Bersani, Parisi ed il referendum. Per me ha ragione Bersani, provo a spiegare perchè.
Creato il 04 ottobre 2011 da Slasch16
La saggezza popolare ha un detto: piuttosto che niente meglio piuttosto.
Chi è di sinistra, o anche solo un sincero democratico, ha un modo di ragionare che sembra, alle volte lo è pure, conflittuale perchè è teso esclusivamente allo scopo, all’obiettivo da raggiungere e, tatticamente, potrebbe sembrare un ripiego.
Un problema che non tocca la destra tenuta insieme solo da interessi materiali al punto che quelli che vorrebbero una destra liberale e democratica sono stati buttati fuori dal partito.
Ammiro lo sforzo di Fini per un motivo molto semplice, primo si richiama alle regole ed alla Costituzione, secondo, giusto o sbagliato che sia dal nostro punto di vista, lo fa, cerca di farlo per il bene del Paese. C’è solo un problema che in Italia una destra liberale e democratica non è mai esistita, è da inventare, c’è stato solo il fascismo e poi la P2. Entrambi non sanno cos’è la democrazia e se lo sanno non la tengono in considerazione.
Ma queste sono cose che si devono sbrigare da soli anche se faccio il tifo per Fini: piuttosto che Berlusconi è meglio Fini.
Veniamo al referendum che ha acceso il confronto nel centrosinistra.
Parisi accusa Bersani che nell’ultima direzione il partito si impegnò a non sostenere il referendum, ma ha raccolto migliaia di firme.
Secondo Parisi, dato che la raccolta ha avuto un risultato entusiasmante, Bersani dovrebbe dimettersi.
Ragionamento che non fa una piega per un ex democristiano ma lontano mille miglia dai suoi compagni che arrivano dalla sinistra e da un pragmatismo che punta alla strategia ed al concreto.
Se si facesse il referendum per abbattere questa legge elettorale lo vinceremmo a mani basse ma non illudiamo la gente, la nostra gente, che sarebbe la soluzione di tutti i mali.
Ed è qui che entra in ballo la strategia, obbligata, per il Pd e Bersani che non è stupido l’ha applicata in pieno.
Intanto il Pd ha preparato un progetto di legge elettorale che rimedi alle storture delle leggi precedenti e spera di poterne discutere con tutti i democratici possibili di centro e di destra.
Sapendo perfettamente che il Pd, da solo, è minoranza ha scelto il profilo basso, ufficialmente, sul referendum mentre nei fatti il partito ha partecipato attivamente e sono certo a maggioranza di chi ha firmato viene dal Pd o è un simpatizzante.
Ed ha ragione per un evidente motivo: piuttosto che la porcata di Calderoli è meglio la vecchia legge, che qualcuno non vuole perchè da spazio al voto di scambio ed in certe situazioni lo scambio avviene con la mafia e la camorra.
E’ vero, sappiamo tutti che Lauro dava la scarpa sinistra prima del voto e la destra dopo che era stato votato con direttive ben precise su come rendere riconoscibile il voto.
Diciamo che con la vecchia legge è possibile un clientelismo locale
con il porcellum ci pensano direttamente i segretari a candidare imputati, inquisiti, avvocati e commercialisti utili alla causa.
La stessa cosa si ripete con la strategia per abbattere il governo Berlusconi.
Veltroni, chissà come mai, non ne indovina una da anni, ha voluto chiarimenti sulla frase di Bersani: l’orizzonte nel quale si muove il Pd non è quello delle elezioni bensì quello del superamento del governo Berlusconi con un governo davvero responsabile.
Detto questo il Pd deve lavorare per prepararsi alle elezioni.
Provo a spiegare a Veltroni l’oggetto del contendere.
Anche se chiediamo tutti i giorni le dimissioni di Berlusconi quello non si dimette, i suoi mercenari e la lega lo tengono legato bene alla sella, di qui l’esigenza di intese più larghe possibili con tutte le opposizioni, per via di questa spaventosa crisi economica gestita da incapaci, per far cadere il governo.
Ciò non significa che il Pd sia contrario alle elezioni, anzi, deve intensificare il lavoro di spiegazione del progetto sezione per sezione, cittadino per cittadino, ed essere pronto ad un’eventuale chiamata elettorale anche con questa legge, non esistono solo i nostri intenti e progetti, esistono anche quelli della maggioranza.
Proprio ieri il bandito ha detto che la riforma della legge elettorale è l’ultimo dei suoi problemi, prima vengono le leggi per lui su giustizia ed intercettazioni, quello che lui chiama progetto per la crescita.
Del regime, della P2, del ritorno al fascismo, questa è l’unica crescita alla quale è interessato.
Chiudo con i distinguo, all’interno del Pd, sulla lettera che Trichet e Draghi hanno inviato al governo.
Qualcuno, all’interno e fuori dal Pd, si è ormai rassegnato al fatto che l’economia detti la linea alla politica altri no, nemmeno io sono rassegnato, e vorrebbero, vogliono che sia la politica a dettare le regole di democrazia, rispetto della Costituzione sui diritti dei lavoratori e dei contratti sottoscritti con essi e disattesi o in attesa di abbattimento ed in primo luogo regole fiscali all’economia capitalistica parassita dedita solo a profitti e sfruttamento che specula sulla produzione della ricchezza senza produzione reale, posti di lavoro, possibilità per i giovani.
Non esistono sole le borse dove speculare pagando tasse irrisorie sui guadagni, enormi, che rende la speculazione, esistono anche fabbriche, laboratori, centri di ricerca, negozi ed è questa la produzione che conta non il parassitismo delle banche e delle borse.
Le ricette per uscire dalla crisi le devono fornire i politici, la politica sana e democratica deve imporre la ricetta che dia da mangiare a tutti e la finanza, le banche, le borse ed i parassiti che si arricchiscono con manovre spregiudicate ed al limite, anche oltre, della legalità devono cuocerle a dovere, come imposto dalla politica che ha il ruolo di governare nell’interesse di tutti e non dei banchieri e degli speculatori. Persino la destra mondiale è arrivata a proporre una tassa sulle transazioni finanziarie che, se puntate bene, ammazzano un Paese e smettere a questa gentaglia della così detta economia di fare il bello ed il cattivo tempo.
E’ la politica che deve riprendersi il suo ruolo principale e di guida, possibilmente che non sia quella della destra estrema o incapace come la nostra che ha da sempre fiancheggiato e protetto i parassiti globali.
Non per niente il bandito numero uno, il più carogna di tutti, il piduista che abbiamo alla guida del governo è contro la patrimoniale.
Persino i più ricchi imprenditori americani hanno detto che è vergognoso che i miliardari paghino la metà di imposte di quello che pagano i loro dipendenti ed anche uno come Soros si è schierato con gli indignados.
Se per un credente il riferimento può essere il Vaticano, La Mecca, Buddha o quant’altro, per un lavoratore, un proletario non può e non deve essere Wall Street.
Se fossi a New York aspetterei quei dementi che brindavano prendendo per il culo i manifestanti sotto ai loro uffici e gli farei ingoiare il bicchiere di champagne e gli infilerei la bottiglia nel culo.
Smetterebbero di ridere immediatamente.
Ma questo è un altro discorso.
La sinistra, la democrazia, è un insieme di ideali e proposte con mille sfaccettature ed è per questo che, pur se difficile, si deve trovare una sintesi e fare in modo che i dirigenti parlino meno, che lo facciano nelle sedi opportune per non creare più confusione di quella che c’è.
La destra ha un collante solo, l’interesse della borghesia e della classe economica dominante, le uniche discussioni che, sembra, li divida avvengono sulle dimensioni delle fette della torta.Questa è la tua e quella è la mia, litigano per un centesimo di grammo, ma sulla torta l’unità è compatta, completa e totale.
Potrebbero interessarti anche :