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Basta #4euroalpezzo. Basta minacce. Il 26 gennaio giornalisti precari in piazza
Creato il 23 gennaio 2012 da Damiano_celestini @damcelestiniSit-in a piazza Montecitorio, 26gennaio ore 14 - Insieme in piazza per dire NO allosfruttamento, NO alle mafie
In piazza per esprimere solidarietà alcollega Giovanni Tizian, giornalista precario sotto scorta per leinchieste sulle mafie al Nord, ma anche per “rompere” lasolitudine di lavoratori “invisibili” e senza tutele, perchiedere l'immediata approvazione della proposta di legge sull'equocompenso per il lavoro giornalistico non dipendente, per sostenereuna trattativa sul mercato del lavoro che cancelli il “precariatoa vita” e la deregulation selvaggia di questi anni. Noi giornalistisenza contratto non siamo una “casta” come molti credono, nédei “privilegiati”, come ci ha definito un mese fa anche ilMinistro del Lavoro, Elsa Fornero.
Accanto a Giovanni e gli altricolleghi…
Non si può essere pagati 4 euro adarticolo e, come sovrapprezzo, finire sotto scorta. Né si può viveresotto minaccia, com’è capitato alla collega pugliese RosariaMalcangi, vittima di un’intimidazione dinamitarda, o come capita invari modi ad altri colleghi. Né si può farla finita come PierpaoloFaggiano, suicida lo scorso giugno: a 41 anni veniva ancora pagato soltanto6 euro a pezzo.
Retribuzioni indecorose
Da sud a nord il mercato dell’editoriasi regge sullo sfruttamento. Il giornalismo italiano ha cambiatovolto: gli autonomi e i precari sono 24 mila rispetto a 19 milaassunti. Contribuiamo per oltre il 50% alla realizzazione diquotidiani, periodici, radio, tv, online; le nostre firme sono sulleprincipali testate italiane. Eppure, lavoriamo in trincea, fuoridalle redazioni, pagati a pezzo con compensi quasi sempre irrisori, avolte di pochi euro e liquidati dopo mesi, o con Cococo spesso“capestro”, senza percepire nemmeno un fisso al mese.
Se chiediamo di essere pagati in tempicerti e decorosi, rischiamo di non lavorare più. Se la testatachiude o decide di non aver più bisogno della nostra collaborazione,siamo senza alcuna protezione né ammortizzatori sociali. Vietatoammalarsi o andare in ferie. Di rimborsi spese nemmeno a parlarne. Lapensione? Un miraggio. Niente tutele contrattuali, previdenziali,assicurative.
I “paria” dell’informazione
Il precariato sottopagato non è piùlimitato al “periodo di prova”, cui segue un’assunzione: puòinvece durare una vita intera, privandoci di un presente dignitoso,rubandoci i sogni, le prospettive di un futuro e a volte anche ladignità personale, prima che professionale.
Subito la legge sull’equo compenso:no contributi a chi sfrutta
Un lavoro sempre precario, oltre aledere la dignità personale, rende il giornalista più vulnerabile,in quanto più facilmente oggetto delle pressioni degli editori.
Chiediamo migliori condizioni dilavoro, anche attraverso regole certe, per poter garantireun’informazione di qualità ai cittadini.
Chiediamo al Parlamento una rapidaapprovazione della proposta di legge sull’equo compenso per illavoro giornalistico “non dipendente”, che ha come riferimentol’art. 36 della Costituzione: in discussione alla Camera, prevedeche il rispetto dei compensi minimi debba essere requisito necessarioper l’accesso a qualsiasi contributo pubblico da parte delleaziende editoriali. Chiediamo regole certe in un mercato del lavorosempre più selvaggio.
Un’informazione sotto ricatto è ungravissimo danno anche per i cittadini e la democrazia
Comitato promotore “GIORNALISTI SENZATUTELE: ALTRO CHE CASTA” (freelance, autonomi e parasubordinati diStampa Romana ed Errori di stampa)
Contatti mail: [email protected];[email protected] Hashtag su Twitter: #4euroalpezzo
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