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Bambina di 7 anni sottratta alla mamma dalla malagiustizia del Tribunale dei Minori di Roma.
Creato il 05 gennaio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminaleAffidata ad «Il Ciliegio» una casa-famiglia è li che la piccola ha trascorso la sua più triste vigilia di Natale e non solo.
«Mia figlia si trova male in quella casa, vuole andarsene» dice la madre «Ogni istante che passa nella casa famiglia, che io chiamo “carcere per bambini”, la bambina rischia di subire danni irrimediabili dal punto di vista psicologico e fisico». Dalla casa famiglia confermano solo che la bambina figura tra gli ospiti del centro.
Ma quella del Tribunale è una decisione che non piace proprio a nessuno. Giuseppe Lipera, l’avvocato della donna, parla di un provvedimento contrario alla legge: «prima di adottare un provvedimento tanto drastico quanto doloroso, il tribunale dovrebbe curarsi di accertare con maggior accortezza e sensibilità la realtà dei fatti che si trova davanti e dare modo alle parti (i genitori, ndr) di interloquire in maniera ampia ed esauriente, evitando di prendere decisioni alla luce di soli riscontri offerti dai consulenti del tribunale».
Il legale ha così sporto denuncia ai carabinieri della stazione San Pietro prendendo le distanze dalla decisione del Tribunale dei Minori presieduto da Carmela Cavallo e trasmettendo la sua querela al procuratore generale della Repubblica e al Consiglio superiore della magistratura. Nel frattempo sono passati 23 giorni e la bambina si trova ancora tra quelle mura.
E’ ancora il legale a raccontare di una telefonata tra la sua assistita e la figlia il 23 dicembre, «una conversazione straziante in cui la bimba grida come un'ossessa e le dice “perchè non vieni a prendermi?”; parla di un ragazzino più grande che le ha rotto un giocattolo e la infastidisce».
La bambina con la spedizione a Il Ciliegio voluta dal Tribunale, ha perso mamma, amici nonni. Si è trovata sola e impaurita in una casa che non è la sua, con bambini che non sono suoi fratelli né suoi compagnetti.
Lipera afferma «qui non è in ballo la sofferenza della madre e dei nonni ma della stessa piccola che corre rischi psicologici e fisici» Ed intanto la madre non può più vedere la figlia, "perchè i permessi sono finiti" e può sentirla al telefono "solo il lunedì, il mercoledì ed il venerdì".
L' ultima volta che ha incontrato la sua piccola risale al 31 dicembre «Aveva mani screpolate, è ingrassata - racconta -, insomma era trascurata, non curata. Mi chiede perché l'ho portata dal giudice e perché l'ho lasciata lì. Io ho tentato di spiegarle che la mamma non l' ha abbandonata ma la bambina mi accusa».
La donna, pochi giorni prima del nuovo anno, era riuscita a far pervenire in Vaticano una supplica indirizzata a Papa Benedetto XVI ma dice di non aver «ricevuto ancora nessuna risposta»
Ed intanto la battaglia per ricongiungere madre e figlia continua.
L'avvocato Lipera, in rappresentanza della sua assistita, ha presentato un ricorso contro il provvedimento di allontanamento della bambina dalla madre, su cui si pronuncerà la Corte d Appello il 10 gennaio; una denuncia contro il presidente del Tribunale dei minori, Melita Cavallo, in quanto il provvedimento è stato emesso «con assoluta imprudenza e negligenza, per cui si configura un reato colposo», ha spiegato il legale, e contro tutori e assistenti sociali della piccola; infine un'istanza di sospensione o revoca dell'allontanamento della bambina dalla madre da parte dello stesso Tribunale.
Lipera sottolinea il modo «assolutamente spregiudicato» di agire da parte dei servizi sociali, che «hanno indotto in errore i magistrati, i quali dovevano tuttavia approfondire il caso perchè quella di strappare una bimba alla madre, così da procurarle danni psichici estremi, è una decisione da adottare solo quale extrema ratio».
Una decisione che l'avvocato definisce abnorme perchè «basata sul conflitto tra i genitori, non sposati, di cui parlano i servizi sociali del Comune di Roma e che, a luglio, aveva già decretato la sospensione della potestà dei genitori collocando la bambina presso la madre, dove risulta che e' curata bene, va a scuola in un istituto religioso ed è benvoluta dalle suore e dalle compagne».
Il Presidente del tribunale, Cavallo, rientrata dalle ferie, si è liberata del fascicolo, senza tenerne copia, impedendo così al suo sostituto, divenuto nel frattempo competente per via delle denunce, di prendere una decisione e rimandare la bimba tra le braccia della madre almeno per domani, giorno della Befana.
La dott.ssa Carmela Cavallo, infatti, nonostante l’istanza avanzata il 29 dicembre dalla madre della bambina, l’attività istruttoria eseguita in via d’urgenza dal dott. De Biase (e dal Collegio), le memorie difensive e la documentazione depositata dalla P Federica, ha inopinatamente, ingiustificatamente e illegittimamente, deciso di trasmettere l’intero fascicolo alla Corte di Appello di Roma, Sezione Minori, omettendo di assumere determinazioni in ordine a quanto richiesto e non consentendo così neppure al Presidente De Biase, privato dell’intero fascicolo, di potere emettere alcun provvedimento, nonostante la riserva formulata all’interno del verbale.
Il 3 gennaio la signora P Federica diffidava e invitava, a mezzo telegramma, la dott.ssa Carmela Cavallo ad astenersi in ordine a qualsiasi determinazione riguardante la propria figlia, avendola già denunciata avanti le Autorità Giudiziarie nonché avanti a quelle Amministrative.
Ora bisognerà ricostruire il fascicolo che al Tribunale è introvabile o aspettare che la Corte di Appello si riunirà il 10 Gennaio e sperare bene...
Ma la domanda è: come può un giudice strappare via una bambina alla famiglia e rinchiuderla in una casa di accoglienza senza aver prima verificato l’estrema gravità della conseguente sua azione?
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