Magazine Poesie
Erano ormai settimane che lavoravo a questo caso che mi aveva stravolto l’esistenza. Già! Tutto quello che sapevo si era sgretolato durante una notte ed i miei peggiori incubi erano diventati reali.
Come posso dirvelo? Mi prenderete per pazza, ma sono qui solo per mettervi in guardia. Forse potrei iniziare dicendo che tutto è iniziato in una fredda notte d’autunno quando, ormai, avevo finito di lavorare su una scena del crimine. Come, forse, avrete capito sono una poliziotta e mi occupo di casi di omicidio e posso dirvi che tanto terrore serpeggia in questo momento per le vie di Napoli.
Non sono le classiche bande di ladri o i soliti clan mafiosi che sporcano le strade col sangue di poveri innocenti.
No! Questa mia storia ha qualcosa di incredibile, di straordinario.
Io ai vampiri non ho mai creduto e neanche ci crederei se una notte un giovane ragazzo non mi avesse detto che qualcuno voleva parlarmi.
E’ da quella notte che tutto è cambiato.
Sono diventata la serva umana del loro capo e lui mi ha raccontato che tutte le vittime del mio caso sono i servi dei suoi vampiri. La paura sta strisciando fra di loro e lui non è più in grado di dare loro sicurezza.
Ma cosa potevo fare mai io, povera umana? Che potere avevo su questo caso? Come avrei potuto aiutarlo? E’ vero che scoprire l’assassino è mio compito, ma lavorare per lui mi terrorizzava, anche se inizialmente avevo pensato che fosse semplicemente un pazzo che amava indossare abiti antiquati ed eleganti.
Avevo tentato di dirgli che sarebbe stato meglio per lui e per la sua gente trovare una persona più “adatta” ma a nulla erano valse le mie parole e la mia logica schiacciante, mi aveva praticamente avvolto con le sue braccia e mi aveva imposto il primo marchio donandomi qualche capacità speciale. Ora me ne mancano solo altri due per diventare a pieno titolo un vampiro.
Ora mi trovavo ad osservare un’altra vittima. Il cadavere era di una ragazzina che doveva avere al massimo diciassette anni. Era stesa, pallida e nuda, su un manto di terra umida all’ombra degli alberi del fitto bosco.
Aveva i capelli neri, lunghi e ricci incrostati di terreno e foglie. Sul collo, sul polso del braccio destro e sul seno sinistro c’erano i segni di morsi circondati da un livido violaceo che andava man mano sfumando.
“Chi l’ha scoperta?” chiesi al mio collega che era accanto a me.
“Dei ragazzi che vengono qui, sai per drogarsi o qualcosa del genere. Scavalcano il cancello e, con il favore della notte, si intrufolano fin dentro al bosco dove –lontano da sguardi indiscreti- fanno quello che gli pare. A volte fanno anche sedute spiritiche, ho trovato tutto il materiale in quella zona” ed indicò un punto in mezzo agli alberi.
“Uno di loro dice di conoscere la vittima e vuole parlare solo con te”.
“Bene. Digli di aspettare, sarò subito da lui”.
Guardai di nuovo la vittima e mi inginocchiai sul terreno umido, che mi bagnò le ginocchia e mi sporcò i blue jeans. Osservandola da quella distanza notai qualcosa all’interno della gamba. La divaricai e notai un altro morso.
“Come è morta?” chiesi mentre osservavo le due trafitture.
“Per dissanguamento”.
“Davvero?!” dissi per nulla sorpresa.
Tutti le vittime precedenti erano state morse dai vampiri e praticamente “bevute” fino all’ultima goccia. Io già conoscevo il responsabile di tutto questo, anche se non l’avevo mai visto in volto. Tante volte mi era apparso in sogno e mi aveva mostrato il luogo dove aveva perpetrato il massacro di poveri ragazzi indifesi.
“Proprio come le altre vittime” continuò il mio collega. Lui era all’oscuro di tutto quello che mi stava succedendo negli ultimi tempi ed era molto meglio così. Non volevo trascinarlo nel gioco perverso dei vampiri solo per essere aiutata.
Sì, era un ottimo poliziotto, era mio amico, non credeva ai vampiri ed era meglio che rimanesse così!
Contai i morsi e, come sempre, ne erano cinque. Sospirai sentendo la stanchezza pesare sulle mie spalle come un masso gigantesco. Stesso modus operandi e quindi stesso sospettato. Solo che i sospettati erano cinque se non di più.
“Cosa c’è?” mi chiese il collega strappandomi ai miei cupi pensieri.
“Niente, stavo solo pensando”.
Mi rialzai senza mai distogliere lo sguardo dalla ragazza.
“Ha avuto rapporti sessuali?”.
“Sì, qualche ora prima di morire ma credo che non ne ricaveremo nulla come nelle vittime precedenti”.
“Chi è la vittima?” continuai.
“Il ragazzo non vuole dirlo a nessuno di noi, ha detto che ne parlerà solo con te” disse aggiungendo maggior enfasi alle ultime parole.
“Okay” risposi e gli lanciai un sorriso. “Andrò a parlargli”.
Prima però di muovermi e distogliere così lo sguardo dalla vittima, recitai una preghiera per lei come mi aveva insegnato mia madre e come avevo ricominciato a fare proprio nelle ultime settimane.
Quando terminai la mia piccola prece, superai il nastro giallo che delimitava la scena del crimine e mi diressi verso il gruppetto di ragazzi che sostava accanto ad un albero. Alcuni di loro, appena mi videro, si allontanarono, ormai erano stanchi di ripetere sempre la stessa cosa a poliziotti diversi ed io non avevo nessuna domanda da fare a loro.
“Ciao Andrea” dissi rivolta al ragazzo che mi interessava. Lo conoscevo perché era stato proprio lui ad avvicinarmi a Miguel ed al suo gruppo di vampiri e poi mi aveva rifornito di pallottole, crocefissi d’argento ed acqua santa.
“Ancora non hai smesso di drogarti?”.
Mi guardò con i suoi occhi nocciola cerchiati da uno strato scuro di occhiaie. Guardandolo bene, notai che non era sotto l’effetto di una dose di droga, anzi era molto più che lucido.
“Ci sto provando ed una persona ha iniziato a prendersi cura di me così da potermi liberare definitivamente da questa schifezza”.
“Chi è? Juanita, Bernardo, Diego?” chiesi elencando il nome di alcuni vampiri. La cosa strana era che si prendevano cura dei ragazzi sbandati dandogli un lavoro ed un tetto sulla testa. Solo che alcuni di quei poveri ragazzi diventavano i loro servi umani, come era capitato a me ed allo stesso Andrea.
“Sono molto contento che tu abbia iniziato a collaborare, agente Fusco” disse e prese una sigaretta dal pacchetto che teneva in una tasca del giubbino. “La ragazza si chiamava Maria Russo. Era la compagna di Bernardo”.
Cavolo! Il ragazzo vampiro aveva un cuore!! Quel bastardo per poco non mi aveva spezzato la spina dorsale al nostro primo incontro.
Beh! Dovete sapere che i vampiri non amano i poliziotti e ancora non ho capito il perché.
Quando mi vide la prima volta, la sua prima reazione fu quella di buttarsi contro di me e darmi un pugno sul naso, poi mi scaraventò contro un muro. Se non fosse stato per Miguel, sarei rimasta paralizzata. Ed ora cosa scoprivo? Che anche lui aveva dei sentimenti e soprattutto amava qualcuno.
Ho sempre creduto che i vampiri non provassero alcuna emozione, consumati solo dalla loro sete insaziabile.
Gli stessi sentimenti che provava Miguel nei miei confronti erano ancora un mistero per me. Sì, mi piaceva e forse lo amavo anche, ma potevo mai stare con un mostro succhiasangue centenario?
“Hai per caso visto chi è stato?”.
“Il corpo era già lì”.
Mi scostai i capelli dal viso. “Grande” sussurrai.
“Credo che dovrà chiamare Miguel e parlargli della nuova vittima. Lo sai che lo stai facendo infuriare? Dice che ci stai mettendo troppo tempo e troppi cadaveri sono stati seminati in giro”.
Sentii la rabbia ribollirmi nel sangue. Nel timore di prendermela con Andrea, lo lasciai lì con i suoi compagni. Avevo bisogno di allontanarmi dalla scena del crimine e da tutta quella gente per chiarire i miei pensieri.
Quando fui abbastanza lontana da non sentire più nessuna voce, iniziai a mettere ordine nella mia mente. Una folata di vento freddo mi fece stringere di più nel mio giubbino. Tutto il bosco era avvolto dalla foschia che galleggiava nell’aria come un fantasma.
Feci qualche altro passo per riscaldarmi quando davanti a me si materializzò una figura scura. Era avvolta in un mantello nero ed il volto era un pozzo nero: come se tutta l’oscurità della notte si fosse condensata lì per nascondere l’identità della figura misteriosa.
Sentii il suo potere strisciarmi sulla pelle come una corrente gelida che mi procurò un brivido lungo la spina dorsale. Il cuore iniziò a martellarmi nel petto all’impazzata. Mi guardai intorno alla ricerca di un mio collega ma la nebbia fitta mi impediva di vedere al di là del mio naso. Era come se fossi stata tagliata fuori dal mondo!
“Oh! Povera Lisa, non voglio farti nulla” disse una voce che sembrava antica come il mondo. “Voglio smettere questa guerra con Miguel”.
“Quindi niente più omicidi?” chiesi cercando di mantenere la calma.
“Sì, niente più morti”.
“Perché hai fatto tutto questo?”.
Rise e la sua risata risuonò come una gelida eco che si prolungò per qualche minuto prima di spegnersi in silenzio.
“Miguel, si tiene troppe cose dentro” disse e fece un passo verso di me. Portai una mano verso la pistola, così, nel caso di un suo passo falso, l’avrei sfoderata e avrei fatto fuoco.
“Non dimenticare che sono molto vecchio e le pallottole d’argento ormai non mi fanno più nulla”.
Il fatto che mi avesse letto nel pensiero mi fece gelare il sangue. Rabbrividii!
“Io voglio ammazzarlo per non rivelare all’intera umanità la nostra esistenza, mentre lui invece, sai, vuole il contrario”.
“Sì, solo che c’è una grande differenza tra lui e te”.
“Quale?” domandò e mi si fece più vicino.
“Che tu ammazzi la gente e lui questo non lo vuole. Ama ancora gli esseri umani e beve solo il sangue che gli è necessario. Anche i suoi vampiri lo imitano”.
“Hai ragione, io sono un perfido e crudele vampiro. Sono diventato così perchè disprezzo gli esseri umani” disse alzando la voce e proruppe in un’altra tremenda risata.
Alzò una mano e si tolse finalmente il cappuccio dalla testa. Rimasi di stucco nel vederlo. Da tempo cercavo di capire chi fosse e lo stesso valeva anche per Miguel, che ancora non aveva capito quale dei suoi rivali lo stesse sfidando. Eh, sì!
I vampiri hanno così tanti nemici che a volte possono dimenticare i loro volti ma mai i loro nomi.
“Mi chiamo Edgar” disse.
La cosa che mi sconvolse di più fu il suo viso. Era deturpato da cicatrici dovute all’acqua santa. I capelli neri e lunghi come velluto le mettevano in risalto e gli occhi azzurri sembravano specchi d’acqua in cui immergersi.
“Digli che desidero incontrarlo al <<Bacio di sangue>> alle 23 in punto. Mi raccomando, voglio che ci sia anche tu a questo rendez vous”.
In un attimo, come se qualcuno spegnesse e poi riaccendesse la luce, mi fu davanti. Mi abbracciò e posò le sue labbra morbide sulle mie, esercitando una leggera pressione. Quando si staccò da me scomparve in un attimo e così anche la foschia si dissolse. Rimasi lì ferma, confusa e stordita.Erano appena passate le sette di sera e la notte aveva ricoperto il cielo con un nero manto cosparso di stelle d’argento. Mi trovavo nel mio ufficio, avevo appena finito di compilare dei rapporti e stavo guardando oltre la finestra. Chiusi gli occhi, concentrai il respiro e mi allontanai da quel luogo.
“Miguel?” Chiamai.
“Sì, Lisa”. Disse una voce calma e sommessa con uno spiccato accento spagnolo, elegante ed antiquato.
“Il tuo rivale, Edgar, intende vederti al <<Bacio di sangue>> alle 23 in punto e vuole che all’incontro ci sia anch’io”.
“Avevo il sospetto che dietro tutto questo ci fosse lui ma non potevo credere che… Bene, Andrea ti porterà qualcosa di adatto da metterti”.
“Chi è Edgar? Perché ha il viso coperto di cicatrici?“.
“E’ un aristocratico inglese del XV secolo, siamo sempre stati in conflitto per ogni cosa. Ha il viso deturpato perché glielo bagnai di acqua santa nel nostro ultimo scontro: due secoli fa. Aveva ucciso la mia compagna”.
La comunicazione telepatica si interruppe senza alcun preavviso, come succedeva sempre, ed io ritornai anche mentalmente nel mio ufficio. Mancavano solo tre ore all’appuntamento e già mi assaliva l’ansia.
Quando finii di lavorare, tornai a casa, feci una doccia e verso le dieci venne Andrea con una grande borsa ed un abito appeso ad una gruccia.
“Miguel ha detto di indossarlo senza fare troppe domande, io ti aspetto qui fuori” disse chiudendo la porta della mia camera da letto.
Mi tolsi la vestaglia ed indossai il vestito rosso. Avevo gran parte della schiena scoperta e lo spacco, invece, lasciava scoperte le gambe. Aprii la borsa e trovai un paio di scarpe dello stesso colore che subito indossai.
Decisi di lasciare i capelli sciolti, al naturale, ma fui costretta a truccarmi almeno un po’ per coprire lo stress delle ultime ore. Quando finalmente fui pronta erano già le dieci e mezza. Era un record di lentezza per me, di solito in cinque minuti ero più che pronta per affrontare qualunque appuntamento: d’amore o di lavoro.
“Sei bellissima”.
“Già” dissi ed aggiunsi una fondina sulla gamba per portarmi almeno una pistola ed una guaina per un pugnale d’argento. Al collo avevo messo un crocefisso d’argento che esaltava maggiormente la profonda scollatura del vestito.
“Ora andiamo?”.
“E’ in casi come questi che la cosa che desidero di più al mondo è essere un vampiro”.
“Mmm… smettila” dissi irritata ed anche divertita.
Uscimmo da casa e salii sulla sua macchina. Il <<Bacio di sangue>> era un teatro gestito da Miguel dove recitavano i suoi vampiri. Si trovava in una zona quasi dimenticata, buia, ma comunque era frequentato da tanta gente.
L’insegna al neon brillava di una luce bianca accecante mentre una grande bocca rossa -con dei canini lunghi sporchi di sangue- decorava il resto dello sfondo. Andrea ed io entrammo dalla porta che dava nei camerini e vidi alcuni vampiri di Miguel truccarsi ed indossare abiti finemente ricamati ed alquanto eleganti.
“Che commedia reciteremo?” chiesi, comprendendo che anch’io avrei avuto una parte in una tragedia annunciata da tempo e finalmente giunta al suo epilogo.
“Non lo so, io non sono ammesso allo spettacolo” disse Andrea, che uscì subito dopo lasciandomi sola con i vampiri.
Dopo un po’ fummo tutti pronti per uscire sul palco che era molto grande. La scenografia era costituita da case gotiche e chiese nello stesso stile. C’erano alberi, piccoli giardini e le vie erano piene di lampioni che spandevano una luce dorata su tutti noi.
Sentivo il mormorio eccitato degli spettatori, che erano avvolti dall’oscurità calata in sala non appena avevamo fatto la nostra apparizione sul palco. Miguel si trovava su una predella, indossava un mantello nero, che gli lasciava scoperto solo il braccio sinistro, una camicia blu, pantaloni di pelle nera e stivali di cuoio. I lunghi capelli biondi erano un ammasso di ricci che ricordavano la schiuma marina, sul volto lungo portava una maschera nera. Quando mi vide protese una mano verso di me.
“Vieni -mi sussurrò-Sarai la mia dama”.
Afferrai la sua mano e salii sulla pedana seguita da alcuni di loro che si misero ai lati di Miguel. Edgar uscì dall’altra parte del palcoscenico. Era vestito completamente di bianco. I suoi vampiri, che erano più di cinque, uscirono da dietro le sue spalle e digrignarono le lunghe zanne verso di noi.
I vampiri di Miguel proruppero all’unisono in un ruggito selvaggio e si schierarono davanti al loro capo per proteggerlo, mentre lui si voltava verso il pubblico e faceva un breve inchino.
“Buonasera signori e signore” disse con voce accattivante. “Questa sera due vampiri si contenderanno il posto di sovrano su questa bellissima città”. Guardò verso il pubblico che iniziò subito ad applaudire. “Se vincerò io, tutto il mondo verrà a conoscenza dell’esistenza dei vampiri; se vincerà lui, le cose rimarranno immutate e lui continuerà a spargere sangue e morte”.
Gli applausi divennero molto forti mentre l’eccitazione delle persone cresceva a dismisura.
Miguel rivolse di nuovo la sua attenzione ad Edgar, che aveva superato i suoi vampiri e si era messo al centro della scena. Miguel, con un balzò felino, saltò dalla pedana, il mantello svolazzò per un attimo primo di ricadere liscio sulle spalle del suo proprietario, e si pose davanti ad Edgar.
I due inizialmente ringhiarono come cani inferociti, poi ritornarono seri e continuarono a fissarsi intensamente. Edgar alzò una mano e poi la calò velocemente ed i suoi vampiri attaccarono quelli di Miguel. Uno di loro mi venne addosso e cercò in tutti i modi di mordermi.
Sfoderai la mia Beretta 9mm e gli piantai un proiettile dritto in gola. Il dolore fu così intollerabile per lui che in un attimo si scostò da me ed io, nel modo più veloce consentitomi dai miei scarsi poteri, estrassi il pugnale d’argento e gli tagliai la testa con un unico gesto della mano. Il corpo, privato della testa e a contatto con il nobile argento, prese fuoco in un attimo e si ridusse in cenere.
Un pezzettino della mia coscienza avvertì, in quel caos generale, gli applausi della gente: come povere bestie destinate al macello, ancora non avevano compreso che quello che avveniva su quel palco era vero e che in ballo, in quella lotta senza quartiere, c’era il loro futuro di esseri umani.
Senza che me ne accorgessi, un altro vampiro stava correndo verso di me. Mi girai e sparai altri due colpi per bloccarlo, poi saltai anch’io dalla predella e gli staccai la testa. Anche questo prese fuoco. Dovetti allontanarmi il più possibile per non bruciarmi.
Un braccio possente mi prese per le spalle e qualcuno mi morse sul collo.
Avendo ancora il pugnale in mano, glielo piantai in un ginocchio. Urlò per il dolore.
Mi divincolai dalla sua stretta e stavo per sparargli quando ricevetti un pugno alla base della schiena che mi fece volare la pistola dalle mani.
“Ora non siamo più tanto spavaldi, eh, ragazzina?!” disse il vampiro che mi aveva colpito alla schiena.
Mi girai di scatto per difendermi ma mi assestò un colpo al viso che mi fece cadere per terra. Il dolore iniziò a pulsare nella testa e davanti agli occhi iniziarono a danzare piccole macchie di luce.
Il vampiro aveva preso il mio pugnale e con esso mi trafisse all’addome.
“Cosa provi?” disse ed un ghigno si formò sulle sue labbra.
Sentii un urlo: “No!”.
Mi voltai e vidi Miguel che guardava verso di me. Aveva il volto coperto di sangue ed Edgar, con la forza del suo potere, approfittò della sua disattenzione per scaraventarlo dall’altra parte del palcoscenico.
Iniziò ad avanzare verso di me mentre sentivo che, insieme al mio sangue, defluiva anche la mia vita.
“Mi dispiace tantissimo Lisa, mi piacevi tanto” disse una volta inginocchiato accanto a me.
Con le poche forze che avevo mi alzai e mi aggrappai a lui per sussurrargli una cosa all’orecchio.
“Invece, io ti ho sempre odiato”.
Mi sfilai la lama dalla pancia e gliela conficcai nel cuore.
Gridò, mentre gli premevo il crocefisso sul petto.
Finalmente tutto cessò.
Uno dei vampiri di Miguel mi allontanò da Edgar, mentre il suo capo finalmente gli recideva la testa ed il corpo iniziava a bruciare.
Tutta la scena, ad un tratto, iniziò a sbiadire, come se stesse perdendo i suoi contorni definiti assumendo l’aspetto di un incubo che a poco a poco svanisce al nostro risveglio dalla mente.
“Maestro, sta perdendo i sensi, sta morendo” urlò una vampira.
Vidi il viso di Miguel sul mio, si tolse la maschera ed i suoi occhi, verdi come i prati delle foreste, mi guardarono tristi, pieni di dolore e sofferenza. Aveva cercato tante volte di farmi cadere ai suoi piedi, ma avevo sempre rifiutato.
Non avevo nessuna voglia di legarmi ad un vampiro, anche se ero diventata la sua serva umana.
“Cerca di resistere, niña”.
Si abbassò su di me mentre io chiudevo gli occhi perché le forze mi venivano meno. Sentii il suo respiro caldo sul mio collo e poi le sue labbra che si schiusero in un bacio. Poi avvertii le zanne dure che mi bucavano la pelle.
Il dolore per un attimo si diffuse nel mio corpo ma era diverso dal dolore delle ferite che già mi tormentavano, e poi scomparve.
Succhiando mi strinse ancor più forte a sé. Una dolce sensazione si impadronì di me, mentre un forte piacere invase il mio corpo. Quando riaprii gli occhi, Miguel si era fatto un taglio sul polso e mi chiedeva di succhiare il suo sangue.
Dopo averlo bevuto, un forte dolore mi straziava il corpo dall’interno mentre tutto il resto scompariva dalla mia vista.
Morii e per tre giorni non fui altro che un cadavere.
Era la notte di Halloween quando riaprii gli occhi.
Sentii un lupo ululare ed il pendolo segnare la mezzanotte e l’arrivo di un nuovo giorno. Miguel era accanto a me.
E’ stato lui ad insegnarmi ad ascoltare la mia sete e a saziarla senza ammazzare nessuno.
Mi ha aiutato coi poteri e con la mia forza, in modo da poterli controllare. Ed ora, che sono una vampira e sono la sua compagna, ho giurato a me stessa di aiutare gli esseri umani e, soprattutto, di impedire a chiunque di ammazzarli.
Miguel non ha ancora fatto il passo decisivo e divulgare così al mondo intero la nostra esistenza. Penso che non abbia ancora agito semplicemente per non mettere in pericolo la nostra esistenza come famiglia.
Edgar si è rivoltato contro di noi alla sola idea che Miguel avrebbe annunciato all’intero mondo che l’uomo non è più la specie dominante del pianeta, così lui teme che anche altri –ancora più potenti di Edgar- possano attaccarci per fermarci.
Penso di aver capito quale sarà la sua tattica: per il momento nessuna rivelazione eclatante, ma in silenzio organizzare le nostre forze e fare proseliti per la nostra causa tra i vampiri. Più noi saremo numerosi più difficile sarà per gli altri farci tacere per sempre.
Nella notte che è appena sbocciata, mi ritrovo a camminare per i vicoli bui che ho sempre amato nella mia vita mortale: unici miei compagni sono il mio potere che si dilata dal mio corpo ed un unico pensiero fisso, un desiderio, che un giorno, spero non molto lontano, potremo camminare –umani e vampiri- insieme per le strade del mondo, senza più morti e senza odio.
Sono sicura di una cosa: Miguel ci riuscirà, io ho fede in lui, io sono la sua compagna!
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