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Titolo originale: Only God Forgives; Regia: Nicolas Winding Refn; Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn; Montaggio: Matthew Newman; Fotografia: Larry Smith; Musiche: Cliff Martinez; Cast: Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas; Paese di produzione: Francia, Danimarca; Anno: 2013; Durata: 90 min Guarda il trailer
Il giovane Julian vorrebbe semplicemente allenare dei pugili a Bangkok, e magari nel tempo libero vendere pure qualche panetto di droga, la vera attività di famiglia. Ma suo fratello fa la cazzata, la paga, e quindi si ritrova suo malgrado coinvolto nella sete di vendetta a tutti i costi della terribile madre (una Kristin Scott Thomas non proprio elegante come ce la ricordavamo). Il problema è che contro c'è gente cattiva, molto, che non si fa tanti problemi a squartare (letteralmente) chi gli va contro; per cui il nostro Julian, un perdente con allucinazioni che fosse per lui oltre alle arti marziali passerebbe il tempo a guardare ragazze masturbarsi, si troverà in una situazione un tantino complicata. Perché lui non è tipo da fare il gangster. A volte gli tocca farlo, ma non è un mestiere che fa tanto per lui.
Il ritorno del bravo Nicolas Winding Refn (col suo amico belloccio Ryan Gosling che parla meno di un Terminator) è una specie di “gangster-movie” che può spiazzare, sicuramente particolare. Li avevamo lasciati per le strade di Drive e qui ci ritroviamo alcune caratteristiche; a partire dai dialoghi ridotti all'osso, una regia ai limiti della perfezione tecnica e una meravigliosa fotografia notturna minimale nei colori e ben contrastata (grazie Larry Smith). Devo ammetterlo, ho un debole per lo stile del regista danese che mi ricorda un De Palma o un Mann anni '80. Ma se andiamo a scalfire la superficie della forma e arriviamo alla sostanza troviamo la fregatura. Laddove in Drive la cosa non solo era ben nascosta ma ci si lasciava trasportare da quell'incantevole atmosfera romantica, ora invece la magia ora non riesce più e scopriamo che sotto sotto c'è il vuoto. Sia chiaro che non siamo qui a criticare Solo Dio perdona per i pochi dialoghi, per i giochi di sguardi, per i lunghi silenzi, anzi; ma perché al di la di un sontuoso aspetto tecnico non c'è niente. Non c'è il minimo incastro narrativo, non c'è quella ricerca del riscatto tipica dei noir, nulla. C'è una banalissima storia di vendetta in una Bangkok se mi si consente poco credibile dove si può tutto alla luce del sole e la legge non c'è o chi la fa applicare è ancora più spietato dei criminali. Personaggi monodimensionali che non fanno altro che stare li o a uccidere o a farsi uccidere, con momenti di un macabro da pararsi gli occhi.
Insomma forma e sostanza non vanno proprio di pari passo nel nuovo lavoro del regista danese. Ribadisco tutto l'apprezzamento possibile per il sofisticato lavoro d'immagine ma non possiamo passare oltre il (mancante) resto. Sicuramente Dio gli perdonerà questo film; noi facciamo come Bud Spencer e gli suggeriamo di avvalersi di un bravo sceneggiatore per il prossimo.
Voto 5
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