Forse sbaglio, ma credo che i consulenti del Premier stiano dando i numeri, o forse è solamente il Premier a dare i numeri.
Il governo è in stallo e l’intreccio di interessi di parte non diventa né gomitolo, né filato. Tutti i Ministri sono all’opera, ma per cosa nessuno lo sa. Si rimanda, di settimana in settimana, un decreto per la crescita. La cicogna si deve essere persa in qualche labirinto. Perchè nulla viene deposto nè sotto i cavoli nè sui tavoli istituzionali…
Così, i cittadini subiscono i primi segnali di una stangata che sarà atroce. In primo luogo perchè nessuno sta ponendo un freno alla cavalla impazzita degli speculatori finanziari. In secondo luogo perchè anche il somaro dell’economia reale, fermo da tempo, ha iniziato a scalciare. Ad un aumento dell’Iva dell’1%, corrispondono incrementi ben superiori di tale percentuale. L’inflazione è alle porte e le troverà spalancate. Evviva, quei quatto centesimi nel portafogli diventeranno tristi e solitari come la particelle di sodio della pubblicità.
Così si attaccano gli industriali che di coraggio ne stanno dimostrando poco. Ma non dimentichiamo che nel paese delle piccole e medie imprese, con grande percentuale di microimprese, diventa difficile credere che il ruolo delle politiche economiche non possa essere fondamentale. Soprattutto quando l’impresa coincide con la famiglia.
In questa diatriba esistenziale. Berlusconi che fa? Niente di edificante. Non risponde a Consinfustria. Per assurdo sarebbe fantastico che si arrivi ad uno sciopero degli industriali contro il Governo. Questo si che sarebbe l’unico vero miracolo che Berlusconi sarebbe stato in grado di produrre. Ieri ha capito, almeno si spera, che alla fine, nel processo Mills, rischia seriamente di essere condannato. Infatti ha dichiarato: “io so come andrà a finire, è una sentenza già scritta”.
Siamo onesti. Anche se la sentenza sarà a suo sfavore, non andrà in galera. Al massimo, potrà appendere l’ennesima targa all’ingresso della sua camera da letto, in cui sarà scritto: “corruttore”.
Peccato che non comprenda l’importanza per il paese delle sue dimissioni. Oggi siamo stati declassati ufficialmente. Lo eravamo da tempo. Non sono le agenzie a declassare un paese, bensì la percentuale di tasso di interesse sui titoli di stato.
Ora sembra essergli venuta l’idea di organizzare una manifestazione nazionale “per la libertà”, contro i giudici. Gioca anche al toto partecipanti: uno, due, tre, quattro milioni…
Sarà un evento da non perdere. Angelino Alfano agiterà la folla come il miglior PR sulla piazza delle discoteche della riviera. Magliette azzurre sventoleranno, insieme a bandiere e lui salirà prima sul palco, poi sullo sgabello che lo renderà più alto e pronuncerà il suo discorso. La folla applaudirà e a fine serata, panini e porchetta per tutti. I Tg ne daranno ampio risalto.
Dopo le leggi ad personam, avremo una manifestazione “pro libertate”. Ovviamente, la sua. Sognare i sette nani sbranati dal lupo di cappuccetto rosso, scolorito dopo essere finito nella pentola di nonna papera, che è ingrassata mangiando i tre porcellini, è meno impressionante.
In questo sonno democratico, l’unica speranza è che finalmente il dito medio di Bossi, invece di essere eretto verso il popolo italiano, colpisca il centro dell’orgoglio berlusconiano.
La Lega vorrebbe, almeno così si legge on line, lo scalpo del direttore di “Panorama”, Mulè, che effettivamente ha scritto un’inchiesta sulla moglie di Bossi. Giovedì ci sarà il voto su Milanese che è stato il braccio destro di Tremonti. La Camera deve decidere per il sì o per il no della sua richiesta d’arresto. Lo scrutinio sarà segreto e il rischio che qualcuno tradisca nelle fila della maggioranza c’è.
Considerando che Berlusconi rischia l’accompagnamento coatto, cosa accadrebbe se il mandato d’arresto lo riguardasse personalmente? Se Milanese non viene salvato dal voto in parlamento, l’effetto domino (si ragiona per ipotesi e per assurdo, ovviamente) potrebbe riguardare anche Berlusconi?
Siamo sicuri che la piazza, se non pagata, in un momento di crisi, scenderà a difendere la sua libertà? E siamo sicuri che riuscirà a rimanere in carica fino al 2013?
Ma poi poniamoci una domanda, dal punto di vista di “cittadini”, ma a noi che ce ne importa delle sorti di Berlusconi, tanto da dover sacrificare i nostri miseri interessi per tutelare i suoi? Ormai, l’unica cosa evidente, è che lui costa, tanto al nord, quanto al sud, più di quello che rende.