Un’amica mi ha detto che dopo una giornata molto dura è tornata a casa e voleva più di ogni altra cosa proteggere sua figlia dai sentimenti confusi e dolorosi che la tormentavo. Quindi si è messa a cantare e ballare, ma la figlia l’ha sorpresa chiedendole: “Mamma perchè sei così triste?”
Se non ricordo male, nell’Anello di Re Salomone di K. Lorenz si parla di un buffissimo pappagallo parlante. Tutti gli ospiti erano curiosi e volevano sentirlo parlare, in particolare si sforzavano di farsi salutare. Gli ripetevano “Ciao, Buonanotte” Ma quello, niente. Provavano a mettersi i cappotti. Niente. Ad uscire di casa. Niente. A fare il giro dell’isolato. Niente. Quando rassegnati salutavano davvero il padrone di casa, allora, imprevisto, arrivava il saluto del pappagallo!
Non è chiaro se queste speciali ‘antenne’ esistano e se siano comuni anche agli esseri umani.
Però accade spesso di percepire che i bambini riescano a leggere le nostre più profonde emozioni. Ad esempio, quando Bibì era piccola piccola un giorno ha iniziato a ridere. Una risata vera, felice e intensa. Ho chiamato subito il papà e abbiamo provato a farla ridere di nuovo. Niente da fare. Ci guardava sorridente con gli occhioni sbarrati ma non rideva. Qualche giorno dopo, all’improvviso, eccola ridere di nuovo divertita ad una delle nostre facce strane.
Il segreto era svelato ed era ovvio: rideva quando anche noi ci divertivamo e quando riuscivamo ad inventarci qualcosa di nuovo. Non era una particolare espressione ripetuta come a teatro che la faceva ridere, ma la condivisione di qualcosa.
Si sentono spesso consigli di comunicazione che si concentrano sulle parole da usare “Puoi dire così, dovresti dire cosà.” Non sono d’accordo fino in fondo: questi consigli sono utili, secondo me, se affiancati da un altro, quello di riflettere sull’intenzione comunicativa profonda che ci spinge a dire o fare una certa cosa.
Ad esempio, perchè un genitore legge i libri con i suoi bambini? Quale sentimento mi trasmettono le mani della mamma durane il bagnetto o il cambio? Di cosa vibrano queste mani che mi prendono in braccio a notte fonda mentre piango?
Anche quando ci troviamo ad affrontare temi difficili con i bambini, è bene trovare il vero sentimento, il vero contenuto che vogliamo mettere in comune con i bambini. Altrimenti, qualcosa in noi, il movimento di un sopracciglio, la contraddizione di un gesto troppo enfatizzato oppure il tono della voce saranno in grado di ‘tradirci’ e di trasmettere ai bambini quali sono le emozioni che davvero ci animano, o almeno che stiamo dicendo qualcosa di non vero o solo parzialmente vero.
Una maestra che fa una lode immeritata, un genitore che nasconde i suoi sentimenti rischia di essere ‘smascherato’ a livello emotivo dal bambino. Meglio usare poche parole, ma sincere. E’ bene anche ricordare che ci sono molti aspetti del linguaggio che sfuggono alla comprensione dei bambini anche più grandicelli, come l’ironia o il linguaggio indiretto. Non si tratta di scaricare sui piccoli il peso di troppe verità, ma solo di dire loro che è stata una giornata difficile e che la mamma ha bisogno di un po’ di riposo oppure che il compito non è perfetto ma che ci sono già dei miglioramenti.
Questa fiducia e sincerità trasmetterà alla nostre piccole spie anche un altro significato: mi fido di noi, mi fido di te.
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