Autoctono si nasce
Il vino è una continua scoperta. È un viaggio sentimentale, emotivo. Bianco o rosso, il vino è viaggiare, conoscere il territorio, un’area geografica, una cultura, storie ed aneddoti. L’associazione Go wine ci ha di recente offerto l’occasione per questo viaggio con Autoctoni Si Nasce, libro edito da Gowine Editore ed evento itinerante che ha toccato Milano lo scorso 23 Gennaio.
Un banco d’assaggio aperto agli eno-appassionati, un viaggio nell’Italia del vino dove, per esempio, scopri – grazie alla presenza del Consorzio Vini Tipici di San Marino – che anche nel piccolo stato tra Romagna e Marche puoi trovare la Ribolla… come in Veneto ed in Friuli ma che non è lo stesso clone. Un clone diverso che dà vita al Roncale (noi abbiamo assaggiato il 2011), un vino bianco, pulito e piacevolissimo per freschezza.
E che per esempio la Passerina, vitigno autoctono di Marche e Abruzzo, esiste anche in quel del Lazio ma è Puntunata come quella utilizzata da Pileum, cantina del frusinate che produce il Valle Bianca, profumato blend 60-10-40 di Passerina, Trebbiano e Malvasia.
O ancora che la Grenache (che ho sempre pensato essere protagonista della tradizione enologica dei nostri cugini d’Oltralpe) ce l’abbiamo anche noi e che la chiamiamo Granaccia . Noi abbiamo apprezzato la Granaccia IGT Colline Savonesi di Innocenzo Turco. Vinificata in purezza, un breve passaggio in botte che al naso sprigiona sentori marini quali lo iodio e che ci ha fatto pensare che ci sono casi in cui abbinare un rosso a del pesce non è azzardato. Grenache che troviamo anche in Sardegna sotto il nome di Carignano (la Rete poi ci parla anche di altri pseudonimi sempre in Sardegna con il Cannonau e tra gli altri anche in Sicilia con l’Alicante).
Tra i vitigni autoctoni, da sempre adoro il Timorasso: vino bianco dai profumi di fiore e di frutto delicato e forte insieme. Di struttura, capace di invecchiare, è vitigno del tortonese e dell’Alessandrino. Pochi i produttori e tra questi Claudio Mariotto è uno dei suoi interpreti più appassionati. In degustazione nella serata Gowine i suoi Derthona e Pitasso: il primo con una mineralità capace di virare nella delicatezza della camomilla e poi della susina matura per poi lasciare in bocca noce e mandorla tostata; il secondo più balsamico e rotondo. Ma la vera sorpresa per me è stata la sua interpretazione della Freisa, altro vitigno autoctono piemontese generalmente declinato rosso frizzante. Non il suo Braghé 2010, ferma e fresca, con tannini e struttura, dolceamara che vira sull’aromatico. Una sorpresa capace di cambiare le mie prospettive degustative, poco inclini alla freisa nella sua accezione frizzante.La serata si è confermata sorprendente. Voglia di salire in macchina e girare l’Italia per farsi inebriare da profumi e vini. Idealmente on the road siamo stati in Friuli, vicino a Trieste, con il Venezia Giulia IGT Vitovska 2010 di Zidarich, vino naturale, del territorio, sapidità, freschezza e menta. In Umbria da Cantina Cardeto, cantina sociale di Orvieto, per assaggiare il suo Grechetto minerale, frutta secca di nocciola. E poi nella Marche in una cantina dal nome fortemente evocativo: Conte Leopardi Dittajuti dal Conero con il suo Rosso Conero Pigmento Riserva 2009: Montepulciano in purezza, 20 mesi in barrique nuove, equilibrato e persistente, ciliegie, marasca, denso come marmellata di prugne in bocca, richiama arrosti, brasati, selvaggina.
Dall’Adriatico al Tirreno e poi dritti a sud, siamo arrivati fino a Furore, in provincia di Salerno per il Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva 2010 di Marisa Cuomo: uvaggio 30-30-40 di Fenile, Ginestra e Ripoli. Vigne esposte al sole e al mare, uve surmature che danno vita ad un vino dal colore giallo carico e oro, in bocca Mediterraneo e frutta esotica, albicocca, frutta secca e canditi… tutta l’uva matura del sole del Sud.