Stefano Folli, editorialista del Sole 24ore, Alessandro Sallusti, direttore del Giornale e Peter Gomez, direttore del Fatto quotidiano sono gli ospiti di Ottoemezzo, chiamati da Lilli Gruber per confrontarsi sulla conferma in appello della condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione da pubblici uffici per frode fiscale.
Su questo caso, che va avanti da 10 anni, Peter Gomez ci riassume brevemente i fatti: ” è stato condannato per la negoziazione di una serie di diritti cinematografici cioè l’acquisto di film e programmi televisivi, da parte, prima di Fininvest poi di Mediaset tra il 1994 e io 1998, circa tremila film che, secondo l’accusa inizialmente avevano portato a gonfiare i costi per pagare meno tasse. 360milioni di dollari che però sono finiti in prescrizione. Inizialmente a Berlusconi erano contestati, frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita, cioè che parte di quei soldi se li è intascati ma, alla fine è rimasto in piedi solo la frode fiscale di due anni, i bilanci Mediaset del 2003/2004 per un totale di 7 milioni di euro, gonfiati per pagare meno tasse”.
Sull’appropriazione indebita e falso in bilancio, nel 2007 è arrivata la spugna della prescrizione. È la prima volta, invece, che Berlusconi subisce una condanna anche in appello, nonostante la difesa avesse chiesto un nuovo stop, ma la Corte è andata dritta a
sentenza. L’ex premier è dunque colpevole di una frode fiscale da 7 milioni nella compravendita nel 2002/2003 dei diritti tv, per creare fondi neri. Se con l’indulto il carcere si riduce ad un solo anno, a preoccupare il Cavaliere è soprattutto quella pena accessoria, dalle evidenti ricadute politiche: in caso di condanna definitiva infatti, dopo la Cassazione la giunta di Palazzo Madama dovrebbe votare la decadenza di Berlusconi dallo scranno di senatore. Silenzio e rabbia. Sono questi i sentimenti che Silvio Berlusconi ha provato subito dopo la sentenza dei giudici della seconda Corte d’Appello di Milano. Tanta rabbia per quella che considera una sorta di “persecuzione” da parte della magistratura che vuole eliminarlo dalla scena politica.L’inizio della fine del Cavaliere?
Sallusti non ha dubbi:” L’avevo sentito dire anche nel novembre del 1994, quando venne raggiunto da un avviso di garanzia, primo Presidente del consiglio in carica a ricevere questo trattamento. In quel processo fu assolto per non aver commesso il fatto. Per cui, le accuse e le condanne di Berlusconi, che poi non riescono mai a raggiungere un verdetto finale, è un film che dura da diciotto anni. Per trentadue volte è stato, o assolto, o non condannato. È talmente bislacco questo processo. Be
rlusconi venne condannato per aver pagato tangenti e per aver evaso circa 2 due milioni di tasse quando in quegli anni ne pagava seicento di milioni all’anno, stiamo parlando del nulla, tradito da funzionari infedeli, quelli esistono davvero”.L’ennesima tegola giudiziaria cade sul leader del Pdl pochi giorni dopo il faticoso avvio del governo di larghe intese guidato da Enrico Letta. La persecuzione giudiziaria continua ad infiammare la polemica politica e Sallusti non manca di sottolineare che “non è una scoperta di oggi, questa sentenza era scritta da tempo, la dinamica di questo processo, non fatto regolarmente, lascia pensare che siamo di fronte all’ennesimo tentativo di incastrare Berlusconi per via giudiziaria”.
La questione dei processi che coinvolgono il pluri-imputato Berlusconi pesa sempre di più sui rapporti interni alla maggioranza forzata che sostiene l’esecutivo. Berlusconi non tornerà mai più a una posizione istituzionale, continuerà ad avere un peso politico, almeno fino all’esito del prossimo processo Ruby. L’attuale grande maggioranza di necessità, si poggia sul PdL e sulla forza della leadership del Cavaliere mentre dall’altra il PD è in profondissima crisi e soffre per questa alleanza che incombe continuamente sulle decisioni governative. Questa condanna getta benzina sul fuoco ma, fino a che non ci sarà una figura che coordinerà tutte le tensioni, scongiurando il pericolo frammentazione, difficilmente il traballante governo porterà a termine delle riforme necessarie per il nostro paese e sicuramente non si emetteranno leggi equilibrate sulla questione giustizia che scrivano la parola fine su quelle ad
personam. La condanna di Berlusconi, arrivata dopo una lunga attesa, è innegabile che impatti fortemente sulla scena politica ed è chiaro che se ne parlerà molto. A Milano il caso compravendite dei diritti televisivi acquistati da Mediasert è chiuso, e senza sconti per il Cavaliere, adesso il giudizio spetta alla Cassazione, mentre al PD non resta altro da fare che trovare una figura unificante, un traghettatore che li conduca al congresso.