Sono riconducibili a Giuseppe Giagnoli, romano di 57 anni, i beni per due milioni di euro sequestrati nell'ambito di un'operazione della Dia di Roma sulla base di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale capitolino.
Un provvedimento chiesto dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall'aggiunto Leonardo Frisani sulla base di verifiche patrimoniali svolte dagli investigatori.
Secondo chi indaga Giagnoli sarebbe realtà un prestanome di Enrico Nicoletti, come emergerebbe da intercettazioni telefoniche, per il quale gestirebbe dalla metà degli anni Novanta l'attività di società operanti nel settore ittico e in quello del commercio di autoveicoli.
Quest'ultima di interesse anche per il clan Casamonica. Giagnoli avrebbe operato come anello di collegamento tra Nicoletti e il clan in questione utilizzando metodi violenti.
Le concessionarie di auto, di lusso e d'epoca, a lui intestate sono a Centocelle, alla Magliana, al Trullo. Tra i beni sequestrati, oltre alle quote delle società, auto d'epoca, ma anche Ferrari, Porche, Jaguar e diverse palazzine a sud della capitale.
Giagnoli avrebbe anche diversi precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Tra le ultime condanne, quella registrata nel 2005 inflitta dalla IX sezione del tribunale penale collegiale a tre anni di reclusione nell'ambito di un processo ad un'organizzazione al centro prestiti a tassi usurai, intorno al dieci per cento mensile, che aveva come recapito un autosalone al Tuscolano. In quell'occasione fu anche condannato a sette anni lo stesso Nicoletti.
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