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Bersani non ha vinto e Berlusconi non ha perso

Creato il 26 febbraio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

0La7 parte dal primo pomeriggio e  schiera tutti i suoi programmi di approfondimento informativo per rimandarci i risultati delle  elezioni. Dallo Speciale pomeridiano condotto da Enrico Mentana a Piazza Pulita, fino a  Omnibus notte; numeri, commenti, interviste, reazioni e ipotesi sul nuovo scenario apertosi con il sostanziale pareggio tra i principali contendenti.  L’Italia non e’ governabile. Questo è il dato che emerge inequivocabile dalle elezioni politiche del 2013. La coalizione di Pier Luigi Bersani si presenta in testa  mentre quella di Silvio Berlusconi è  leggermente indietro in termini percentuali. Tradotto in seggi, tuttavia, il risultato disegna uno scenario di assoluta ingovernabilità.

Dopo venti anni di promesse mancate, corruzione, scandali, gente che usa il Parlamento per il proprio interesse e una legge Porcellum che crea instabilità e che definire insensata è

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un eufemismo, oggi ci troviamo a constatare il fallimento e l’incapacità della sinistra di trovare una strada alternativa definita.  Al termine di una tornata elettorale, dove hanno votato il 75,01% degli aventi il diritto (sei punti in meno rispetto alle elezioni del 2008), Pier Luigi Bersani si lecca le ferite e si vede costretto ad ammettere che non solo non è riuscito a smacchiare il giaguaro, ma non è nemmeno riuscito a ottenere la governabilità del parlamento. Non ce l’ha fatta nemmeno nella sua Bettola. Nel paese del Piacentino dove è nato, ha vinto ancora una volta il centrodestra.

Alla luce dei fatti le urne hanno un sapore amaro per la sinistra che non riesce a dimostrarsi  fedele al suo ruolo primario, di risposta alle esigenze del popolo, oggi tramutato in cittadino globale.  Allo stesso modo è indubbio che Berlusconi sa curare la campagna elettorale con particolari capacità, cosa  che gli ha pemesso, ancora una volta di galleggiare, di tenere  il suo zoccolo duro e di raggiungere uno scarto minimo, ma utile per rimanere.  Gli altri partiti sono stati schiacciati tra il voto utile e il voto rivoluzionario di Grillo e dalla sua forza mediatica superiore a tutti.

Insomma c’è un solo vincitore, Beppe Grillo che diventa il primo partito alla Camera, superando sul filo di lana il Pd: 25,5% . È stato un terremoto. Che sbriciola il bipolarismo degli ultimi vent’anni, i poli sono ormai quattro, e restituisce agli elettori l’ingovernabilità del Paese.  Gli elettori hanno premiato il M5S che registra un boom che va oltre ogni aspettativa. Le elezioni 2013 sbattono una pesante porta in faccia ai partiti tradizionali e alla loro politiche. È vero che il centrosinistra ha vinto alla Camera e al Senato, per una manciata di voti sul centrodestra tanto che Angelino Alfano, segretario Pdl, chiede al ministero di “non ufficializzare i dati e di proclamare “una sostanziale parità”.

Ma il dato centrale è che nessuna coalizione ha al Senato i numeri per governare da sola.

Alla fine si è materializzato, grazie al “porcellum”, un risultato che va al di là delle aspettative della maggior parte dei sondaggisti.

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Un equilibrio politico in una situazione precaria alla presenza di quello che indubbiamente è il treno ad alta velocità del M5S che si assume la missione di restare unito e sciogliere i nodi. Tutti gli occhi sono puntati sulle decine di suoi deputati che sbarcheranno a Montecitorio, per capire come si muoveranno. I compiti che attendono questo Parlamento non sono affatto semplici a partire dalla elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il centro sinistra ha ottenuto tropo poco per recitare un ruolo decisivo, per avere voce in capitolo per la conduzione di un nuovo assetto politico magari di unità nazionale e con obiettivi comuni. Lo scenario è particolarmente frastagliato  e con la certezza che arriva dai numeri le distanze troppo strette.

A questo punto è difficile capire cosa succederà, ci resta solo la possibilità di fare gli scongiuri e…auguri Italia!


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