Dopo cinque stagioni consecutive di post-season (2008-2012), per gli Hawks gestiti dal nuovo gm Danny Ferry non sarà una passeggiata farsi strada fino ai playoffs quest’anno. La strategia dell’ex giocatore degli Spurs è però chiara: in poche (anche se “letali” per certi versi) mosse è riuscito a far “espirare” i contratti più pesanti, in modo da poter avere un enorme spazio salariale da investire sul mercato per la stagione 2013-2014.
L’era Joe Johnson in Georgia è terminata: il suo contrattone da 123(!) milioni di Dollari in 6 anni (firmato nel 2010 con gli Hawks) è stato infatti girato ai Brooklyn Nets, che dovranno pagare al giocatore i restanti 89 milioni, in cambio in pratica dei contratti in scadenza di Anthony Morrow, Johan Petro, DeShawn Stevenson e Jordan Farmar, che peraltro ha deciso di accasarsi all’Anadolu Efes Pilsen per le prossime tre stagioni. Gli Hawks quindi hanno sì perso una delle guardie Nba più pericolose in circolazione, ma il loro salary cap non sarà più intasato per le stagioni future. “Iso-Joe” (il suo soprannome, a causa dei numerosi isolamenti che chiede in partita) è stato la stella della squadra per 7 stagioni, ma i suoi numeri erano in preoccupante calo: dai 25 punti di media del campionato 2006-2007, si è passati ai 18.8 della scorsa stagione. Ai Nets trova uno dei migliori playmaker della Lega come Deron Williams, ma se le sue cifre caleranno ancora, il popolo newyorkese si ricorderà più del suo esagerato contratto che delle sue sempre pur buone statistiche.
L’operazione “svuotiamo il cap” ha trovato il secondo momento con la trade che ha portato l’eterna promessa incompiuta Marvin Williams, e il suo rimanente salario di 15 milioni di dollari per altri 2 anni, agli Utah Jazz, in cambio di Devin Harris, che non ha sfruttato le chances da titolare nell’era post Deron Williams nella terra dei mormoni. Harris probabilmente si fermerà solo questa stagione agli Hawks, anche a causa della presenza della stella nascente Jeff Teague, per cui anche questo movimento è da considerare nell’ottica della “pulizia” contrattuale.
Ma passiamo a chi è rimasto sotto la guida di coach Drew per questa stagione. I punti fermi restano Josh “J-Smooth” Smith, Jeff Teague e Al Horford, pienamente recuperato da un brutto infortunio al pettorale che gli ha fatto perdere praticamente tutta l’annata scorsa. Per Josh questo è l’ultimo anno di contratto (a 13 milioni di $), e i suoi numeri da All Star ( 18.9 ppg + 9.6 rpg, inspiegabile la non convocazione all’ultima partita delle stelle) potrebbero naturalmente salire, dato che sarà la punta di diamante della squadra dopo la partenza di JJ. Il rinnovo però pare essere difficile: gli Hawks avranno tutti i soldi necessari per rifirmarlo, anche a cifre fantascientifiche, ma questa non sembra essere la volontà del giocatore, che vorrebbe trovare una franchigia con possibilità di ambire al titolo.
L’unica sicurezza per il futuro di Atlanta sembra perciò essere Horford, con contratto in scadenza nel 2016. Con la partenza di Howard verso Los Angeles, il figlio di Titone diventa automaticamente il miglior centro della Southeast Division. I numeri sono molto buoni (in carriera, 12.8 punti e quasi 10 rimbalzi di media), il solito punto di domanda riguarda le condizioni fisiche: lo strappo al pettorale è stato parecchio serio, ma nelle tre partite di post-season giocate contro i Celtics aveva già dimostrato di non aver perso colpi.
Chiude il tridente il play ex Wake Forest Jeff Teague, classe 1988 ma con già 3 anni di esperienza nella Lega. Nell’ultima stagione coach Drew gli ha concesso molto spazio, e Jeff lo ha ripagato con un andamento regolare che fa promettere molto bene per il futuro. Nei playoffs ha sofferto molto Rajon Rondo, ma le prospettive sono rosee. A Chicago si augurano che il fratello minore, Marquis Teague, possa avere lo stesso percorso di crescita.
Oltre alle illustri partenze di JJ e Marvin Williams (e Kirk Hinrich, figliol prodigo ai Bulls) c’è anche stato qualche colpo in entrata messo a segno da Ferry: è arrivato infatti uno dei candidati al titolo di sesto uomo dell’anno 2011-2012, Lou Williams, che ha firmato un multiyear deal. L’ex 76ers diventerà con molta probabilità il back up di Teague (Devin Harris faticherà a trovare minutaggio?) ma andrà ad occupare anche il ruolo di guardia a discapito del titolare Anthony Morrow, che sarà comunque fondamentale per le manovre offensive degli Hawks, ed è l’unico giocatore del blocco ex Nets che potrà avere un serio impatto.
La panchina, tranne per Lou Williams, non è che sia cosi “intrigante”. Oltre ai già citati Petro e Stevenson, ne usciranno il veterano e idolo dei tifosi Zaza Pachulia (molta legna, soprattutto in difesa), Kyle Korver, firmato per un anno, che si giocherà il posto da titolare con Morrow; Ivan Johnson, che se non mostrerà altri “medi” ai tifosi avversari potrebbe tornare utile, e la guardia rookie ex Vanderbilt, John Jenkins, uno dei migliori tiratori usciti dall’ultimo draft NBA.
Su questi Hawks c’è quindi un’ombra di pessimismo, non tanto per questa stagione, che è di pura transizione, ma in special modo per la prossima, se la squadra dovesse perdere la vera stella che per anni ha calcato il parquet della Philips Arena, Josh Smith. La situazione delicata dovrà essere gestita da Ferry, ma per dei “falchi” vincenti bisognerà aspettare ancora a lungo.