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Be Happy Be Jazz!

Creato il 02 maggio 2014 da Davideciaccia @FailCaffe

Il Torino Jazz Festival e il suo Fringe raccontati da una che di musica non ne sa assolutamente niente, ma si è emozionata un sacco!

“Questa è la storia di un uomo molto vecchio, ma davvero tanto tanto vecchio, che a un certo punto iniziò a chiedere scusa a tutti. Andò a chiedere scusa a tutti i suoi figli e a tutti i suoi nipoti. Andò a chiedere scusa ai suoi vecchi colleghi di lavoro, ai suoi vicini, ai suoi amici e anche a quelli che non erano più suoi amici. Andò a cercare tutti quelli che erano passati nella sua vita, e chiese loro scusa. Questa è la storia di un uomo molto vecchio che chiese scusa a tutti. Ma non è una storia vera, l’ho sognata. Però nel sogno tutte le scuse erano vere. Per questo il brano si chiama True Sorry.”

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Ce lo ha raccontato Ibrahim Maalouf in uno dei più alti momenti della terza edizione del Torino Jazz Festival. Era la serata conclusiva, concertone in piazza Castello, con una invidiabile sfilza di artisti che si sono alternati sul palco e un pubblico nutrito, che nonostante le intemperie, è rimasto ad emozionarsi fino all’ultimo.

Ibrahim Maalouf, Paolo Fresu, Taranta Nera, Antonello Salis sono solo alcuni dei nomi dei musicisti che si sono alternati nella maratona musicale, cominciata intorno alle 15:30 e conclusasi un po’ dopo mezzanotte con Elio e le storie tese. Ma il concerto finale è stata la degna conclusione di un festival fatto di grandi e piccoli eventi, di artisti grandi e altri ancora più grandi. Al Di Meola, Daniele Sepe, Diana Shuur, Manu Dibango, Caetano Veloso, ma anche Roberto Gatto, Jacopo Albini e il suo quartetto e tutti gli altri che hanno partecipato alle esibizioni collaterali del Fringe.

Ovviamente gli eventi sono stati talmente numerosi (e spesso in contemporanea) che non sono certo riuscita a seguirli tutti. Come me, ogni spettatore ha avuto la possibilità di scegliere un percorso di scoperta in questo TJF, ogni percorso diverso e personale, più o meno denso di eventi. Ma a quanto pare l’affluenza è stata enorme, la gente ha riempito le piazze, i locali, le strade. E non è che tutti fossero grandi esperti di jazz. Ma neanche tutti degli sprovveduti affamati di selfie.

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Il fatto è che non è necessario essere grandi esperti di musica per emozionarsi. Io non lo sono affatto, per esempio. Ma l’emozione di essere in mezzo al pubblico che “suona” insieme ad uno dei più bravi trombettisti jazz mentre il cielo si apre su Torino dopo il temporale, beh, questo nessun video lo potrà spiegare.

Non è necessario essere grandi esperti di musica, basta essere molto curiosi, presi bene e avere qualche amico disposto a spiegarti le basi (tipo la differenza tra un contrabbasso e un violoncello, una tromba e un sax soprano, una batteria e un tavolo…)

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E quando uno è curioso e disposto ad emozionarsi, ogni occasione diventa buona per scoprire qualcosa di nuovo, conoscere persone con talenti straordinari e vivere situazioni che mai avresti pensato di vivere nella vita.

Tipo startene sulla sponda di un fiume, di notte, nel bel mezzo della città, ad ascoltare un uomo in piedi su una zattera che suona la sua fisarmonica. E mentre sei lì a goderti tutta quella bellezza, sentire alle tue spalle un piccolo esercito di musicisti, di gente qualunque, che gli risponde a suon di fiati, che sì, è tutto bellissimo e qui ci siamo anche noi, e chiunque può godere di tutta questa bellezza.

Non so perché quell’uomo stesse chiedendo scusa a tutti, me lo sono chiesta, e ho pensato che forse ha chiesto scusa per tutte le volte che non ha voluto emozionarsi, per tutta la bellezza che non ha curato, apprezzato, condiviso, ho pensato che ha chiesto scusa per aver usato male il suo tempo, per non averlo riempito di senso… ma questa è solo la mia risposta, o forse il mio augurio, la mia scoperta.

La bellezza. Che come ogni storia, andrebbe raccontata mille e mille volte ancora, per imprimerla nella memoria e non lasciarla andare via mai più.

Be Happy, Be Jazz!

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