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Between the buttons - Rolling Stones

Creato il 30 aprile 2013 da Stanza51 @massimo1963
Between the buttons - Rolling Stones Da qualche tempo si attendeva l'opera sucessiva ad Aftermath e soprattutto la risposta a Revolver dei Beatles Oggi è stato finalmente pubblicato - ma per il solo Regno Unito -  il nuovo albume degli Stones: Between the buttons. Anticipato pochi giorni fa dal 45 giri  Ruby Tuesday/Let's spend the night together che, diciamolo subito, non compaiono in questo album ma troveranno spazio - stando a quanto si dice - nell'edizione americana non ancora ultimata, il disco si compone di 12 tracce di matrice rock'n'roll, abbastanza lontane dal caratteristico rhytm'n'blues che finora ha caratterizzato la discografia dei Rolling Stones. L'album si apre con due brani veloci ed accattivanti: Yesterday's papers e My obsession: cassa in quattro, chitarra di Keith Richards in evidenza e solita presa immediata. Si prosegue con Back street girl, ballata quasi folk in 3/4 con tanto di fisarmonica, chitarra acustica e tamburello: quanto basta per spezzare il ritmo e concedersi una breve pausa di bucolica riflessione. Si riparte con Connecion, beat e tirata, si passa per She smiled Sweetly, introdotta da una semplice linea di organo e tutta giocata sul registro più dolce della voce graffiante di Jagger. Si arriva a Cool, calm and collected dal ritmo country, con il pianoforte di keith Richards ad ispessire l'atmosfera da  saloon di inizio secolo. Un brano inusuale per gli Stones, che sembrano voler ripagare i successi americani con un tributo alla tradizione musicale made in U.S.A.. All sold out fa registrare un immediato ritorno alla matrice rock'n'roll col charleston di Watts sugli scudi e la voce di Jagger a primeggiare. Please go home, punteggiata dall'elettrica di Richards effettata allo stesso modo della voce di Mick Jagger, è un treno che corre e fischia con tanto di armonica (suonata da Brian Jones) ed una batteria affannosa, forse un po' sopra le righe. Atmosfere più rarefatte e tranquille nella rock ballad Who's been sleeping here, forse il brano più riuscito dell'album. Ogni cosa al suo posto: armonica, chitarra acustica, pianoforte e voce disegnano una trama melodica suggestiva sul tessuto ritmico in cui il lavoro di Bill Wyman al basso è lucido è convincente. Complicated promette e mantiene buon rock'n'roll con l'introduzione solitaria di Charlie Watts subito accompagnata dal tamburello e finalmente completata dall'intervento dell'intero gruppo, con un sax laterale ed appena udibile suonato da Brian Jones a conferire una personalità forte all'intero brano. Miss Amanda Jones ha tutte le carte in regola per essere la nuova hit degli Stones, con le chitarre elettriche a contendersi il primato assoluto e la voce di Jagger sui livelli migliori di sempre. Something happened to me yesterday, con tanto di tuba e tempo di marcia preannunciata da un ghirigoro in chiaro New Orleans - style, chiude l'album in modo ironico e sincopato. In un periodo in cui stiamo assistendo all'uscita di dischi che vanno in direzioni nuove ed intendono trascinare il rock and roll fuori dalla classica gabbia fatta di di cassa in quattro automatica, del paradigma strofa - ritornello - strofa e  delle sue atmosfere spensierate, gli Stones escono dunque con un album che possiamo definire "di tradizione", pur facendo registrare - come detto in precedenza - la novità della rinuncia alla dominante blues, da sempre uno dei marchi di fabbrica della ditta jagger/Richards/Jones. L'arrivo di un nuovo lavoro degli Stones, così come accade per i Beatles, è sempre accompagnato da aspettative che vengono facilmente frustrate al primo ascolto. Ci si attende sempre da loro la novità che non possono e forse non vogliono darci, essendo ormai gruppo con un preciso e collaudatissimo marchio di fabbrica che non hanno alcuna intenzione di rovinare. Vanno presi così, con la componente delle loro vite trasgressive in bella vista dentro una confezione musicale classica ed elegante.  Nessino meglio degli Stones conosce oggi i segreti del rock'n'roll puro ed incontaminato e noi siamo dunque ben felici che ce ne facciano spesso dono sia con i nuovi album che con le performances dal vivo. Forse è giusto così. Forse gli Stones pensano che l'evoluzione del rock non passi attraverso le strade rivoluzionarie indicate dalla new age westcostiana, ma - in modo più ortodosso - attraverso l'approfondimento costante degli stilemi ben conosciuti di una musica che considerano forse immutabile ed immortale.

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