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Biancorì

Da Lauradv @antroalchimista
Biancorì
Dissapore mette il Biancorì tra le 23 cose che non possiamo più mangiare, lo vogliamo sfatare questo mito? Se il Ciocorì era buono, il Biancorì era di gran lunga il mio preferito e quando lo trovavo (perché almeno da me non si trovava facilmente) era sempre una grande festa! Categoria dessert veloci, 2 ingredienti e una manciata di minuti per fare una tra le merende più golose del mondo: riso soffiato e cioccolato bianco, praticamente una ricetta-non-ricetta da leccarsi i baffi.
Curiosità: il Ciocorì nasce nel 1957 ed è considerato il papà di tutti gli snack. Quello che caratterizza questa merenda è la croccantezza del delicato riso soffiato avvolto nel cioccolato al latte. Il Biancorì, con cioccolata bianca, nasce invece nel 1973. Successivamente troviamo anche Ciocorì fondente, ai cereali, sport e senza zucchero (tutti prodotti usciti di produzione). Curiosa è la pubblicità del Ciocorì e del Biancorì dove troviamo due simpaticissimi castorini, testimonial da sempre di questi snacks, alle prese con le loro dolcissime avventure “scrocchiose”
Biancorì
  Biancorì Ingredienti 15/20 gr riso soffiato (a seconda che vi piaccia con più o meno riso) 300 gr cioccolato bianco a pezzetti   Preparazione Fondere il cioccolato bianco a bagnomaria o nel microonde (attenzione a non farlo bruciare!). In una ciotola mettere il cioccolato sciolto e il riso soffiato e amalgamare per bene. Foderare una teglia rettangolare con della carta forno e versarvi l’impasto, allo spessore di circa 5mm (o anche 1 cm se, come a me, vi garba più alto) e livellarlo bene con il dorso di un cucchiaio. Lasciare raffreddare a temperatura ambiente poi passarlo in frigorifero per circa 1 ora. Infine con un coltello affilato tagliare delle barrette. Le barrette si conservano in una scatola di latta avvolte in carta forno e riposte in frigorifero.
  Pillole di enologia: Sake Il sake (si scrive senza accento!) non è un liquore, bensì un vino giapponese che nasce dalla fermentazione del riso (ci sono diverse tipologie di riso che vengono impiegate per la produzione di questo vino) e che, proprio come il vino, può accompagnare tutto il pasto. Ha una gradazione alcolica che varia tra i 14° e i 16° e si consuma alla temperatura di circa 9° proprio come un vino bianco giovane e fruttato. Solo una particolare tipologia di sake (che possiamo paragonare ai nostri vini da meditazione) può essere servita alla temperatura di circa 38° secondo un rito ben preciso che nulla ha a che vedere con i “pintoni” anonimi di "simil sake" bollente che servono in molti ristoranti cinesi. Il Italia, a differenza di molte altre nazioni, il sake è una bevanda ancora sconosciuta, relegata al ruolo - sbagliato - di liquore digestivo caldo a fine pasto. Al contrario, invece, il sake si abbina magnificamente al cibo seppur con caratteristiche organolettiche diverse rispetto a un vino prodotto dall’uva. Il sake ha come tendenza organolettica di base l’umami (il quinto gusto giapponese); presenta sensazioni dolci e sapide e non presenta caratteristiche di spiccata acidità come i vini fatti con l’uva. A differenza dei nostri vini, l’abbinamento con i cibi deve sempre avvenire per concordanza. Inoltre, proprio come per il vino, ci sono diverse tipologie di sake (da meno strutturati a più strutturati, da giovani a invecchiati, da pasto, da dessert e da meditazione) a seconda delle pietanze proposte.
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