I disegni dei bambini
E’ venerdì sera e Giulia deve fare un disegno per la maestra perché il sabato mattina è il giorno dedicato all’arte nella sua classe. La scuola è in un edificio vecchio e un po’ rotto ma molto molto efficiente con due aule di artistica dove si indossa uno speciale grembiulino per sporcarsi senza pensieri.
A Giulia piace disegnare e si impegna molto anche se lo vede che il suo cavallo non è proprio come quelli veri e nemmeno come quelli delle foto. La maestra però dice che si va a scuola proprio per imparare. La maestra dice anche che ci sono mille modi diversi per disegnare le stesse cose… C’è anche qualcuno famoso che ha disegnato dei cavalli blu!
C’è una cosa pero che Giulia non capisce ed è perché qualcuno le corregga i suoi disegni la notte.
Succede sempre così, lei lascia il disegno nell’album vicino alla cartella e la mattina successiva ritrova tutto in ordine, ma quando apre l’album i suoi cavalli hanno il collo più lungo e gli occhi più grandi, le bimbe sono molto più belle e hanno tutte i capelli rossi e lunghi.
Giulia non la capisce, la fatina del disegno, perché mi fa questo? -Si chiede- Sono brutti i miei disegni? Si, forse lo sono, ma non per me. Sono i miei e vanno bene così. Lo dice anche la maestra.
La fatina dei disegni non e’ come tutte le altre fatine: forse anche lei, a suo modo, vuole aiutare Giulia a crescere, ma non lo sa fare bene-almeno così pensa Giulia.
Ogni volta che la maestra incoraggia Giulia, lei si sente più fiduciosa, trova il coraggio di sperimentare, si mette serena davanti al foglio bianco.
Ogni volta che la fatina dei disegni aggiunge una lentiggine rossa, una ciglia morbida, una chioma riccia ai suoi disegni, Giulia sente le sue mani diventare pesanti e rigide. Svogliate e pigre. Pigre e lente.
E in quei momenti l’ unica parola che le riesce bene dire è “no”. “No” è una parola pigra, è breve e facile da dire.
Giulia dice “No”- se la mamma le chiede di preparare la tavola. “No”, se suo fratello più piccolo le chiede come si scrive una parola. “No”, se la maestra le propone una nuova attività.
Il “no” che vorrebbe dire davvero però non lo da dire: come si da a dire “no” ad una fatina invisibile che sta sveglia di notte? Quel “no” che non riesce a dire le si ferma in gola e trasforma in “no” anche le altre parole. E anche la sua faccia è buia e triste proprio come quel “no” di rabbia che non trova la via di uscita.
Finché, un giorno, Giulia riesce a parlarne con la mamma.
-Perché hai quella faccia Giulia?
-Perché devo fare un disegno per scuola e non mi va.
-Ma perché? Ti piaceva tanto disegnare una volta..
-Una volta sì! Prima che la fatina…
-La fatina? Che fatina?
-Mamma, devi sapere che c’è qualcuno, una fatina forse, che di notte corregge tutti i miei disegni. Ed è brava, è così brava che io ho capito che non diventerò mai così brava e allora non ho più nemmeno voglia di provarci…
Quel giorno la mamma rimase in silenzio. Non sapeva cosa dire. Poi con un filo appena di voce riuscì a rassicurare la piccola Giulia:
“Vai pure a fare il tuo disegno ora, ci parlerò io con la fatina del disegno e vedrai che non ti correggerà più”.
Giulia si senti subito meglio. Dette un bacio alla mamma e corse a prendere i figli bianchi e i colori. Non sapeva come avrebbe fatto la sua mamma a parlare con la fatina, o cosa la fatina avrebbe fatto da quel giorno un poi. Lei decise di disegnarla che disegnava fiori dei prati. Le sembrò proprio un buon mestiere da far fare ad una fatina così brava a disegnare. C’è sempre bisogno di qualche fiore in più, pensò Giulia!
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