Arriva la Pasqua.
La scuola chiude, è tempo di tornare a casa.
Tornare però a volte è difficile. No, non perchè voglia dire andare incontro ad un passato che ci fa male o a persone e luoghi che ci mettono a disagio, niente di tutto questo.
Tornare è difficile materialmente quando ti trovi in un paese diviso dalle ferrovie, quelle che dovrebbero essere le arterie di una nazione.
Ricordo che era settembre e dovevo rientrare a Milano con il mio cane: per viaggiare di notte tranquilla dovevo prenotare un vagone letto singolo. Un po’ caro, ma la soluzione migliore per chi viaggia con un animale al seguito e non vuole sottoporlo allo stress di un viaggio nella stiva di un aereo.
Era il settembre del 2011 e mi trovai di fronte ad una triste realtà: non ci sono più Wagon Lits, c’è uno sciopero a tempo indeterminato degli addetti ai vagoni letto.
Uno sciopero? E perchè? Fino a quando?
Spallucce dell’addetto alla biglietteria.
Per me fu un piccolo disagio allora, niente in confronto allo scenario che si andava profilando all’orizzonte.
Durante il viaggio di ritorno, quando ancora a fine settembre c’erano i treni notte da Milano, chiesi ai cuccettisti fino a quando ci sarebbe stato la sciopero degli addetti ai vagoni letto. “Non c’è nessuno sciopero signora, mi si rispose, è Trenitalia che vuole togliere tutti i Wagon Lits. Da parte nostra non c’è nessuno sciopero”.
Rimasi basìta.
Poi arriva Natale e vedo scomparsi tutti i Treninotte da Milano: mezza Puglia vive a in Lombardia, come mezza Calabria, o mezza Sicilia. Come avremmo potuto noi terroni ritornare ai nostri affetti avendo a disposizione solo quattro EurostaCity diurni al giorno?
Che politica era, è questa? Spezzare in due un paese nei suoi trasporti vuol dire riportarlo al Medioevo. Perchè eliminare un mezzo che, nonostante le sue pecche e i suoi ritardi, comunque permetteva ancora di viaggiare fino a Brindisi con 60 euro su un Espresso notturno? Perchè tagliare proprio le modalità di viaggio più popolari e accessibili a tutti, per mettere, invece, più Treni Freccia Rossa dai costi esorbitanti, che percorrono solo la costa tirrenica, tra l’altro?
Ogni volta che prenoto un treno penso ai3 tra i licenziati del Wagon Lits che da più di tre mesi sono a protestare lì sul Binario 21 della stazione Centrale di Milano.
E’ da un po’ che non si parla di questo problema. E’ stato archiviato. Dobbiamo aspettare che uno dei manifestanti si suicidi gettandosi dalla torre perchè la loro protesta ritorni a occupare le pagine dei giornali?
Mi chiedo dunque che razza di Paese è quello che pensa i realizzare la TAV in Piemonte e non pensa a risolvere la drammatica e concreta situazione non solo dei licenziati ex Wagon Lits ma della questione ferrovie, che stanno diventando appannaggio di una ristretta e opulenta elìte, che viaggia in treno perchè fa tanto vintage, perchè così i borsoni Louis Vuitton non si sciupano a essere sballottallati in una stiva sudicia e sporca ma possono stare in bella mostra vicino alla poltrona Frau su cui poggia il loro griffato culo,seguito da un paio di mini cani col cappottino Moncler.
Politica non era ciò che riguarda l’interesse pubblico e di tutta la collettività?
Dov’è questa politica?
Dov’è la democrazia?
Forse non c’è mai stata.
O forse è sempre stata il vestito nuovo di una vecchia oligarchia.