un altro campanello d’allarme, l’ennesimo fronte populista che sproloquia, soffia sul fuoco della rabbia, e della stessa è incubatore. In tutto questo sobillare pulsioni distruttive non c’è nulla di lontanamente positivo, non una proposta condivisibile, non un metodo di ragionamento, non una conoscenza specifica, necessario presupposto per un progresso, ma solo una tendenza al ribasso, condita da una buona dose di ignoranza.
Apprendo or ora che il 21 Giugno si terrà, a Roma, una grande manifestazione, promossa da una rete di associazioni e pagine Facebook, dal nome piuttosto evocativo: “Assedio al Parlamento”.
Tali sedicenti patrioti, scrivono, con incoerenza e illogicità superiori perfino a quelle di Scilipoti, e superate soltanto dalla loro ignoranza, un “programma d’azione” che manco Antonio Ferrer!
L’APPUNTAMENTO PER TUTTI E’ DAL VENERDI’ 21 GIUGNO IN PIAZZA DEL POPOLO DALLE ORE 10,00 E INSIEME PERCORREREMO I 2500 mt CHE CI SEPARERANNO DAL PARLAMENTO E LO ASSEDIEREMO AD OLTRANZA!
L’obiettivo è quello di assediare Montecitorio chiedendo le dimissioni in primis del Capo dello Stato e il ritorno alle urne… sull’esempio dei nostri fratelli e sorelle egiziani, spagnoli e greci. Adesso tocca a noi! Chiederemo le dimissioni di tutti i vertici dello Stato e di tutti quei politici che da oltre 30 anni ci hanno ridotto così, chiederemo un processo ed il risarcimento del danno. Vogliamo un referendum sull’euro e la relativa Sovranità Monetaria, la nazionalizzazione delle banche. La chiusura immediata di Equitalia, tagli immediati alla Casta, l’eliminazione dei notai, del canone Rai, dei finanziamenti ai giornali e del bollo auto. Un reddito minimo per le famiglie sul lastrico. Esenzione dall’Imu per la prima casa. Diminuzione dell’età pensionabile per poter dare spazio ai giovani, impignorabilità della prima casa, della macchina, della pensione e degli stipendi.
Intanto, “i nostri fratelli egiziani”: loro sì che vivevano sotto una dittatura, e qualche ragione in più per fare una rivoluzione ce l’avevano pure! Altrettanto arditamente, siamo accostati a greci e spagnoli, eppure i problemi sono nettamente diversi: sull’altra sponda del mar Adriatico, il bilancio è stato truccato per anni; nella penisola iberica, invece, la crisi è dovuta ad una bolla immobiliare di proporzioni gigantesche, cavalcata con imprudenza dal governo, che, allo scoppio, ha travolto tutto il resto dell’economia. Noi, invece abbiamo un debito pubblico monstre (basti pensare che l’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea a chiudere il bilancio con un avanzo primario dal 1992, e, ciò nonostante, il debito pubblico continua a crescere, perché schiacciato dal costo degli interessi).
Ora, se i problemi sono diversi, logica vuole che anche le soluzioni debbano essere diverse, a meno di non voler analizzare una situazione complessa, non tenendo conto di tale complessità, mistificando e confondendo.
Tali pozzi di scienza, chiedono, inoltre, processo e risarcimento danni per i politici che ci hanno governato negli ultimi 30 anni (tralasciando, tra l’altro, sindacalisti, imprenditori, dirigenti pubblici non meno correi), dimenticando, innanzitutto, che sono stati votati, ripetutamente, e, anche, come funziona la giustizia. Posso capire che l’idea di un processo sommario alla classe dirigente solletichi lo stomaco e la fantasia del cittadino, ma i processi si celebrano solo se c’è un reato, ancora punibile, e tali non sono certo quelli commessi 30 anni fa, assodato che in Italia vigono ancora quei principi di civiltà giuridica quali irretroattività della legge penale e favor rei.
Gli stessi che parlano della “costituzione più bella del mondo”, poi, dimostrano di conoscerla molto poco, nel momento in cui chiedono un referendum su Euro e sovranità monetaria, nonostante l’art. 75 lo vieti chiaramente:
Art. 75: È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Tutt’al più, i moderni Calamandrei dovrebbero proporre una modifica costituzionale, quindi indire un referendum (e che ci sia qualcosa da guadagnarci, da tutto ciò, mi pare dubbio!).
Il resto delle proposte, poi, sono così strampalate che non voglio nemmeno commentarle, ma farò un’eccezione per quella di rendere impignorabili casa, auto, stipendi e pensioni: un esempio da manuale, manuale su come portare al collasso un’intera economia in una mossa sola!
La vulgata comune, infatti, dipinge la finanza come il male assoluto, da evitare manco fosse la peste bubbonica. La verità, però, è che la finanza serve: per comprare una casa, per avviare un’impresa, per investirci, per finanziare ricerca e sviluppo. Non a caso, da più parti si lamenta la carenza di credito, “ossigeno” per le piccole aziende!
E, di grazia, chi mai finanzierebbe centinaia di migliaia di euro, senza avere alcuna garanzia in cambio? Nessuno con un po’ di cervello.
Insomma, questa manifestazione l’ho letta come un altro campanello d’allarme, l’ennesimo fronte populista che sproloquia, soffia sul fuoco della rabbia, e della stessa è incubatore. In tutto questo sobillare pulsioni distruttive non c’è nulla di lontanamente positivo, non una proposta condivisibile, non un metodo di ragionamento, non una conoscenza specifica, necessario presupposto per un progresso, ma solo una tendenza al ribasso, condita da una buona dose di ignoranza.
Tutto quello che c’è disperato bisogno di evitare.