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Belinelli, un nomade in cerca di fissa dimora

Creato il 13 marzo 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Se pensiamo all’NBA come ad un fantastico circo, fatto di luci e spettacoli mozzafiato che ragazzi di talento portano in scena nei quattro angoli degli Stati Uniti, Marco Belinelli incarna perfettamente il ruolo del nomade che vive del suo talento cestistico, alla ricerca di una fissa dimora, dopo tanto girovagare. Da quest’anno il beli è a Chicago, dopo un lungo viaggio che lo ha visto cambiare casacca quattro volte in sei stagioni (Golden State, Toronto e New Orleans). Considerando le assenze di Derrick Rose e  Rip Hamilton il coach Tom Thibodeau ha pensato bene di investire qualcosa scommettendo nel potenziale del nostro Belinelli. Un investimento che comincia a fruttare bene.

Qualche dato statistico: nelle ultime quattro partite Marco è rimasto sul parquet per più di 40 minuti, portando in dote ai tori almeno 10 punti, ed in tre occasioni il bottino ha scollinato quota venti punti. Prestazioni solide da cui i Bulls hanno racimolato però soltanto una vittoria (contro Utah).
Tuttavia quando è impiegato come starter il Beli viaggia a una media di 15.5 punti a partita, tirando con il 42.4% da tre punti, medie quasi dimezzate quando invece è schierato come guardia di backup (7.9 punti e 33% da tre punti).

Ma al fronte di tutte le valutazioni statistiche ciò che spesso fa la differenza è l’approccio alla gara, la grinta e l’intensità messe sul campo. L’arte di saperti inventare e reinventare per perseguire un obiettivo, giocando per la propria squadra.

Questo concetto è stato ben sintetizzato proprio dallo stesso beli che intervistato dal blog ufficiale dei tori ha affermato:

E’ importante per me riuscire a tirare da tre punti ed allo stesso tempo riuscire a eludere il mio avversario creando occasioni interessanti per i miei compagni. Questa è una parte del mio gioco su cui ho lavorato molto quest’estate, dovevo migliorare il mio controllo di palla, restare sul parquet ed aiutare questa squadra a vincere.”

Tutti conoscono Marco perchè è una guardia tiratrice tecnicamente dotata, ma dall’esperienza passata (sopratutto a Golden State) il Beli sembra aver capito che per restare in NBA occorre all’evenienza saper fare un pò di tutto. E’ l’arte del sapersi arrangiare, magari facendo qualcosa che non si è mai fatto prima, è questo è un tema che sicuramente ha colpito positivamente coach Thibodeau:

Marco è un pò di tutto. Certo ha qualità da guardia tiratrice, sa crearsi occasioni e tirare da tre punti. Ma ha anche delle abilità da playmaker. Apprezzo il suo controllo palla da un lato all’altro del campo, che ci da la possibilità di fare un pick and roll e di mettere in ritmo tutta la squadra.”

Per Marco, Chicago rappresenta anche l’opportunità di vestire la stessa casacca indossata da autentiche leggende del basket NBA:

Tutti noi siamo cresciuti amando Michael Jordan ed i suoi Chicago Bulls. Noi in Italia non abbiamo nulla di simile a NBA TV, con la sua programmazione di basket di 24 ore. E questo per me significava svegliarmi alle due del mattino per vedere le Finals NBA.
Ricordo che quando ero molto piccolo a scuola ci chiedevano cosa avremmo fatto all’età di 25-30 anni. Io ho sempre risposto che sarei voluto diventare un giocatore di basket e giocare nella NBA. Questo suscitava sempre le risate dei miei compagni. Ma io a quel sogno ho lavorato tutti giorni
.”

In questo preciso momento tutti a Chicago sono convinti (chi più chi meno) di avere in squadra una guardia su cui poter investire per il futuro. Per non disattendere le aspettative di tutti Marco dovrà semplicemente fare ciò che ama fare, giocare per diventare un giocatore sempre migliore.


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