Debutto del programma, “Bersaglio mobile” su La7 in onda “ogni volta che ci sarà bisogno di dire qualcosa” come afferma il suo conduttore Enrico Mentana nei giorni che precedono il suo nuovo impegno di giornalista e che come primo appuntamento si collega da un località imprecisata, in diretta, via satellite, con il latitante e ricercato per la vicenda Tarantini,Valter Lavitola. Una puntata memorabile, nonostante le lentezze e i ritardi del collegamento satellitare. In studio il dibattito vedava il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana e i suoi ospiti, Carlo Bonini di Repubblica, Corrado Formigli di Piazza Pulita, Marco Lillo e Marco Travaglio del Fatto Quotidiano, tentare di chiarire la faccenda che ha visto il Tribunale di Napoli sovvertire tutti i dati, chi era parte lesa è divenuto indagato, l’unica cosa rimasta invariata è il nome di Lavitola che ha spiegato la sua versione dei fatti e ha chiarito, al termine della puntata, che ha intenzione di restare latitante.
Alla domanda di Bonini: ma lei che mestiere fa? – “In Centro e Sud America ho un’azienda che si occupa di import-export di pesce, e ho alcuni pescherecci” precisa il latitante. Faccio l’imprenditore e facevo il giornalista fino a quando non mi hanno radiato”.
Mentana rimarca il rapporto stretto, confidenziale molto forte tra Berlusconi e Lavitola, e quest’ultimo risponde di essere: “riuscito, invece, dopo una gavetta lunghissima a far sì che il presidente mi concedesse di dire la mia su una serie di argomenti importanti, come si evince nella telefonata in questione. Sono un giornalista, faccio politica da 25 anni. Non sono un cretino: non vedo perché non avessi il diritto di dire la mia al presidente. Mi ero ritagliato un piccolo ruolo”.
E ancora quando Corra
do Formigli, conduttore di “Piazza Pulita”, gli domanda perché avesse dato lui i 500.000 euro a Tarantini per conto di Berlusconi, Lavitola afferma: “Perché Berlusconi al momento non poteva per altri motivi e li ho dati io. Non ce la facevo più ad avere due, tre telefonate al giorno dai Tarantini. Il premier aveva dato questi soldi solo per far avviare a Gianpaolo una attività imprenditoriale all’estero. Per me era una liberazione, specie quando Tarantini ha detto: “datemi questi soldi e non vi rompo più”.Alla domanda di Marco Travaglio sul motivo per il quale non torni in Italia a difendersi, Valter Lavitola dichiara di avere un “sacro terrore della magistratura“: “Sono latitante per alcuni errori, ma forse ho fatto bene vedendo quello che è successo a Tarantini e alla moglie, che non doveva essere arrestata perché aveva dei bambini piccoli. Tutto contro la legge, nonostante la misura sia disposta da un gip donna. Io avrei fatto la stessa fine di Tarantini: due mesi di carcere e poi mi avrebbero rilasciato chiedendomi scusa perché non ho fatto nulla”.
Una raffica di domande e un altrettanto fiume di parole, Lavitola ha dato del mezzo bugiardo al Presidente del Consiglio, ha parlato dei coniugi Tarantini come dei viziati sempre bisognosi di soldi, è andato in confusione, ha mescolato dati e fatti, ha provato a cambiare discorso e a difendersi, si è incartato. Accusatori e accusato a confronto, in mezzo il telespettatore, un ping pong di parole, che porta ad una sola conclusione certa l’ immobiliarista, commerciante di pesci surgelati e congelati, giornalista, editore di quotidiani, giardiniere, finanziere, consulente industriale sui mercati del Sud America (Brasile e Panama in particolare), pubbliche relazioni, rimane latitante e a noi, l’ardua sentenza di farci un’opinione su tutta questa intricata faccenda.