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Il giornalista, anzi il cronista (quello che tira la carretta…) è uno di quei lavori che fin da bambino mi ha sempre affascinato, mi sarebbe piaciuto poterlo diventare, ma forse non ci ho creduto abbastanza, e non ho percorso tutte le strade che avrebbero potuto portarmi fin lì!
Un fenomeno mi lascia perciò molto turbato: quello delle minacce , intimidazioni a coloro che, facendo soltanto il proprio mestiere, scrivono sui giornali o parlano, alla tv, alla radio, raccontando la realtà delle cose, raccontando fatti alla gente.
Si parla di piccole realtà, realtà locali o al massimo regionali perché altrimenti non potrebbe essere!
Sappiamo tutti com’è “strutturata” l’informazione in Italia, sarebbe molto-molto difficile che su un giornale nazionale, o su una tv di Stato, qualcuno dicesse o facesse qualcosa di tanto scomodo da ricevere in cambio delle intimidazioni o minacce.
Ahimè, ci pensa la politica a governare il tutto…
Intendiamoci, non è esclusiva dell’attività del giornalista, ma certe reazioni si riversano purtroppo contro tutte quelle attività, anzi individui, che scelgono nella vita la via della denuncia, delle mani pulite e quindi di poter scrivere, raccontare denunciare illeciti altrui o semplicemente discutibili comportamenti di politici o amministratori locali.
Con le dovute proporzioni sono situazioni che accadono nella vita a tutti, ad ognuno di noi anche in un tranquillo ufficio, se una persona pensa che con il comportamento corretto nei confronti del prossimo può poi permettersi di denunciare, segnalare, combattere le attività di natura opposta mette in conto di avere contro il capo, un collega, o tutto un sistema che non ammette chi intralcia i propri affari!
Ovviamente “con le dovute proporzioni” perché nella fattispecie dei cronisti che scrivono di malavita, tangenti, politici corrotti (ecc…) le ritorsioni sono di ben altra caratura: auto incendiate, parti di animali recapitate alle famiglie, continue minacce telefoniche o epistolari, pedinamenti, ecc…
Soltanto nel 2011, sono 143 i cronisti che hanno subito intimidazioni, minacce, attentati, giornalisti che si ostinano a fare il proprio mestiere in città e paesi dove l'abitudine è quella del silenzio e dell'omertà.
All’apparenza i loro racconti non fanno male, ma più raccontano e più diventano scomodi, e più sale l’escalation delle intimidazioni.
Voltarsi dall’altra parte è la regola, chi non lo fa commette un errore che, lui o la sua famiglia, quasi certamente pagherà. Nel nostro paese non c’è zona franca per i cronisti con la schiena dritta.
Ma attenzione, perché LE criminalità si sono evolute ed il nostro amico Roberto Saviano ce lo ha spiegato in maniera semplice e comprensibile a tutti (per questo è costretto a vivere sotto protezione!), ha messo a nudo i tanti meccanismi della criminalità al passo con i tempi, ed anche le forme di intimidazione sono cambiate. Avendo cospicui flussi di danaro, un metodo molto attuale e silenzioso per tappare la bocca ai cronisti scomodi è sguinzagliare, a suon di “milaeuro”, i loro fidi avvocati, tempestando di querele, denunce, richieste di risarcimenti piccoli giornali o tv locali ed il gioco è fatto!
Chi potrebbe permettersi di affrontare tante spese legali? Non certo chi si guadagna onestamente il proprio stipendio, e quindi non può permettersi un’assicurazione di tutela legale, e tantomeno un piccolo giornale che non vive di campagne pubblicitarie da milioni di euro.
Ottenuto quindi il silenzio il problema è risolto, e non c’è più bisogno di incendiare auto o sgozzare maialini da spedire per posta!
Sogno un Paese dove dire la verità, raccontare ciò che i propri occhi vedono, non sia un motivo per vivere sotto protezione!
nanni
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